Un rescritto di Papa Francesco, pubblicato con effetto immediato il 23 agosto 2022, esige che tutti i titoli e tutte le liquidità detenute dalla Santa Sede e dalle istituzioni che le sono legate vengano direttamente trasferiti presso l’Istituto per le Opere di Religione (IOR), la principale istituzione finanziaria della Santa Sede. Questa disposizione chiarifica una misura emanata dalla Costituzione Apostolica Prædicate Evangelium, entrata in vigore il 5 giugno 2022.
Un breve decreto, costituito di cinque articoli soltanto, pubblicato dall’Ufficio Stampa della Santa Sede e dall’Osservatore Romano all’indomani di un’udienza accordata dal Papa al cardinale Pietro Parolin, Segretario di Stato della Santa Sede, è presentato come una «Istruzione sull’amministrazione e la gestione delle attività finanziarie e della liquidità della Santa Sede e delle istituzioni ad essa relative». Esso conferma l’annuncio effettuato il 19 luglio 2022, in concomitanza con la creazione del Comitato per gli investimenti, messo in cantiere sotto la supervisione del Segretariato per l’Economia.
La creazione di questa stanza si era accompagnata alla pubblicazione di un documento che fissava regole precise per gli investimenti condotti dalla Santa Sede, in particolare la conformità alla dottrina sociale della Chiesa e la prospettiva “produttiva” e non “speculativa” dei titoli sui quali le istituzioni sono autorizzate ad investire.
Il papa precisa nel suo rescritto che l’articolo 219-3 della Costituzione apostolica Prædicate Evangelium
Il Romano Pontefice fissa alla fine del mese di settembre 2022 il termine di attuazione dei trasferimenti di fondi necessari per l’applicazione del rescritto.
Una nuova tappa nello sforzo di tracciabilità dei fondi
Tra le “istituzioni collegate alla Santa Sede” figurano strutture assai diverse, come i fondi pensionistici degli impiegati del Vaticano, i fondi di assistenza sanitaria o ancora delle basiliche maggiori di Roma (oltre alla basilica di San Pietro, si tratta delle basiliche di San Giovanni in Laterano, San Paolo fuori le Mura e Santa Maria Maggiore – quest’ultima basilica, che il Papa ha visitato un centinaio di volte per venerarvi l’icona della Salus Populi Romani, è stata oggetto nel dicembre 2021 di una messa sotto tutela per via di problemi economici).
Il papa aveva allora nominato un prelato lituano della Segreteria di Stato, mons. Rolandas Makrickas, come commissario straordinario per gestire i beni economici del Capitolo della basilica papale, messa in difficoltà dalla forte diminuzione del numero dei pellegrini e dei turisti dopo la pandemia.
Questa istituzione, però, era stata infragilita anche da scandali risalenti ad anni addietro. Nel 2014 un ex amministratore del Capitolo di Santa Maria Maggiore era già stato condannato dal tribunale del Vaticano per fatti risalenti al 2008 a quattro anni di carcere per frode e sottrazione di fondi, oltre a una ammenda di 250mila euro che aveva dovuto versare al Capitolo. L’esigenza di centralizzare i fondi di queste differenti strutture presso lo IOR potrebbe mirare a evitare che certe derive si ripetano.
La ripartizione dei ruoli fra IOR e APSA
Contrariamente a quel che si è sovente percepito nella cultura corrente, lo IOR non è la banca centrale del Vaticano, ma una banca privata al servizio delle istituzioni della Santa Sede. Nel suo paragrafo 219, la Costituzione Prædicate Evangelium evoca «l’azione strumentale» dell’Istituto per le Opere di Religione per «l’esecuzione delle operazioni finanziarie» condotte dall’Amministrazione del Patrimonio della Sede Apostolica (APSA), definito da parte sua come
L’APSA assicura dunque un ruolo di serrerai e supervisiona il patrimonio della Santa Sede, laddove la gestione dei flussi finanziari incombe allo IOR. Il rescritto pone un termine a ogni margine di interpretazione e a ogni domanda di esenzione, laddove il carattere “esclusivo” della gestione dei fondi dallo IOR non era stato espresso chiaramente nel testo della Costituzione.
Un vasto cantiere per adattarsi alle norme anti-riciclaggio
Il rescritto del 23 agosto si iscrive inoltre nel vasto movimento di ristrutturazione delle finanze della Santa Sede intrapreso da papa Francesco fin dall’inizio del suo pontificato: il consiglio per l’economia (2014), il Segretariato per l’economia (2014), l’Ufficio del revisore generale (2015), il Comitato per le materie riservate (2020) e il comitato per gli investimenti della Santa Sede (2022). Quanto al resto, la Segreteria di Stato ha perso il controllo di gran parte dei suoi fondi.
I cambiamenti operati dal 2013 mirano a una più razionale ripartizione delle funzioni, ma anche a una maggiore trasparenza ed efficacia per lottare contro la corruzione – in particolare ammodernando l’attribuzione dei contratti pubblici nel 2020 – e contro il riciclaggio di denaro sporco, allineandosi sul punto alle norme indicate da Moneyval, la rete europea specializzata in queste faccende, che in questi ultimi anni è stato più volte audito in Vaticano.
[traduzione dal francese a cura di Giovanni Marcotullio]