Il 26 luglio, giorno della festa di sant’Anna, madre della Vergine Maria e nonna di Gesù, papa Francesco si è recato in un luogo dedicato alla santa ava di Dio, luogo particolarmente caro alle comunità autoctone del Canada: il Lago Sant’Anna, nella provincia di Alberta.
Vi ha trovato della gioia, dell’emozione, ma anche un silenzio toccante, quando si è raccolto davanti a quelle acque considerate sacre dai nativi del Paese.
Dopo aver presieduto, nella mattinata, una messa con circa 50mila fedeli nello stadio di Edmonton, il Papa si è allontanato di un’ottantina di km in campagna, presso un lago famoso per il grande pellegrinaggio che a partire dal 1889 attrae ogni anno 40mila persone. In questo luogo, dotato per l’occasione di un poderoso dispositivo di sicurezza, sono venute circa 10mila persone (famiglie di autoctoni, ma anche di non autoctoni), che si sono godute una giornata di spensieratezza condivisa sul terreno puntellato da teepee.
Come primo gesto, il Papa ha fatto una sosta presso la statua di sant’Anna, presente all’entrata, che i pellegrini hanno l’abitudine di toccare all’arrivo. Poi, a dispetto del programma previsto, l’85enne pontefice non è risalito a bordo della papamobile aperta che l’attendeva. Offrendo di sé un’immagine umile e spoglia, è rimasto sulla sedia a rotelle guidata dal suo maggiordomo.
Accompagnato da capi autoctoni in pompa magna con tanto di copricapi piumati, ha preso il cammino serpeggiante che attraversa gli accampamenti fino alla riva. Lì, il capo visibile della Chiesa cattolica ha seguito una tradizione autoctona: ha benedetto le acque del lago (circa 54 kmq) rivolgendosi verso l’Est, il Sud, l’Ovest e il Nord, come vuole la preghiera indigena che si orienta verso i quattro punti cardinali secondo il movimento del sole.
Alla vigilia, durante un incontro nella chiesa del Sacro Cuore dei Primi Popoli, parrocchia nazionale degli autoctoni canadesi, il Papa aveva meditato sul significato “cosmico” che gli autoctoni accordano ai punti cardinali:
Sempre in sedia a rotelle, il Papa è poi sceso vicino alla riva quanto poteva, e lì è rimasto solo in raccoglimento, con la folla sparsa attorno ad osservarla in un silenzio che si tagliava a fette. Un silenzio che ha dato a quel momento una dimensione mistica, davanti al “lago di Dio” – come lo chiama la tradizione autoctona.
Al ritorno, Francesco ha benedetto la folla con l’acqua del lago, aspergendola lungo tutto il cammino. E nell’omelia ha sottolineato che fu presso un lago, in Galilea, che il Figlio di Dio aveva scelto di rivelare il suo messaggio “rivoluzionario”, quello che invitava perfino all’amore del nemico.
[traduzione dal francese a cura di Giovanni Marcotullio]