Il terremoto di Amatrice fa parte di quegli eventi che, come l'11 settembre, incidono nella memoria personale in modo profondo. Non sapremmo dire, riguardo a un giorno a caso, dove eravamo 5 o 10 anni fa. Ma sappiamo dire dove eravamo e cosa facevamo, quando vedemmo le Torri gemelle crollate e quando vedemmo il centro Italia tremare.
Si crea una relazione viva tra l'evento sconvolgente e il qui e ora della vita di ciascuno. E resta piantato nei ricordi.
Sono passati 6 anni dalla sequenza di scosse sismiche che ha devastato i paesi di Amatrice, Accumoli, Arquata del Tronto, Norcia. Una tragedia che causò 303 morti, 388 feriti, 41 mila sfollati.
Mi ricordo con chiarezza dove ero, tornavo dalle vacanze in Puglia con la mia famiglia e sull'autostrada Adriatica vedemmo la nostra corsia e quella opposta piene di mezzi di soccorso. Guardavo quelle pattuglie e ambulanze chiedendomi cosa avrebbero visto, toccato, ascoltato.
La ricostruzione della speranza
In occasione delle commemorazioni in corso il Commissario Giovanni Legnini ha dichiarato che ad Amatrice sono aperti 485 cantieri, di cui una quarantina nel centro storico. Ha parlato del 2022 come dell'anno della vera ricostruzione. Anche il sindaco Giorgio Cortellesi ha confermato la fiducia in una ripartenza senza più ostacoli, pur tradendo l'amarezza per la mancanza della politica a celebrare l'anniversario.
A mezzanotte del 23 agosto è stata organizzata una veglia dal Campo Sportivo Tilesi fino a quel che resta del campanile della chiesa di San Domenico, alle porte della zona rossa del centro storico. Qui, nel silenzio, le campane recuperate tra le macerie hanno mandato un rintocco per ciascuna delle vittime, di cui sono stati letti i nomi. L'indomani il popolo di Amatrice si è ritrovato al campo sportivo per celebrare la messa insieme al vescovo di Rieti, Domenico Pompili. Nell'omelia il fulcro del messaggio è stato rivolto alla speranza.
In quelle ore e giorni drammatici di 6 anni fa ci fu un portentoso movimento di soccorsi. Le persone estratte vive dalle macerie furono 297, grazie agli oltre 216mila interventi dei vigili del fuoco. Sono state quasi 7 mila le persone assistite dai volontari della Croce Rossa e dai corpi di Protezione civile venuti da tutta Italia.
Oggi emerge anche una storia unica, tra quelli che si trovarono nell'epicentro della tragedia.
Incolume in mezzo alle macerie
Grazie a un servizio di Gianna Mariani su Il Messaggero scopriamo che ad Amatrice nel pieno del furore di quella sequenza sismica ci fu una suora a cui accadde qualcosa di inspiegabile.
La religiosa vuole restare anonima, è riservata - nota la giornalista. Di lei si sa che non era di Amatrice ed era arrivata lì per restare solo qualche giorno per aiutare in cucina le consorelle del convento. Morirono 3 suore la notte del 24 agosto 2016 e il convento delle Ancelle del Signore fu raso al suolo.
Questa suora, che oggi racconta il suo miracolo, non doveva essere lì: nel posto sbagliato, al momento sbagliato. Non ricorda nulla, se non che si ritrovò solo con qualche leggera ferita in un posto sicuro, messa al riparo dai crolli. Ascoltando il racconto scarno, il lettore razionalista avrà già scritto il suo copione: qualche anima buona l'avrà messa in salvo da svenuta e, vedendola senza ferite gravi, sarà andato ad aiutare altri. Può essere, e non sarebbe meno straordinario. (Qui e ora, Dio ha i suoi alleati in tanti anonimi angeli dall'aspetto di semplici uomini).
Anche volendo tirare fuori dal cassetto la parola 'miracolo', non dobbiamo chiuderla nella gabbia umana della magia e dei tornaconti. Sarebbe solo un'aberrazione mentale pensare: perché una viene salvata, e centinaia di altri sono morti?
Un miracolo è chiamata alla missione
Qualche giorno fa al Meeting di Rimini è andata in scena l'opera teatrale di G. K. Chesterton intitolata La sorpresa. In quel testo c'è un burattinaio che chiede a un frate di fare un miracolo, trasformare le sue marionette in uomini vivi. Il frate - la voce di Chesterton - risponde con un nota bene: gli stregoni fanno magie, Dio no. Il miracolo fatto da Dio è sempre una chiamata.
I miracoli di Dio liberano sempre gli uomini dalla schiavitù e li restituiscono ai loro corpi - G.K. Chesterton (La sorpresa)
Mi è subito venuta in mente questa citazione, pensando alla suora che non doveva essere ad Amatrice, si è trovata in mezzo al terremoto e poi si è trovata incolume in mezzo alle macerie.
Chissà che ne fu della quotidianità dell'emoroissa dopo l'incontro miracoloso con Gesù? E' lecito immaginare che quel bene ricevuto inaspettatamente lo abbia moltiplicato tra le persone che le furono vicine. Non lo avrà tenuto come tesoro prezioso e nascosto - ipotizzo.
Quando nella vita sentiamo la presenza di una provvidenza all'opera (che sia o meno un miracolo nel vero senso del termine) la riconosciamo soprattutto dall'urgenza di non ridurla a un regalo egocentrico. Per la suora di Ascoli, e oggi di Amatrice, c'è stata una chiamata nella notte del terremoto. Non doveva essere lì, ma oggi vuole essere lì.
Il vero miracolo accade quando ci riconosciamo alleati del disegno di Dio, nel modo in cui Lui ci chiama ... fuori dai nostri schemi.