Le accuse di padre Agostino Gemelli, consulente medico del Sant’Uffizio contro le stigmate di padre Pio non reggono. In un articolo del cappuccino Stefano Campanella, direttore di Teleradio Padre Pio, è stata smentita la ricostruzione di un incontro segreto, non ufficiale, tra il santo di Pietrelcina e Gemelli avvenuto nel 1919.
Le accuse di Gemelli
In quel presunto incontro, il medico del sant’Uffizio avrebbe visto le stigmate senza però pronunciarsi su di esse, mentre l’anno successivo, il 19 aprile 1920 - dopo un incontro ufficiale a muso duro tra i due, in cui padre Pio non volle farsi visitare le ferite - Gemelli scrisse una durissima relazione contro il frate cappuccino, accusandolo di essere isterico e che le sue stigmate erano frutto di atti autolesionistici.
La relazione
I testimoni presenti concordarono che però non ci fu alcuna visita, né osservazione medico-scientifiche delle ferite di padre Pio. Lo stesso Gemelli, nella relazione del 19 aprile 2020, affermava di aver accertato «alcuni fatti», dopo aver «avvicinato il Padre Pio, senza alcun intento di studio e senza compiere alcun esame dal punto di vista medico».
L’unica volta?
Era stato il quotidiano Avvenire a divulgare la tesi dell’incontro segreto del 1919, reso pubblico solo sette anni più tardi, nel 1926, nella terza relazione di Gemelli su padre Pio, consegnata al sant’Uffizio.
In quell’occasione Gemelli passò per San Giovanni Rotondo senza svelare la sua vera identità. E, a quanto pare, sarebbe l’unica volta in cui il medico ha potuto effettivamente osservare le stigmate, proprio perché era un medico in "incognito". Fin qui la tesi di Avvenire.
“Il segreto del Sant’Uffizio”
Campanella, nell'articolo di Teleradio Padre Pio, è scettico sulla versione di quell'incontro trascritta da Gemelli nel 1926. Perché - si domanda il frate giornalista - Gemelli non ha dichiarato nella relazione del 1920 di aver visitato nell’anno precedente (1919 ndr) le stigmate di Padre Pio, visto che tale rivelazione avrebbe avvalorato la diagnosi dell'isteria contenuta in quella relazione del 1920? Non è certamente credibile invocare il “segreto del Sant’Uffizio” per una relazione destinata al Sant’Uffizio!».
Perché Gemelli «“si ricorda” solo nel 1926, nel terzo documento inviato al Sant’Uffizio, di aver visitato le stigmate di Padre Pio nel 1919?».
Una bugia?
«Qui ci troviamo di fronte a due affermazioni - spiega Campanella - l’una contraria all’altra, scaturite dalla stessa macchina da scrivere di padre Agostino Gemelli che: o ha mentito al Sant’Uffizio nel 1920 (quando ha dichiarato di non aver visitato le stigmate di Padre Pio, né ha citato incontri "privati" avuti con lui in precedenza ndr), o ha mentito nel 1926, quando ha dichiarato di averle visitate privatamente nel 1919».
Perché quel viaggio?
Inoltre, se effettivamente Gemelli ha visitato più volte le stigmate di Padre Pio «nel 1919 trattenendosi nel convento di San Giovanni Rotondo per alcuni giorni, per quale ragione a distanza di pochi mesi (aprile 1920) è "partito da Milano appositamente per avere quell’incontro e vedere le stigmate", come si legge nell’articolo di Avvenire?».
Perché Padre Pio doveva sottrarsi?
Infine, afferma il direttore di Teleradio Padre Pio, «se dobbiamo dare credito al fatto che Gemelli abbia visitato le stigmate di Padre Pio (nel 1919), presentandosi come semplice medico, come mai il diretto interessato in quella circostanza si sarebbe fatto visitare senza problemi. Mentre nel 1920 si è sottratto alla richiesta di un autorevole confratello nel sacerdozio e nella comune appartenenza alla famiglia francescana?».
Perché non c’è nella Cronistoria?
Bisogna ancora chiedersi: «Se Gemelli è stato per due giorni nel convento di San Giovanni Rotondo nel 1919, arrivando con il segretario del Vescovo di Foggia, come mai di questa presenza non c’è traccia nella Cronistoria del Convento? E come mai da tale visita non è scaturita alcuna relazione?».
Il presunto incontro non era una “novità”
C’è un altro aspetto che, «per giustizia e amore di verità», bisogna evidenziare. Campanella sostiene che la “rivelazione” di Avvenire sul presunto incontro "segreto", non era una novità, ma era «emersa negli atti della Causa di beatificazione e canonizzazione di Padre Pio», ed «era stata già pubblicata dal vice postulatore di tale Causa, padre Gerardo Di Flumeri, nel lontano 2001, nel libro Il beato Padre Pio da Pietrelcina (pp. 421-466), dove sono state trascritte integralmente tutte e tre le relazioni di Gemelli su Padre Pio, compresa quella “datata 6 aprile 1926”».
Perché aspettare 7 anni?
Dalla lettura di quel testo, come anche del libro di Angelo Maria Mischitelli, Padre Pio e il caso Gemelli (prima edizione 2003 e seconda 2009), «non solo si può risalire ad una molto più ampia composizione di documenti e di fonti, ma si può anche comprendere chiaramente il motivo che potrebbe aver indotto il francescano padre Agostino a dichiarare solo nel 1926 di aver visitato le stigmate di Padre Pio nel 1919».