In una ricerca recente effettuata in Brasile, il 32% delle persone intervistate ha affermato di aver subìto aggressioni di tipo sessuale quando aveva meno di 18 anni. I casi includevano situazioni come palpeggiamenti, esibizione di organi sessuali e attacchi fisici. Il Fórum Brasileiro de Segurança Pública ha osservato che, in base ai registri delle forze dell’ordine, più di 500.000 di persone sono state vittime di stupro in Brasile negli ultimi dieci anni. Il 67% dei casi si è verificato in casa, e nell’ 86% a praticarli sono state persone conosciute dalle vittime.
Uno studio precedente aveva rilevato che il 42% delle donne brasiliane con più di 16 anni dichiarava di essere stata vittima di molestie sessuali. La ricerca considerava sia le molestie fisiche che quelle verbali, e i risultati possono essere falsati in base al modo in cui la donna tratta l’aggressione. Ad esempio, la percentuale di cattoliche che dichiara di aver subìto molestie (32%) è inferiore a quella relativa alle evangeliche (47%) e alle donne senza religione (68%). È evidente che chi perpetra questi atti non guarda alla religione delle donne prima di offenderle, ma si può supporre che le donne evangeliche e senza religione nutrano più risentimento di fronte all’offesa ricevuta rispetto a quelle cattoliche. I resoconti di molestie sono poi più frequenti tra le donne più scolarizzate e con reddito superiore. Probabilmente, più che una questione di frequenza reale delle molestie si tratta di una percezione maggiore di aver subìto un torto.
Il problema è grave, e sottolinea che la pedofilia non è “un problema dei sacerdoti celibi”, come certi media vogliono far pensare.
Due visioni del problema
Nessuno è ovviamente favorevole alla violenza, ma quando si chiede alle persone quali siano le cause e le soluzioni del problema ci si trova davanti a risposte molto diverse. Un gruppo assocerà il problema alla crescente permissività e all’avanzata della pornografia nella nostra società, sottolineando la necessità di stabilire dei limiti e regole morali più rigide. Altri diranno che il problema è dato dal maschilismo della società tradizionale, rendendo necessarie campagne di presa di coscienza della dignità delle vittime e azioni giudiziarie per punire gli aggressori.
Come tutto nella vita, entrambe le visioni hanno la loro dose di ragione, una soluzione non sostituisce l’altra e tutte saranno inefficienti se applicate in modo schematico e poco intelligente.
Dove manca l’amore, prevalgono dispotismo e abuso
Le molestie e la violenza sessuale sono tra le minacce più grandi a una sana concezione dell’amore e della famiglia. In realtà, sono manifestazioni di un mondo che non sa amare e accogliere la persona. Nello specifico, la violenza sessuale è in genere legata a storie di conflitti e a problemi personali e familiari, in cui spesso la violenza praticata oggi deriva da quelle sofferte in passato. Casi di violenza verbale e coercizioni nascono spesso in ambienti carenti d’amore o in cui l’amore si è snaturato e ha smesso di essere una via di riconoscimento della dignità dell’altro.
Rigore morale, denunce pubbliche e azioni legali contro i colpevoli sono strumenti importanti per evitare molestie e violenza sessuale, ma hanno un limite, perché si basano sulla condanna del male e non sulla proclamazione del bene. Per ogni adulto, il primo passo, il più naturale, per affrontare queste situazioni dovrebbe essere una vita costruita sulla base dell’affetto e dell’attenzione nei confronti dell’altro. Dove vige il bene, il male ha poche possibilità di agire, e quando questo accade è più facile combatterlo e superarlo. Dall’altro lato, l’insistenza a denunciare il male senza annunciare il bene finisce per provocare un clima di risentimento e di frustrazione, che deprime la persona e finisce per favorire altri mali.
La testimonianza fondamentale
Bisogna riconoscere che dietro molti discorsi educativi moralizzanti, frequenti nella nostra società, si nascondono malvagità e comportamenti ipocriti che non vengono riconosciuti dalla maggior parte delle persone, ma aggrediscono e feriscono profondamente le vittime. Queste situazioni hanno portato molti giovani benintenzionati a diffidare della purezza dell’amore, della veracità dei valori morali e della costruzione di una famiglia felice. Sono la porta di ingresso per una serie di ideologie contrarie alla famiglia, delle quali oggi ci lamentiamo tanto. Dall’altro lato, campagne per la denuncia e la condanna degli aggressori– pur se giuste e necessarie– possono favorire un cinismo disilluso, che passa per il fatto di dubitare della bontà e dell’amore, scoraggiando giovani e adulti ad avere il coraggio di perseguire un affetto sincero e a costruire una famiglia stabile.
Negare i problemi o criticare chi la pensa in modo diverso senza considerare gli errori della propria posizione non fa bene a nessuno. Può sembrare facile, ma ci impedisce di crescere, di migliorare e di essere più felici. Le aggressioni di tipo sessuale sono problemi reali della società, più frequenti di quello che pensiamo. Una posizione allarmista, ad ogni modo, non è costruttiva, e può portare ad altri errori.
La testimonianza dell’amore sincero, della fedeltà e del rispetto per l’altro è il passo più importante che tutti noi siamo chiamati a compiere e a ripetere sempre, sia per la nostra felicità personale che per quella di coloro che amiamo e per la costruzione del bene comune.