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Ode al turismo improvvisato per i borghi sperduti d’Europa

Chapelle sul lago di Roselend, Beaufort-sur-Doron (Savoie).

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Jean-Michel Castaing - pubblicato il 10/08/22
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Per scoprire i tesori nascosti delle nostre terre, è consigliabile lasciare i percorsi basati sul turismo pianificato e imboccare sentieri lasciati in disparte. La sorpresa e la meraviglia sono dietro a ogni angolo, per le nostre contrade.

La Francia ha la fortuna di possedere una rete stradale molto densa. Per di più, il Paese confinante col nostro è composto da più di 36mila comuni (l’Italia non arriva a 8mila!). Queste due particolarità rappresentano un vantaggio considerevole per l’attrattività dell’Esagono: esse costituiscono pure un’opportunità per le persone che desiderano praticare “turismo improvvisato”, cioè un turismo praticato fuori da percorsi previamente stabiliti. Per i villeggianti in cerca di avventure, si tratta di seguire il filo dell’ispirazione andando in questa o in quella direzione, così come se ne presenta l’occasione, seguendo i cartelli stradali o i paesaggi. 

I vantaggi di questo tipo di vagabondaggio errabondo sono numerosi. Anzitutto c’è il bello della novità: incappare in un paesello pieno di attrazioni, in una chiesetta incantevole perduta nel bel mezzo di una remota campagna, fa salire in noi uno slancio spirituale di lode al Creatore. Al contrario, la visita a un monumento arcinoto, la cui fama ha finito per fagocitare ogni sorpresa nel nostro spirito, è raramente propizio a tale effusione. 

Paesi ancora più belli di quanto si possa credere 

E poi questi itinerari improvvisati aumentano la sensazione di libertà. Imboccare sentieri secondari, andare a visitare quel borgo di cui non abbiamo mai sentito parlare ma il cui nome ci affascina e che magari già lo riveste di un’aura di mistero, fa rivivere in noi l’animo poetico di quando eravamo piccoli. Vedere da lontano, fra le fronde degli alberi, il campanile della chiesa del paesino che nessuna guida turistica menziona, seguire un corso d’acqua pittoresco, scoprire un gregge di case in pietra ammonticchiate da epoche remote: tutte queste sensazioni ci conquistano più dell’attrazione turistica di fama mondiale che ci costringe a passare per un parcheggio gigante e negozi di dubbio gusto. 

Avendo la fortuna di vivere in Paesi grandi e vari, approfittiamone per uscire dai sentieri battuti e onorare le nostre campagne cariche d’arte e di storia. Anche la più piccola delle contrade rigurgita di ricchezze: ecco un pozzo rialzato con un baldacchino pittoresco; poco oltre c’è un castello, un calvario, un padiglione, una casa medievale, un dedalo di viuzze, un oratorio, i resti di un’abbazia ai bordi di una foresta. Raramente si resta delusi, lasciando le vie battute per arrischiarsi nel Paese profondo. E per di più, tutte queste ricchezze ci vengono servite nello scrigno di magnifici paesaggi lavorati dai secoli e dagli uomini. 

Gustare le opere dell’Artista divino 

In ultimo, questo turismo improvvisato offre l’occasione di pensare al Creatore e di pregare il nostro angelo custode per essere guidati nella scoperta delle meraviglie che si nascondono a chi non ha perseveranza. Contrariamente a quanto pensava Jean-Paul Sartre, Dio è un artista. Attento alla gioia dei suoi figli, il suo desiderio è che questi apprezzino le opere che Egli ha disseminato qua e là – opere che spesso Egli concepisce col nostro concorso, come è il caso dei monumenti. 

La sorpresa, l’inaspettato, l’insospettato fanno scaturire spontaneamente in noi un moto di lode ben più profondo di quanto farebbe lo spettacolo di un’attrazione di fama mondiale che finisce, a forza di essere attesa, con lo smussare ogni meraviglia. La bellezza non si consegna che agli sguardi che sono stati educati a cercarla nei posti più reconditi dei nostri Paesi. Dio ha nascosto e disseminato pepite per tutto l’insieme del territorio: sta a noi scovarle! La meraviglia si unirà allora all’inseparabile senso di libertà che offrono le vacanze. 

[traduzione dal francese a cura di Giovanni Marcotullio] 

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