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Meno emissioni per frenare le temperature: il Papa non farà sconti

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Gelsomino Del Guercio - pubblicato il 01/08/22
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Papa Francesco è pronto alla battaglia per salvare la Terra da terribili cambiamenti climatici: lo ha dichiarato nel messaggio per il Tempo del Creato 2022. Ecco le sue dure parole

Fermare l’aumento delle temperature, raggiungendo un accordo alla prossima conferenza sul clima in Egitto: Papa Francesco scende in campo con toni duri sui cambiamenti climatici e le loro conseguenze. Lo fa nel Messaggio per la Giornata mondiale di preghiera per la cura del creato (1° settembre), che apre il Tempo del Creato (fino al 4 ottobre). 

In che date si svolge?

“Ascolta la voce del creato” è il tema e l’invito del Tempo del Creato di quest’anno. Il periodo ecumenico inizia il 1° settembre con la Giornata Mondiale di Preghiera per la Cura del Creato e si conclude il 4 ottobre con la festa di San Francesco. È un momento speciale per tutti i cristiani per pregare e prendersi cura insieme della nostra casa comune. 

Di cosa si tratta?

Originariamente ispirato dal Patriarcato Ecumenico di Costantinopoli, questo tempo è un’opportunità per coltivare la nostra “conversione ecologica”, una conversione incoraggiata da San Giovanni Paolo II come risposta alla “catastrofe ecologica” preannunciata da San Paolo VI già nel 1970. «Se impariamo ad ascoltarla - afferma il Papa - notiamo nella voce del creato una sorta di dissonanza».

La madre terra e le sue creature

Questa “voce” si sta manifestando con delle grida. Per prima, prosegue il pontefice, «è la sorella madre terra che grida. In balia dei nostri eccessi consumistici, essa geme e ci implora di fermare i nostri abusi e la sua distruzione. Poi, sono le diverse creature a gridare. Alla mercé di un «antropocentrismo dispotico» (Laudato si’, 68), agli antipodi della centralità di Cristo nell’opera della creazione, innumerevoli specie si stanno estinguendo, cessando per sempre i loro inni di lode a Dio». 

ZMIANY NA ŚWIECIE

Poveri e nativi 

Ma sono anche «i più poveri tra noi a gridare. Esposti alla crisi climatica, i poveri soffrono più fortemente l’impatto di siccità, inondazioni, uragani e ondate di caldo che continuano a diventare sempre più intensi e frequenti. Ancora, gridano i nostri fratelli e sorelle di popoli nativi. A causa di interessi economici predatori, i loro territori ancestrali vengono invasi e devastati da ogni parte, lanciando «un grido che sale al cielo» (Esort. Ap. postsin. Querida Amazonia, 9)». 

I nostri adolescenti

Infine, osserva il Papa, nel creato gridano anche «i nostri figli». «Minacciati da un miope egoismo, gli adolescenti chiedono ansiosi a noi adulti di fare tutto il possibile per prevenire o almeno limitare il collasso degli ecosistemi del nostro pianeta. Ascoltando queste grida amare, dobbiamo pentirci e modificare gli stili di vita e i sistemi dannosi». 

La posizione del Vaticano sul vertice in Egitto 

Il vertice COP27 sul clima, che si terrà in Egitto a novembre 2022, rappresenta la prossima opportunità «per favorire tutti insieme una efficace attuazione dell’Accordo di Parigi. È anche per questo motivo che ho recentemente disposto che la Santa Sede, a nome e per conto dello Stato della Città del Vaticano, aderisca alla Convenzione-Quadro dell’ONU sui Cambiamenti Climatici e all’Accordo di Parigi, con l’auspicio che l’umanità del XXI secolo “possa essere ricordata per aver assunto con generosità le proprie gravi responsabilità” (ibid., 165)». 

Come fermare l’aumento delle temperature 

Raggiungere l’obiettivo di Parigi di limitare l’aumento della temperatura a 1,5°C, dichiara il Papa, «è alquanto impegnativo e richiede la responsabile collaborazione tra tutte le nazioni a presentare piani climatici, o Contributi Determinati a livello Nazionale, più ambiziosi, per ridurre a zero le emissioni nette di gas serra il più urgentemente possibile».

Conversione degli stili di vita 

Si tratta di “convertire” i modelli di consumo e di produzione, «nonché gli stili di vita, in una direzione più rispettosa nei confronti del creato e dello sviluppo umano integrale di tutti i popoli presenti e futuri, uno sviluppo fondato sulla responsabilità, sulla prudenza/precauzione, sulla solidarietà». 

Il “debito ecologico”

Non si può non riconoscere, insiste il Papa, «l’esistenza di un “debito ecologico” (Laudato si’, 51) delle nazioni economicamente più ricche, che hanno inquinato di più negli ultimi due secoli; esso richiede loro di compiere passi più ambiziosi sia alla COP27 che alla COP15». 

Ciò comporta, «oltre a un’azione determinata all’interno dei loro confini, di mantenere le loro promesse di sostegno finanziario e tecnico per le nazioni economicamente più povere, che stanno già subendo il peso maggiore della crisi climatica».

“Unite la famiglia umana”

Durante questo Tempo del Creato, conclude il Papa, «preghiamo affinché i vertici COP27 e COP15 possano unire la famiglia umana (cfr ibid., 13) per affrontare decisamente la doppia crisi del clima e della riduzione della biodiversità». 

L’esortazione di San Paolo

Ricordando l’esortazione di San Paolo «a rallegrarsi con chi gioisce e a piangere con chi piange (cfr Rm 12,15), piangiamo con il grido amaro del creato, ascoltiamolo e rispondiamo con i fatti, perché noi e le generazioni future possiamo ancora gioire con il dolce canto di vita e di speranza delle creature».

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