Regole da rispettare per le messe che non si svolgono in chiesa ma in luoghi naturalistici, mari, monti, o più in generale in luoghi all’aperto. Sopratutto d’estate può accadere che le liturgie vengono “sperimentate” in località diverse dagli edifici di culto.
Il caso di Crotone
L’ultimo caso, che ha avuto molto clamore mediatico, è quello di Crotone e riguarda una Messa celebrata su un materassino in mare, per la quale il sacerdote milanese, ora oggetto anche di una inchiesta della procura di Crotone, si è scusato.
Don Alberto Giardina, da due mesi direttore dell’Ufficio liturgico nazionale della Cei, fa chiarezza su Avvenire (28 luglio) sulle modalità per celebrare Messa in situazioni “estive”.
La premessa: regole ed eventi particolari
«Esistono delle regole - afferma don Alberto -. E poi ci sono eventi particolari che ne possono condizionare le applicazioni. Senza entrare nel merito di quanto accaduto in Calabria – lo ha già fatto l’arcidiocesi di Crotone-Santa Severina –, dico solo che l’importante è esprimere sempre la nobiltà e la bellezza della celebrazione in un contesto di rispetto e buonsenso, e utilizzando una gestualità sobria. È un discorso che vale per i luoghi, gli oggetti che si usano e per la stessa corporeità dell’uomo».
Come celebrare la messa in un luogo diverso dalla chiesa
Il responsabile della Conferenza Episcopale Italiana spiega che i criteri della messa “corretta” sono tracciati dai libri liturgici e dall’ordinamento generale del Messale Romano. «La normativa impone che la Messa si celebri in una chiesa, in un luogo dedicato o, comunque, dove la comunità abitualmente si riunisce. Ma ci possono essere altre esigenze pastorali».
«Sono quelle dettate - prosegue don Alberto - da alcune esperienze di cui la Chiesa è ricca: per esempio quando si vive un campo Scout o dell’Ac, o quando si incontrano gruppi di famiglie: in questi casi è possibile celebrare in luoghi diversi dagli edifici di culto. Ma sempre nel rispetto della dignità della celebrazione».
Il consiglio che dà il Papa
Il direttore dell’Ufficio liturgico nazionale della Cei ricorda che per le messe “estive” tra mare o natura, o più in generale in particolari luoghi all’aperto, «vanno utilizzate le cose vere, belle e buone che sono necessarie. Occorre seguire i criteri così ben richiamati anche nella lettera apostolica di papa Francesco, Desiderio desideravi, che evidenzia quanto sia importante ricreare ogni volta quel senso dello stupore e della bellezza propri del rito. Insomma, va rispettata la pertinenza del nostro celebrare, mentre è da escludere l’improvvisazione».
Il senso della messa al mare o in montagna
Don Alberto ammette che può essere suggestivo celebrare una Messa in località di mare o montagna, dove è facile contemplare anche la bellezza del creato.
Primo step: trovare un luogo pertinente
Ma in questi casi, secondo il responsabile della Cei, «il problema non è il luogo. È chiaro che in un campo scout non sempre puoi avere la situazione e il luogo liturgico più adatti. Ma aiutare i giovani che guidi a entrare nella bellezza della liturgia non significa accreditare una logica di improvvisazione e sciatteria. Molte comunità ecclesiali in questo periodo si "trasferiscono" nei posti più frequentati da turisti e villeggianti. Si utilizzano anche luoghi all’aperto, celebrando pure alle 21 o alle 22. Il punto è creare un luogo adatto alla celebrazione. E utilizzare, mi passi i termini, "gli attrezzi del mestiere" giusti».
Secondo step: l’uso di suppellettili liturgiche adatte
Secondo step dopo aver trovato un luogo pertinente, è usare «le suppellettili liturgiche adatte: un tavolo dignitoso che abbia anche una tovaglia, la croce, le candele, e poi calice e patena. Senza tralasciare l’uso del Messale per evitare che si improvvisino i testi. Nulla poi vieta la contemplazione di un posto molto bello unita alla celebrazione».
La messa in tempo di guerra o catastrofe
Un discorso diverso, conclude don Alberto, va fatto in «situazioni come una guerra, o provocate da eventi climatici estremi, in cui valgono altre considerazioni. Mi viene in mente la prigionia del cardinale vietnamita Van Thuan, che celebrava Messa in cella. Sono casi limite dove un pezzo di pane e qualche goccia di vino aprono egualmente al Mistero celebrato».