Tutti i mezzi di informazione hanno riportato la notizia della neonata dai tratti latino-americani abbandonata martedì 30 agosto a Monza sul cofano di una macchina nel parcheggio antistante le sale parto dell’Ospedale.
La neonata di Monza trovata da un'ostetrica
La “piccola”, come viene chiamata da tutto il personale del Reparto di Terapia Intensiva, è stata trovata in una scatola di cartone da un’ostetrica che si recava al lavoro. Chi l’ha abbandonata con il cordone ombelicale medicato, l’ha avvolta in un lenzuolino bianco a fiori turchesi mettendole accanto un pannolino di scorta.
“La bambina sta bene, ha iniziato ad alimentarsi con il biberon e sta prendendo i suoi ritmi (…) Al momento del ritrovamento pesava 2,440 kg” (Corriere), rassicura Luisa Ventura, primario della Neonatologia del San Gerardo.
Nel dramma la madre ha compiuto un gesto eroico
Patrizia Vergani, direttore della Clinica Ostetrica riflette con commozione:
A Monza non c'è una culla termica
A Monza non c’è una culla termica, la versione moderna della medioevale “ruota degli esposti”. Al riguardo, continua la dott.ssa Vergani:
10 giorni di tempo per tornare dalla bambina
La mamma biologica avrà secondo la legge dieci giorni di tempo per tornare sui suoi passi e fare la denuncia di nascita. In caso contrario, al termine di questo periodo verrà avviata la procedura di adozione o di affido temporaneo, come spiega il dott. Andrea Biondi, direttore della Clinica Pediatrica e per molti anni in servizio al Tribunale dei Minori (Corriere).
La reclusione da sei mesi a cinque anni per chi abbandona un minore di 14 anni
Le circostanze testimoniano la volontà di chi l’ha abbandonata di far trovare la bambina nel modo più veloce e sicuro, ma non vi è dubbio che il gesto potrebbe integrare il reato di abbandono di minore. Infatti – come ricorda l’avvocato Maria Grazia Di Nella, esperta in Diritto di Famiglia e di Minori – l’articolo 591 del codice penale punisce con la reclusione da sei mesi a cinque anni colui che non si prende cura di un minore di anni 14 di cui si ha responsabilità, con un aumento di pena se è il genitore (Vanity Fair).
Che cosa avrebbe potuto fare quella mamma?
In questo caso, il fatto che la neonata sia stata lasciata davanti l’ospedale potrebbe costituire un’attenuante ai fini della valutazione della gravità del reato. Che cosa avrebbe potuto fare quella mamma se non avesse voluto lasciare alcuna traccia di sé per i motivi più vari? Maria Luisa Di Ubaldo, coordinatrice e operatrice di SOS Vita sottolinea che l’Associazione ha un numero verde per le mamme che scelgono di non abortire ma non intendono tenere con sé il bambino:
SOS Vita
Le Culle per la Vita
Sono delle incubatrici termiche posizionate in locali fuori alcuni ospedali monitorate costantemente da operatori sanitari, dotate di telecamere poste esclusivamente al loro interno per garantire la privacy della madre permettendo al tempo stesso di rilevare tempestivamente la presenza del neonato.
Come sempre avviene in coincidenza di siffatti episodi, si sono scatenati sulla carta stampata e sul web i commenti più vari. Nell’edizione del 31 agosto del Quotidiano Nazionale Davide Rondoni ha pubblicato una sua profonda riflessione fuori dal coro, che condividiamo, di cui riportiamo alcuni passi stimolanti: