Vangelo di martedì 23 agosto
Guai a voi, scribi e farisei ipocriti, che pagate la decima della menta, dell'anèto e del cumìno, e trasgredite le prescrizioni più gravi della legge: la giustizia, la misericordia e la fedeltà. Queste cose bisognava praticare, senza omettere quelle. Guide cieche, che filtrate il moscerino e ingoiate il cammello!
Guai a voi, scribi e farisei ipocriti, che pulite l'esterno del bicchiere e del piatto mentre all'interno sono pieni di rapina e d'intemperanza. Fariseo cieco, pulisci prima l'interno del bicchiere, perché anche l'esterno diventi netto!
(Matteo 23,23-26)
La giustizia, la misericordia e la fedeltà sono le tre parole che Gesù segnala nel Vangelo di oggi per indicarci la magna carta della morale di un credente. Essere in rapporto a Dio non lo si misura dalla nevrosi di come si difendono gli schemi e si enfatizzano dettagli di poco conto.
Essere credenti lo si traduce nella capacità di saper corrispondere alla realtà così come ci si presenta (la giustizia), dal (misericordia), e dalla coerenza di come si sanno fare delle scelte che non smentiscano ciò che pensiamo essere vero, buono e giusto (fedeltà). Chi lotta per vivere queste tre parole è davvero un credente. Ma se invece di essere giusti si diventa furbi, invece di essere misericordiosi si diventa rigidi, e invece di essere fedeli si diventa opportunisti, allora a cosa serve tenere in piedi un apparato religioso simile?
Tutto l’insegnamento di Gesù ha un punto di partenza: l’igiene interiore, cioè la nostra capacità di saper cambiare dentro per primi:
Se togliamo la malizia che ci abita abbiamo compiuto tutto il necessario dei comandamenti che ci ha dato Dio, e abbiamo anche cambiato il mondo.
#dalvangelodioggi