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La folla desidera la guarigione alla Messa con Papa Francesco a Edmonton

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i.Media per Aleteia - pubblicato il 28/07/22
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“È una benedizione essere qui con il mio popolo, essere qui come sopravvissuta, essere insieme”, dice Lillian Crowchief, sopravvissuta alle scuole

Nel terzo giorno della sua visita apostolica in Canada, Papa Francesco ha assistito alla prima Messa pubblica del suo “pellegrinaggio penitenziale” al Commonwealth Stadium di Edmonton, capitale dell'Alberta, dove si sono riuniti circa 50.000 fedeli, sopravvissuti alle scuole residenziali, figli di questi ultimi e cattolici di vari background. I.MEDIA ha raccolto testimonianze dalla folla che esprimono sete di guarigione e riconciliazione.

Parlano i sopravvissuti alle scuole residenziali

Lillian Crowchief, della Nazione Siksika del sud dell'Alberta, ha frequentato le scuole residenziali. “Vengo da una famiglia di undici figli. I miei genitori e i miei nonni sono andati tutti nelle scuole residenziali, come anche i miei tre fratelli più grandi. Io frequentavo una scuola residenziale diurna”, ha spiegato.

“Sono qui per andare avanti nel mio recupero”, dice Lillian. “Ho 60 anni. Questa è la prima volta che vedo il Papa, ed è un momento molto importante nel mio percorso di guarigione”. “I miei nonni e i miei genitori sono morti, e ieri quando il Papa è andato a Maskwacis ero lì e sentivo la loro presenza. Ero felice di essere lì per loro”, ha aggiunto abbassando la voce, visibilmente commossa.

“È una benedizione essere qui con il mio popolo, essere qui come sopravvissuta, essere insieme”. Lillian vuole “continuare il processo di guarigione” a tutti i costi.

Siamo qui per il popolo aborigeno”

“Siamo qui per il popolo aborigeno”, ha detto una coppia di pensionati di Edmonton, Sandra e Roger, seduta sul prato centrale, davanti al palco. “È ora di prendere la strada giusta, di essere consapevoli di questo passato e di riconciliarcisi”, ha affermato Roger, coinvolto nel ministero di riconciliazione della sua parrocchia e nel processo di ascolto.

Il viaggio del Papa? “È un buon inizio”, dice cauto. “In futuro speriamo di abbattere tutte le barriere e, come dicono le nostre magliette, di camminare insieme. Non dobbiamo guidare o seguire, ma camminare insieme”.

Una famiglia con nove figli è arrivata da Okotoks, Alberta, a tre ore di distanza. Anche i suoi membri sono guidati dalla parola “riconciliazione”, e “non solo per gli aborigeni e le Prime Nazioni, ma per tutti coloro che hanno abbandonato la Chiesa e se ne sono andati”, ha detto il padre.

“Dobbiamo unirci in Cristo”, ha aggiunto. “Riempiamo gli stadi per le partite di calcio e tutti si entusiasmano; qui lo riempiamo per Cristo, con Papa Francesco, per portare gioia ne pace al mondo, è fantastico!”

Mira, originaria del Messico, vive a Calgary, sempre nella provincia dell'in Alberta. È cattolica e molto attaccata alla sua fede, che ritiene “il centro” della sua vita, e voleva essere presente “per la guarigione” del Paese che la ospita. “La gente qui in Canada ha davvero bisogno di benedizione e guarigione. Faccio parte della Chiesa, e quindi mi sento impegnata in questo processo”.

Sto cercando di ritrovare le mie radici”

Una delegazione di membri della comunità Sakjeenj è giunta indossando magliette arancioni dal Manitoba, a 15 ore di distanza. “Tutta la mia famiglia ha frequentato una scuola residenziale”, dice Sofia. “Siamo stati privati della nostra lingua, della nostra cultura, e ora stiamo lottando per riprendercele”. Per questa 60enne, essere qui “è come un processo di guarigione, per tutto quello che abbiamo vissuto”.

Accanto a lei, Faith, sulla trentina, è figlia di ex allievi di una scuola residenziale. “Per me è una guarigione intergenerazionale”, dice. “Sono cresciuta come cattolica, non so niente della mia cultura, della mia lingua. Sento che mi è stato tutto strappato. Ora sono più grande, ho dei figli, e sto cercando di ritrovare le mie radici”.

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