In ogni epoca, Dio ha utilizzato i sogni per rivolgersi agli uomini. La Bibbia racconta ad esempio di Abramo, il quale in sogno apprese che i suoi discendenti avrebbero abitato da stranieri in un paese che non sarebbe stato il loro e che sarebbero stati schiavi (Gen 15,12-16). A san Giuseppe un angelo svelò in sogno la maternità specialissima di Maria (Mt 1,20), e allo stesso modo il Custode del Redentore fu avvertito della necessità di fuggire in Egitto (Mt 2,13) e di fare ritorno a Nazaret (Mt 2,19). Anche i magi vennero avvertiti in sogno di tornare a casa propria con un’altra strada (Mt 2,12).
Il Libro di Giobbe evoca chiaramente il fatto che Dio possa rivolgersi agli uomini nel sogno:
E nel libro dei Numeri si legge:
Anche le vite dei santi traboccano di rivelazioni private di Dio, le quali spesso hanno luogo nei sogni. Forti rivelazioni oniriche vissute da sant’Aubert, da santa Ildegarda di Bingen, da santa Brigida di Svezia, da san Giovanni Bosco o ancora da santa Caterina Labouré. Sant’Ignazio di Loyola spiega parimenti la propria conversione anche tramite la visione in sogno della Vergine Maria col Bambino Gesù (come evento che convince Ignazio ad abbandonare la vita mondana).
Più recentemente, Véronique Lévy, autrice di Montre-moi ton visage ([Mostrami il tuo volto, N.d.T.] Cerf), assicura che un sogno spirituale l’avrebbe spinta a chiedere il battesimo. In una società percorsa da una ricerca spirituale talvolta sregolata, non è sempre facile sapere quale attitudine adottare davanti a queste testimonianze, né come interpretare i propri sogni. Sono veramente messaggi di Dio?
Tra psiche e spirito
Anzitutto bisogna distinguere, nel sogno, la componente psichica da quella spirituale. Il sogno può contenere un messaggio col quale talvolta Dio ci manifesta la sua volontà o ci rivela l’avvenire; esso si dà però all’interno di trame psichiche spesso giocate tra subconscio e inconscio (per dirla in termini psicanalitici). Insomma da questo punto di vista i sogni ci rimandano ad eventi accaduti rivisitati in forma immaginifica, oppure meno chiaramente esprimono un’angoscia o un desiderio. E in ultimo, possono anche avere un sorprendente legame con eventi reali ma sconosciuti da noi.
È pure il parere di san Gregorio di Nissa. Nel tredicesimo capitolo del suo De hominis opificio (La creazione dell’uomo), egli scrive che i sogni sono il prodotto congiunto dei ricordi di quel che è stato fatto e visto nella giornata, della digestione e del temperamento del sognatore. Anche se non esclude il fatto che alcuni sogni possano essere un mezzo col quale Dio sceglie di comunicare con noi. Bisogna dunque essere molto attenti a come “decodificare”.
È Dio che ci parla in un sogno…
Ma prima di discernere, conviene stabilire con più precisione che cosa intendiamo per segno. Come ha spiegato padre Olivier-Marie Rousseau, il provinciale dei Carmelitani Scalzi della Provincia di Parigi, «è una realtà visibile che rimanda a una realtà invisibile». Quanto alla questione di come discernere l’autenticità dei segni di Dio, secondo lui «l’impronta di Dio si riconosce dai frutti» (Gal 5,22).
Da parte sua, san Giovanni della Croce consiglia di verificare la conformità dei segni con la parola di Dio, rimettendosi a un altro per non abituarsi «alla via dei sensi», che non dura, e perché «l’anima resti nell’umiltà, nella dipendenza e nella mortificazione».
Anche il discernimento ignaziano può aiutare: bisogna soppesare con attenzione i pro e i contro, dandosi il tempo di pregare (perché è nella preghiera che troviamo la conferma della nostra scelta, a proposito della quale l’involucro psichico del sogno può contenere un “segno” spirituale).
Da parte sua, sant’Agostino afferma nelle sue Confessioni che la madre Monica si affidava all’intuito per discernere l’origine (naturale o soprannaturale) di un sogno.
…oppure è l’opera del Maligno?
Perché un’insidia formidabile si annida nell’eventualità che si prendano per segni spirituali le trame psichiche del sogno, e che dunque si creda proveniente da Dio ciò che da Dio non viene: quando il demonio tenta Cristo nel deserto (Lc 4,1-13) Gli chiede di mostrare dei segni per distrarlo dalla sua missione, che procede invece per la via dell’incarnazione. Vale lo stesso per un cristiano: quando attraversa un “deserto spirituale” (per attrazione della preghiera o in una solitudine subita), egli non è al riparo da queste tentazioni.
Gli autori cristiani antichi hanno espresso opinioni contraddittorie riguardo alla natura dei sogni e al modo in cui essi possono essere interpretati. Per papa Gregorio Magno, come per Giovanni Cassiano o per Atanasio di Alessandria, i sogni di questo tipo sono opera del demonio. La posizione di san Girolamo davanti alla questione dei sogni come messaggi della rivelazione divina è ambivalente: da una parte egli stesso ricevette in sogno la propria vocazione teologale; d’altro canto, nella sua celebre traduzione biblica, la Vulgata, egli interpreta (a torto) alcuni passaggi (in particolare Lev 19,26 e Deut 18,10) come un divieto di interpretare i sogni. Da questo errore è del resto nato il secolare divieto teologico di ogni tipo di interpretazione dei sogni.
Allora bisogna rinunciare ai sogni?
Ora, procedere con prudenza: quando ne riceviamo la grazia, i segni sono «una via per la quale Dio [ci] conduce, e non c’è motivo di disdegnarla», rassicura san Giovanni della Croce:
«Domandiamo la grazia di saper sognare, cercando sempre la volontà di Dio nei nostri sogni», aveva detto papa Francesco il 18 dicembre 2018 nella sua meditazione mattutina nella cappella di Casa Santa Marta. Ma attenzione: bisogna sempre ricordarsi che sarebbe presuntuoso negare che attraverso i sogni Dio possa mandarci messaggi… e al contempo sarebbe pericoloso legarsi ad essi o cercarli per sé stessi.
[traduzione dal francese a cura di Giovanni Marcotullio]