Perle preziose di amici fidati
Cosa state leggendo in questi giorni? C'è un libro che è perfetto per la sera, perché è suddiviso in tante piccole "perle preziose" e rinfresca davvero la mente.
Abbiamo bisogno di staccare il cervello, è vero. Ma non di avvizzire.
Fra Roberto Brunelli ha assemblato un diario di voci amiche e lo ha intitolato Perle preziose o testi tosti per animi maldisposti. Per ogni giorno dell'anno è proposta una breve lettura che può illuminare il nostro quotidiano. Sono, dunque, 365 voci che ci innestano alla radice cristiana della nostra presenza. Si va da Alessandro D'Avenia a Flannery O'Connor, da Franco Nembrini a George Orwell, una cordata di autori contemporanei e non che puntano nella stessa direzione con timbri e sguardi diversi.
Il cervello si stacca dalla frenesia lavorativa e si riaccatta a ciò che rende buona la nostra opera nel mondo. L'idea di un diario a più voci rispecchia quella che sarebbe una buona pratica quotidiana: smetterla di sentirci gli unici protagonisti della nostra vita. Abbiamo bisogno di prestare orecchio ad amici fidati, prima di tuffarci a capofitto nella gestione delle cose da fare. Abbiamo bisogno di stare al passo con chi punta alla cima più alta, non di arrivare a fine giornata.
Il diario di Sandra
Tra le voci che incontrerete in questo libro c'è anche la beata e giovanissima Sandra Sabattini. Anche lei teneva un diario, una raccolta di pensieri che teneva nascosta e in cui appuntava ipotesi di un'esperienza di fede sempre più radicata in ogni gesto. Sandra è morta nel 1984, non era ancora il tempo dei social. Chissà se avrebbe condiviso i suoi pensieri sulle piattaforme digitali o li avrebbe continuati a tenere per sé. Domanda inutile, ma non sarebbe inutile copiare il suo stile.
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Tenere un diario, fare un esame di coscienza quotidiano, anche solo appunti sparsi, e lontano dal rumore dei social networks. C'è da prendersi il tempo di stare in silenzio con la propria anima, ascoltarla e proteggerla dall'invasione della distrazione.
«E voi chi dite che io sia?». Sei uno per cui io voglio dare la vita.
Questo si appuntò Sandra, il 17 novembre 1982. E vien da chiedersi cosa le sarai mai successo quel giorno per arrivare a una coscienza così fulgida? Forse nulla di straordinario, forse solo le solite cose. Ma è proprio piantato lì, nel giorno qualunque, il seme del bene dal coltivare.
In altre giornate, forse altrettanto semplici o complicate dalle tante variabili della vita, Sandra si appuntò altre intuzioni che sono acqua fresca per noi, in quest'estate torrida.
1 Essere se stessi fino in fondo
Ricordo il giorno in cui, in seconda superiore, la professoressa di italiano ci fece leggere in classe Il piacere dell'onestà di Pirandello. Sottolineai pesantemente il libro, quasi fino a strapparlo, il passo in cui il protagonista gridava il disagio di indossare una maschera diversa di fronte a ogni tipo di situazione. Ero come lui, e di lì a poco avrei incontrato alcuni amici che - come Sandra - mi avrebbero proposto l'unica vera alternativa all'essere quello che gli altri si aspettano. C'è un Padre nel cui sguardo sei abbracciato con un amore che non verrà mai meno.
Così si può camminare spogli di trucchi e zavorre in mezzo agli altri, liberi di non dovere dimostrare nulla. Ma altrettanto certi di rendere ragione della gioia che indossiamo.
2 Gocce che sostengono grandi navi
L'orgoglio è un ingombrante compagno quotidiano, l'attrito presente a ogni passo. E ci rende appunto ingombranti, non grandi. L'impegno di scartavetrare questa scorza orgogliosa che ci blocca è un esercizio faticoso perché, appartenemente, ci porta in una zona poco confortevole. Siamo a disagio nella piccolezza del mendicante che dipende dall'aiuto altrui.
Il paradosso della goccia che insieme alle altre tiene a galla una grande nave è più sensato della nostra illusione di reggere da soli il peso della nostra anima.
3 una verità rivoluzionaria
Sandra aveva circa 20 anni, quando si appuntò questo pensiero. E conosciamo lo scalpitare che abita un cuore giovane, quel bisogno di rottura che viene scambiato per mera protesta e sregolatezza. E' un impeto di vita, se guardato a fondo, e chiede una rivoluzione. Ma è la verità che porta alla rivoluzione, intuisce Sandra. Non viceversa. Quando vivi in compagnia della presenza di Chi ha sconfitto la morte per sempre, allora ogni altro messaggio tiepido, illusione beffarda, tentazione disperata va ribaltato e messo a soqquadro. Chesterton ricordava sempre che, a differenza delle varie ideologie, la verità tollera di essere messa sottosopra ... da qualunque punto di vista si guardi, resta solida e radicata. Cosa tiene e cosa cade al cospetto del nostro bisogno di senso?
4 Fare il vuoto
Declutter, lo chiamiamo così oggi. E anche applicandolo come moda del momento, sentiamo che ci fa bene. Fare spazio non è esattamente come fare vuoto. Se togliere degli scatoloni di roba inutile da casa nostra ci porta una sensazione di pace e serenità, figuriamoci cosa può accadere provando a fare vuoto nel modo proposto da Sandra. E' come passare dai fratelli Lumiere al Full HD, una chiarezza visiva sorprendente.
Vuoto è una parola che facilmente mettiamo tra quelle negative, perché implica e si regge sulla mancanza. Il digiuno è un vero 'assaggio' di vuoto. Quei morsi allo stomaco, e il corpo indebolito, ci mettono al cospetto di chi siamo davvero: creature che sussistono di un nutrimento che viene da fuori. Fare vuoto fa ordine più del decluttering, mette in fila le priorità essenziali. Affinché io sia Tu devi nutrirmi.
5 La pagliuzza e la trave
La voce di un santo la riconosci da questi dettagli, la chiarezza nel mettere sul tavolo i limiti che ci accompagnano. Va benissimo ricordarci a vicenda che dobbiamo perdonare, che il bravo cristiano non giudica, eccettera. Ma quanto fa bene leggere a voce altra questo pensiero così sincero di Sandra? I nostri rapporti quotidiani sono rotti, spezzati. Stiamo nel pantano di uno sguardo che non è puro. E gli errori altrui sono il pane quotidiano dei nostri banchetti. Saper andare a fondo delle nostre parti sporche, guardarle con il distacco lucido di chi ne prende atto senza indulgere nella lamentela o nell'autocommiserazione, è un passo essenziale.
Ogni pensiero sano, e anche santo, comincia dal peccato, dalla presenza di questa zavorra così tangibile, frequente, recidiva. Siamo bambini che arrivano a sera sporchi di terra, ecco perché chiediamo a nostro Padre che ci lavi.
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