In pellegrinaggio alla Madonna di San Luca
Cosa ci fanno duecento tifosi del Bologna in un'ordinata processione verso il magnifico santuario mariano di San Luca che veglia sulla città felsinea da quasi quattro secoli?
Chiedono un traguardo calcistico che le statistiche sembrano rendere poco probabile? Riversano la fede impetuosa da tifosi in una tradizionale devozione popolare?
No, stanno pregando; sono in pellegrinaggio. Chiedono con fiducia a Maria che la Sua intercessione ottenga la guarigione di un ragazzo, giovanissimo, trascinato a due passi dalla morte da un violento pestaggio di cui è finito vittima l' 11 agosto scorso.
L'aggressione: una sproporzione che sconvolge
Si chiama Davide Ferrerio, ha vent'anni ed era in vacanza dai parenti calabresi.
Una furia spaventosa, raccontano i testimoni, quella del ventiduenne Nicolò Passalacqua, rintracciato poco dopo i fatti dalla Polizia; una violenza in grado di causargli lesioni talmente serie e trauma cranico così grave da ritenere l'aggressore imputabile per tentato omicidio.
Forse, dicono gli ultimi aggiornamenti, Davide è stato scambiato per qualcun altro. Una terribile beffa, sebbene nessuno sarebbe stato meritevole di un simile attacco. Forse c'è di mezzo una ragazza, gelosie, sguardi ritenuti inopportuni. Se questi sono i motivi è sconsolante vedere come il vero, tragico movente di tutto questo sia un animo umano ridotto alla propria più istintiva brutalità.
La mamma, che ha visto dalla finestra i soccorsi che mettevano in barella quel ragazzo, non si è resa subito conto che fosse suo figlio.
E' riuscita però a parlargli un attimo prima che perdesse conoscenza: "Ti voglio bene, mamma", le avrebbe detto. (Ansa)
Il trasferimento a Bologna con volo militare
Dapprima ricoverato all'ospedale Pugliese-Ciaccio di Catanzaro è stato trasferito con un volo dell'Aeronautica militare al Maggiore- S.Orsola di Bologna.
Lo sdegno, la condanna, l'orrore per la violenza senza alcuna giustificazione che si è abbattuta su questo ragazzo, sono reazioni umanamente degne, ma insufficienti.
Manca proprio quello che un piccolo popolo rosso-blu ha messo in campo, un passo davanti all'altro, puntando dritto verso il Colle della Guardia, verso Maria.
Era già successo per l'amato C.T. della squadra cittadina, Sinisa Mihajlovic, sostenuto dall'affetto dei tifosi della città che l'ha adottato nella sua dura lotta contro la leucemia.
Il messaggio dell'allenatore del Bologna
Così è accaduto per Davide a cui proprio lo stesso Sinisa ha mandato un messaggio di incoraggiamento insieme all'invito a venire allo stadio ad assistere agli allenamenti.
Si augura, come tutti, la famiglia in primis, che possa rimettersi completamente; gli mette fretta, dice che lo aspetta a breve.
Ora però è ancora il momento della trepidazione, del dolore, dell'attesa e soprattutto dell'affidamento.
C'è bisogno di fare tutto il possibile, di sperare nei medici, nella forza di ripresa di un giovane organismo, nell'effetto benefico dell'amore che lo circonda, ma anche di attingere a chi ci supera, a chi può compiere ciò nessuna scienza medica, nemmeno la più collaudata e avanzata potrebbe assicurare.
La processione e il messaggio del Cardinale. Maria, custode delle nostre speranze
Presenti i rappresentanti civili e religiosi.
A parlare, prima dell'avvio del pellegrinaggio, il direttore della Pastorale dello Sport, don Massimo Vacchetti (di cui abbiamo commentato una bellissima catechesi sui frutti della preghiera dal Terzo Capitolo del Monastero Wi Fi). Portavoce di un messaggio dello stesso Cardinale e Arcivescovo della città, Matteo Maria Zuppi:
Il ringraziamento della famiglia
Non tutti erano lì per pregare, ma tutti hanno voluto offrire qualcosa di sè, i passi, la fatica, la presenza, l'affetto, per dare conforto alla famiglia e chiedere, più o meno esplicitamente, che un miracolo accadesse.
Davide resta in coma, la sua situazione continua ad essere grave; Giusy, la mamma, però ne è sicura, come anche il papà Massimiliano e il fratello Alessandro: lui sente il vostro affetto, ne trarrà forza.
Non li hanno lasciati da soli
E di sicuro lo hanno sentito loro, i membri della famiglia che ora soffre come un unico corpo; e hanno ringraziato per la cosa più necessaria che ci sia in queste prove: non essere lasciati soli.
«Vi ringrazio tutti di cuore perché in questo momento non ci fate sentire soli. Avvertiamo tanta solidarietà e vicinanza, ora voglio solo che mio figlio esca dal coma e possa vivere tutte le esperienze che lo attendono in futuro».
(Le parole della mamma Giusy Orlando, Corriere della Sera, Bologna)