Dalla “trasferta” in Mongolia ai “martiri” dei nostri giorni, dalla Roma al dramma dei lavoratori del Sulcis in Sardegna: curiosità e aneddoti sui cinque nuovi cardinali italiani nominati da Papa Francesco nel concistoro del 28 agosto 2022.
1) Marengo evangelizza tra i mongoli
Sarà il più giovane cardinale del Collegio, alla guida di una Chiesa che quest’anno celebra i suoi primi 30 anni di vita. Monsignor Giorgio Marengo, missionario della Consolata, classe 1974, prefetto apostolico di Ulaanbaatar, rientrato dalla Mongolia per il Concistoro, a poco più di due mesi dalla sua nomina esprime ancora stupore e gratitudine per la scelta di papa Francesco.
“Una minoranza che vive con umiltà”
«Quello che riesco a verbalizzare su ciò che mi preparo a vivere è che penso sia un segno dell’attenzione che il Papa ha per quelle realtà in cui il popolo di Dio è una minoranza assoluta e vive con grande umiltà il poter essere cristiani e che il mio essere cardinale rappresenti così un modo in cui anche l’esperienza di questa piccola Chiesa possa essere utile al cammino della Chiesa universale», ha detto Marengo (Avvenire, 27 agosto).
2) Cantoni, il vescovo dei martiri
«Ho accolto la nomina a cardinale con molto stupore e meraviglia: è la gratuità del dono di Dio che mi impegna a corrispondere, con un amore ancora più intenso e generoso, alle sue attese e a quelle del suo popolo». È sinceramente emozionato e colmo di gratitudine il vescovo di Como, Oscar Cantoni, quando gli si chiede quali sentimenti lo animano da quando è diventato cardinale.
Una vita spesa accanto ai giovani
Nato a Lenno, borgo affacciato sulle acque della sponda occidentale del Lario, il 1° settembre 1950, monsignor Cantoni, dopo gli studi presso il Collegio Gallio di Como, realtà educativa retta dai Padri Somaschi, entrò in Seminario e ricevette l’ordinazione sacerdotale nel 1975, dall’allora vescovo Teresio Ferraroni. Una vita spesa accanto ai giovani, con un’attenzione particolare al discernimento vocazionale (Avvenire, 28 agosto).
L’omicidio di suor Maria Laura
Durante il suo mandato episcopale ha dovuto affrontare le vicende di due martiri dei nostri giorni. Primo tragico atto l’assassinio, il 6 giugno 2000, di suor Maria Laura Mainetti, sorella delle Figlie della Croce che a Chiavenna, in provincia di Como, venne uccisa, anzi “sacrificata a Satana“ da tre 17enni. Il processo di beatificazione si è concluso con il riconoscimento del martirio il 6 giugno 2021.
L’assassinio di don Roberto Malgesini
Due anni fa, il 15 settembre 2020, a perdere la vita in piazza San Rocco a Como, colpito a morte da un migrante al quale aveva più volte prestato aiuto, è stato don Roberto Malgesini, il suo esempio portato alla Chiesa di tutto il mondo da Papa Francesco nella Giornata mondiale dei poveri come il sacrificio di «un servo fedele di Dio, che non fa parlare di sé, ma vive per gli altri» (Il Giorno, 27 agosto).
3) Ghirlanda gesuita e canonista
Ama definirsi un “semplice” gesuita e un canonista al servizio della Sede Apostolica. È il biglietto da visita con cui si presenta il cardinale Gianfranco Ghirlanda, gesuita romano classe 1942. Il 5 luglio scorso ha compiuto 80 anni.
Ex rettore della Gregoriana
Nel 1966 ha ottenuto il dottorato in giurisprudenza all’Università “La Sapienza” di Roma. Nello stesso anno è entrato nel noviziato della Compagnia di Gesù. Il 24 giugno 1973 è stato ordinato sacerdote. Nel 1978 ha conseguito il dottorato in diritto canonico alla Pontificia Università Gregoriana. È stato professore e preside della facoltà di diritto canonico della Gregoriana. È stato rettore della stesso ateneo romano della Compagnia di Gesù dal 2004 al 2010.
