Vangelo di Sabato 3 Settembre (San Gregorio Magno)
Un giorno di sabato passava attraverso campi di grano e i suoi discepoli coglievano e mangiavano le spighe, sfregandole con le mani. Alcuni farisei dissero: «Perché fate ciò che non è permesso di sabato?». Gesù rispose: «Allora non avete mai letto ciò che fece Davide, quando ebbe fame lui e i suoi compagni? Come entrò nella casa di Dio, prese i pani dell'offerta, ne mangiò e ne diede ai suoi compagni, sebbene non fosse lecito mangiarli se non ai soli sacerdoti?». E diceva loro: «Il Figlio dell'uomo è signore del sabato».
(Luca 6,1-5)
«Perché fate ciò che non è permesso di sabato?». Con molta sincerità dovremmo dire che effettivamente i farisei non avevano sempre torto, eppure Gesù li contesta. Ma in realtà ciò che contesta è l’aver confuso la Legge con ciò che essa indica. Ciò sta a significare che tu puoi vivere in uno schema, ma non capire cosa indica quello schema.
Questo capita sovente nella nostra vita quando sleghiamo le nostre scelte dal loro vero significato. Ad esempio se la mia fede cristiana mi chiede di vivere in un certo modo la mia vita affettiva, io non sono un buon cristiano solo perché rispetto quella regola, ma se comprendo a cosa quella regola mi conduce, e cosa essa mi indica.
Se i nostri giovani rifiutano l’idea della castità ciò non dice che sono dei pervertiti, ma che nessuno ha perso tempo a mostrare loro il significato di una scelta simile. Molti di noi infatti pensano che bisogna seguire le regole solo per compiacere Dio, ma questa visione è paganesimo puro. Nella fede le regole generano libertà e liberazione e non nevrosi o angoscia.
Quando Gesù dice che «Il Figlio dell'uomo è signore del sabato», non sta dicendo “trasgredite”, ma sta solo ricordando che una regola non è vera in sé, ma solo nella misura in cui genera libertà.
Solo così uno accetta dei no, o un argine, perché ne comprende l’affare, e il vero significato. In questo senso Gesù contesta i farisei, non per mettere in discussione la Legge ma solo la sua cieca attuazione.