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Le due feste di Giovanni Battista (e la sorte delle sue reliquie)

John the Baptist;CARAVAGGIO
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Anne Bernet - pubblicato il 29/08/22
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La Chiesa commemora il 29 agosto il martirio – o la “decollazione” – di san Giovanni Battista. Ma perché questo santo ha due feste nel calendario liturgico?

È un privilegio raro, quello di Giovanni il Battista: come Cristo e Nostra Signora [nonché san Paolo, del quale però si celebra la conversione], egli possiede due feste nel calendario – quella della nascita al Cielo, il dies natalis e cioè l’anniversario della morte, e quella della nascita al mondo. 

Di solito, la festa corrispondente alla data del decesso è quella celebrata con maggiore solennità dalla Chiesa perché quanto alla nascita veniamo al mondo – e i santi non fanno eccezione – col peccato originale. Per il Battista, fedele al suo ruolo di Precursore, è il compleanno terreno che si celebra con grandi pompe, ogni 24 giugno, sei mesi prima della Vigilia di Natale, e alcuni si spingono a ritenere devotamente (ma senza il sostegno di una dottrina ecclesiale definita) che la visitazione di Maria ad Elisabetta l’avrebbe mondato dal peccato originale in utero matris. Si tratterebbe di un privilegio ancora maggiore. 

Uno scontro pubblico 

Certamente, e questo non è falso, la scelta corrispose storicamente alla opportunità di cristianizzare i due solstizî, ma qualche tempo fa un accademico israeliano, lavorando sul calendario del Tempio e ricostruendo i turni di servizio liturgico dei sacerdoti ha constatato – fatto stupefacente – che il momento in cui Zaccaria assunse le sue funzioni sacerdotali (e ricevette, secondo il racconto lucano, la visita dell’arcangelo Gabriele venuto ad annunciargli la nascita del figlio tanto desiderato) si colloca, effettivamente, nove mesi prima del 24 giugno… 

Poiché precede e annuncia la venuta nel mondo del Sole di Giustizia, il Battista è dunque festeggiato con più ricca pompa in quel giorno che corrisponde all’inizio dell’estate astronomica, più propizia alle celebrazioni esteriori (tanto da fare del “san Giovanni d’estate” una data eccezionale, tale da eclissare la festa della morte del Battista, che si celebrava il 29 agosto). 

L’evento, illustrato dettagliatamente nei Vangeli, è ben noto. Giovanni, che predicava senza posa una parola di verità, osò alzare la voce contro il duplice crimine di incesto e di adulterio che rappresentava il secondo matrimonio del re Erode con la cognata Erodiade, separata dal primo marito Filippo (che era peraltro suo zio)… La regina prese molto male il pubblico affronto e decise di trarne cruenta vendetta, ma se alla fine riuscì a ottenere l’arresto di Giovanni e l’imprigionamento nella fortezza di Macheronte, stentava a ottenerne la condanna a morte, dal momento che Erode temeva la collera del popolo e quella di Dio, e non osava scagliarsi contro un profeta. 

Per arrivare ai suoi fini, Erodiade avrebbe utilizzato il (troppo manifesto) debole che il marito provava per la figlia nata dalla sua prima unione (con Filippo), Salomé, la giovanissima e bellissima nipote. Come prezzo della sua esibizione pubblica, durante i festeggiamenti per il compleanno di Erode (avvenuti nella residenza reale di Macheronte), la ragazzina avrebbe chiesto il “regalo” suggeritole dalla madre: la testa di Giovanni. Erode, il quale aveva promesso di darle «tutto quanto avesse reclamato, anche la metà del regno», fu obbligato a mantenere la parola data, a far giustiziare Giovanni, il cui capo mozzato fu offerto alla principessa su un vassoio d’argento. 

La debolezza di Giovanni 

L’episodio ha dato luogo a un’abbondante iconografia; il curato d’Ars (il cui nome di battesimo era “Jean-Baptiste”, e non “Jean-Marie”, che sarebbe stato il nome di cresima) se ne servì per proibire le “vogues”, le fiere e i loro divertimenti peccaminosi nella sua parrocchia, scrivendo nella cappella che fece erigere in onore del santo patrono “Ricordatevi che la sua testa fu il prezzo di una danza!”. Un argomento deterrente, in effetti. 

