La psicologa Valeria Randone su Repubblica racconta la storia vera di una donna finita vittima di un narcisista patologico che suo malgrado l'ha trascinata in una relazione tossica.
Paola (nome di fantasia) è moglie e mamma, ha 40 anni, un bel lavoro, due figli. Una donna apparentemente realizzata.
La storia di Paola
Dopo la laurea si affretta a trovare un impiego per essere indipendente e andare via di casa, non ha un buon rapporto con la madre. Conosce Giorgio, si innamorano e decidono di sposarsi. Forse un po' troppo in fretta. Paola non ha ancora fatto pace con la sua infanzia, le ferite provocate da una mamma fredda che non l'ha amata con affetto e calore sono ancora aperte.
Paola è una donna insicura e irrisolta.
La nascita del primo figlio
Dopo un anno dalle nozze nasce il primo bambino e la gioia di diventare mamma è immensa:
le ha regalato la possibilità di riscattarsi dalla sofferenza del suo passato familiare.
(Repubblica)
Il secondo figlio e la crisi
Poco dopo nasce il secondo figlio, e parallelamente iniziano ad emergere dei problemi nel matrimonio. Paola si rende conto di aver scelto il marito mossa dal desiderio di evadere da casa e ricevere quell'amore che le era mancato.
Paola era ed è una donna affamata d'amore.
(Ibidem)
Paola incontra Federico
Inizia una crisi profonda, il senso di solitudine cresce di giorno in giorno. Giorgio non comprende ciò che la moglie sta attraversando. E’ a quel punto che entra in ballo Federico:
Soltanto il pensiero di vederlo mi infiammava di desiderio. L'attesa era insopportabile. L'amore straripante. La sessualità incontenibile - racconta durante il primo incontro alla dottoressa
(Repubblica)
Federico è un narcisista patologico
Federico è un narcisista patologico che illude Paola di amarla e prendersi cura di lei, ma al contrario la controlla, la umilia, la allontana dagli affetti privandola a poco a poco della sua indipendenza e della sua personalità.
Controllo e manipolazione sul dipendente affettivo
Paola vive una relazione extraconiugale tossica, crede sia amore e invece è solo manipolazione. E' sempre più lontana dagli affetti e dal lavoro, Federico la controlla costantemente, la donna dipende completamente da lui. Avvengono tre episodi abbastanza gravi:
3 episodi gravi
Si dimentica di andare a prendere i figli a scuola, fa un incidente con la macchina, causa un problema irreparabile a lavoro.
Federico - scrive la psicologa - ha adottato la solita strategia del rinforzo intermittente: appare e scompare, la seduce e la maltratta, la riempie di attenzioni e di effusioni per poi punirla con il silenzio.
(Repubblica)
Paola inverte la rotta grazie al malessere del figlio
Tutto sta andando alla deriva, ma un giorno arriva una telefonata dalla preside della scuola del primo figlio: è per Paola l'occasione per invertire la rotta. Il ragazzino ha picchiato un compagno e sono finiti entrambi in ospedale. La professoressa le racconta di quanto il figlio sia arrabbiato e nervoso ultimamente a scuola, e così Paola realizza che ha bisogno di aiuto. Inizia un percorso terapeutico per comprendere ciò che le sta accadendo. E' l'inizio della fine dell'incubo.
Chi è il narcisista
È una persona affamata di consensi e di approvazione, afferma Valeria Randone. La sua preda perfetta è il dipendente affettivo.
Questa la dinamica patologica che si determina:
Il narcisista prosciuga, vampirizza di energie psichiche il dipendente affettivo. Quest’ultimo, mentre crede di essere amato e aiutato, si fa svuotare spostando la sua dipendenza dal genitore che non è stato nutriente al narcisista che di nutriente non ha proprio nulla. E il circolo vizioso prosegue indisturbato.
(Repubblica)
Strategie del narcisista sul dipendente affettivo
Il narcisista patologico si nutre della sofferenza altrui. Oggi c'è, domani sparisce per tornare più presente di prima quando capisce che l'altro sta soffrendo. Poi scompare di nuovo. Sparizioni strategiche, afferma la dottoressa, insieme a punizioni verbali, fisiche, richieste sempre più eccessive fino ad annullare del tutto la personalità del dipendente affettivo.
Più il dipendente affettivo si sente debole e più crede di avere bisogno della sua droga, della sua dose quotidiana di veleno. Così beve dall'amaro calice: cerca di nutrirsi ma in realtà si avvelena. Il buco nel cuore. Ma il narcisista cambia? (...) il dipendente affettivo se va in terapia si salva, il narcisista rimane narcisista.
(Ibidem)
Sminuire l’altro per annullarlo
Il narcisista patologico mette continuamente a confronto il dipendente affettivo con cui ha una relazione con le altre donne (o uomini), fa paragoni per sminuirlo sul piano estetico e intellettuale.
Così alla fine lui (o lei) potrà insultare, manipolare, offendere, tradire e abbandonare a intermittenza perché giustificato e anche autorizzato dagli eventi.
(Repubblica)
La possibilità che un narcisista cambi? improbabile, afferma Randone. Tornerà indietro tutte le volte finché il dipendente affettivo glielo permetterà, fin quando la vittima non interromperà la relazione per andare in terapia e smettere di stare male. A quel punto il narcisista si farà da parte perché ormai ha perso il controllo sull'altra persona.
Come vive la sessualità il narcisista patologico
Spiega la dottoressa:
Anche la sessualità viene adoperata per i suoi scopi, non accede infatti quasi mai a una dimensione di scambio e di amorevole intimità. Usa il sesso come mezzo per attirare l'attenzione su di sé, per maltrattare e confondere il partner sulle sue ars amatorie, e in fondo per esercitare il suo continuo controllo. (...) Fa di tutto per far sì che il partner si senta sbagliato, inadeguato, fuori posto.
(Repubblica)
Coazione a ripetere
La psicologa offre una riflessione utile per chi ha vissuto o sta vivendo una relazione tossica:
(...) un amore sbagliato nella vita può anche capitare, due forse, ma dal terzo in poi c'è lo zampino della coazione a ripetere - un potente meccanismo inconscio inarrestabile e immodificabile se non con l'aiuto di un clinico - che spinge a scegliere soltanto amori disfunzionali.
(Ibidem)
La storia di Paola può sembrare distante da noi e dalla nostra cerchia di conoscenze. Qualcosa che capita ad altri, segnati da fragilità che non ci appartengono. Forse, ma conviene rimanere vigili, magari solo per essere in grado di aiutare qualcuno che vicino a noi sta andando inconsapevolmente nella bocca del lupo senza accorgersene, spinto da quella fame di amore causata da carenze affettive nella famiglia di origine.
Famiglia oggi sempre più bistrattata ed in crisi, che quando non funziona si rivela una grande malata generatrice di tante altre sofferenze che non sempre la psicoterapia riesce a guarire. E allora c’è bisogno d’altro, di guardare in Alto dove l’amore è assolutamente gratuito, inesauribile, rispettoso di quello che ognuno è, con le imperfezioni e fragilità che ci rendono unici.