Il quinto gesuita
Tra le curiosità, è il quinto gesuita ex rettore della Gregoriana (erede del prestigioso Collegio Romano) a divenire in tempi recenti cardinale dopo l’ecuadoregno Pablo Muñoz Vega, Carlo Maria Martini («Un vero superiore anche per la sua capacità di ascolto», dice il religioso), Paolo Dezza, già confessore di Paolo VI, e lo spagnolo Urbano Navarrete.
“Un riconoscimento indiretto”
«Questa designazione – è la confidenza del neo cardinale Ghirlanda – l’ho vissuta come un riconoscimento indiretto per il servizio alla Sede petrina della nostra università, ma anche dell’Ordine da cui provengo, la Compagnia di Gesù. E lo stesso Santo Padre mi ha confermato, in un recente incontro, che la mia creazione cardinalizia aveva anche queste motivazioni».
“Un vecchio professore della Gregoriana”
Quindi, Ghirlanda annota un particolare: «Interpreto la porpora come un omaggio del Papa a un vecchio professore della Gregoriana. Un po’ come successe anni fa quando Benedetto XVI volle creare cardinali due mie confratelli il grande teologo tedesco Karl Joseph Becker e Urbano Navarrete che, oltrettutto, era un canonista come me» (Avvenire, 28 agosto).
4) Frezza, cappellano della Roma
Il quarto neo cardinale italiano è Fortunato Frezza. Si sente un parroco per vocazione («l’ho fatto per quasi 18 anni»), un latinista (fu lui a scrivere nella lingua di Cicerone l’inno per santa Francesca Romana nel 2008 per il IV centenario della canonizzazione) per studio e un poeta per passione.
Ma soprattutto si avverte come un biblista innamorato della Parola di Dio, del canto gregoriano e con una predilezione «oltre che per Angela da Foligno», per il calcio e la sua squadra prediletta di cui è stato cappellano (1986-2011): la Roma.
“Don Fortunato”
Una vita quella di “don Fortunato” così ama farsi chiamare, – romano classe 1942, ha compiuto 80 anni il 6 febbraio scorso, ma incardinatosi e formatosi come prete nella diocesi di Bagnoregio oggi accorpata a Viterbo.
Cappellano della Roma
Nel 1986 quasi per uno strano disegno del destino viene scelto dal presidente della Roma, il leggendario Dino Viola, come cappellano ufficiale della squadra giallorossa.
“Libero” in campo
«Quella designazione - afferma don Fortunato - avvenne perché si conosceva la mia passione per la squadra della Capitale ma anche perché da sempre sono stato un appassionato di calcio. Per anni anche da “semplice” prete ho giocato nel ruolo di libero sia in parrocchia sia poi nella squadra della gendarmeria vaticana. Sono stato iscritto alla Figc (Federazione italiana gioco calcio) nei campionati di terza categoria».
La conoscenza di Totti
«Gli anni trascorsi nel campo di Trigoria fino all’avvento degli americani di James Pallotta nel 2011 mi hanno consentito di conoscere tanti ragazzi e tante promesse, tra questi anche Francesco Totti che ho conosciuto nelle giovanili quando aveva tredici o quattordici anni. Francesco è rimasto il ragazzo buono e riservato di sempre. Sono stati anni che grazie anche ai momenti di condivisione vissuti durante le Messe nella cappella costruita apposta dalla squadra giallorossa ho potuto stare accanto a questi giovani e ad aiutarli a crescere anche nella loro educazione cristiana» (Avvenire, 27 agosto).
5) Miglio in campo per il Sulcis-Iglesiente
Piemontese di nascita ma sardo di adozione, anche monsignor Arrigo Miglio è entrato a far parte del Collegio dei cardinali. L’attenzione ai problemi sociali e al mondo del lavoro, con i suoi drammi e contraddizioni, soprattutto nei suoi anni trascorsi nel Sulcis-Iglesiente, ha sempre contraddistinto l’azione pastorale del neo cardinale Miglio.
“Stavo davanti alla tv”
«Stavo davanti alla tv a casa di amici per l‘Angelus del Papa quando ho sentito il mio nome fra quelli del prossimo Concistoro», ha detto monsignor Miglio in una delle prima interviste da cardinale eletto. «Non sapevo nulla, né mai avrei immaginato. Ho pensato a uno sbaglio e ho impiegato del tempo prima di realizzare quanto mi stava accadendo» (Unione Sarda, 28 agosto).