Ciononostante, la festa del 29 agosto comporta un’altra dimensione, più toccante e più umana, a colpo sicuro, perché ricorda – come rivela il Vangelo, che non teme di mostrare la debolezza e l’angoscia di Giovanni – la sua sconsolatezza di prigioniero prossimo alla morte e le domande sulla propria missione e sul ruolo del cugino: «Sei tu Quello che deve venire o dobbiamo attenderne un altro»? 

In questo Giovanni Battista ci è vicino e ci accompagna nelle nostre notti della fede, nei dubbi e nelle domande. Alcuni esegeti affermano, certo, che la domanda  fu posta per confortare la fede dei discepoli piuttosto che quella del Precursore, ma è toccante trovare questa crepa, questa fragilità in colui che Cristo presenta come «il più grande tra i nati da donna». 

Miracolosamente ritrovata 

Il corpo del Battista è stato restituito ai suoi discepoli perché gli venisse data una sepoltura decente, ma con la ragguardevole eccezione della sua testa, che Erodiade – vendicativa perfino al di là del trapasso! – sembra aver conservato come macabro trofeo. Una tradizione vuole anzi che assai rapidamente fu organizzato un pellegrinaggio attorno alla sua tomba, anche se nel II secolo con Adriano (dapprima), quando l’imperatore fece ridare al suolo Gerusalemme per farne una città romana, poi nel 363 con Giuliano, quando si diede sistematica caccia ai luoghi-testimonianza del passaggio di Gesù, si registrò un accanimento sulla tomba di Giovanni. Si vuole che dei cristiani siano ciononostante giunti a recuperare una parte delle sue ossa, all’origine della maggior parte delle reliquie del Battista diffuse in tutto il mondo e a tutte le epoche. 

Quanto alla testa, essa sarebbe stata miracolosamente rinvenuta a Gerusalemme all’inizio degli anni ’70 del IV secolo, durante i lavori effettuati su sito dell’antico palazzo di Erode. L’imperatore Teodosio l’avrebbe fatta trasportare a Costantinopoli negli anni ’90 del secolo: essa sarebbe arrivata a Costantinopoli un 29 agosto, data che sarebbe divenuta la festa della decollazione del Battista e della traslazione delle reliquie. Si tratta della medesima testa di cui diversi frammenti sono ancora venerati a San Silvestro in Roma o nella cattedrale di Amiens? 

Si tratta di un’ipotesi non inverosimile, perché nella cattedrale francese i frammenti sarebbero stati portati nel 1206, ossia due anni dopo la presa e il sacco di Costantinopoli ad opera della famigerata crociata franco-veneziana (che rapidamente si stornò dagli obiettivi devoti e si rivolse a quelli remunerativi). Una larga parte delle innumerevoli reliquie accumulate nella “nuova Roma” sono state rubate in quella occasione, e solo le più preziose – come la corona di spine o il sudario di Cristo – sono state messe al riparo, salvo diventare moneta di scambio mezzo secolo più tardi per i colossali debiti dell’imperatore Balduino II di Courtenay. Appunto tra le reliquie consegnate a san Luigi di Francia si segnala un altro “capo del Battista”, che fu collocato nella Sainte Chapelle. Sarebbe la parte posteriore del cranio, e quella anteriore sarebbe già in Francia. 

Il dito che ha indicato l’Agnello di Dio 

L’altra reliquia insigne del Battista sarebbe il suo indice, quello che secondo il racconto evangelico e la relativa iconografia avrebbe indicato in Gesù “l’agnello di Dio”. L’Ordine di Malta si vanta di custodirlo nella cattedrale de La Valette (pretesa che fa sobbalzare i Bretoni, perché tutti sanno che dal 1437 esiste nel Finistère una celebre chiesa dedicata a Saint-Jean du Doigt). A dirla tutta, i duchi di Bretagna non hanno recuperato che una sola falange di dito, ma che si vuole possieda i medesimi poteri taumaturgici dell’intera reliquia: l’indice del Battista ha fama di guarire le malattie degli occhi. 

Non si hanno vere ostensioni che permettano di toccare la reliquia, e dunque i pellegrini (ieri come oggi) si accontentano di andare a lavarsi nella fontana in cui l’ossicino viene regolarmente immerso. 

Altri santuari – da Puy-en-Velay a Torino, Venezia, Ginevra e altri ancora… – affermano di possedere un po’ di quei preziosi resti. Tanta venerazione incita a meditare sulla questione posta da Gesù ai curiosi che andavano a vedere il profeta del Giordano: «Che siete andati a vedere, nel deserto?». 

[traduzione dal francese a cura di Giovanni Marcotullio] 

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