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Nelle relazioni con gli altri ferisci o subisci? Esiste una terza via

COPPIA CHE DISCUTE

Coppia che discute

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Paola Belletti - pubblicato il 27/07/22
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Come stimolare un clima favorevole tra le persone? A partire dal riconoscimento dell'altro e di sé stessi, portatori della stessa dignità.

E' un'esperienza, quella riferita dal lettore, che tutti possiamo confermare: una persona con un atteggiamento distruttivo e critico può condizionare negativamente il clima di un'intera famiglia o compagnia. Da cosa dipende questo strano potere e come si può orientare verso il bene? Nel numero di agosto della rivista Benessere è il dottor Francesco Vincelli
psicologo, psicoterapeuta, docente di psicoterapia Aiamc che risponde. Prendiamo spunto anche noi per un'utile riflessione.

Sono, dunque comunico

Non possiamo non comunicare, recita la prima slide del più classico dei corsi sulla comunicazione efficace. E' un assioma, uno dei 5 individuati da  Paul Watzlawick per spiegare il grande gioco della comunicazione; e come tale è un'evidenza che si auto dimostra. Per questo è facilmente constatabile, a volte persino dolorosamente, nella vita di ciascuno di noi.

Siamo costantemente in relazione, stiamo comunicando qualcosa anche col silenzio, con i gesti, con l'intenzionale assenza di essi, persino con la nostra presenza o la notifica della nostra assenza. Ogni nostro comportamento comunica.

Che fare, dunque, perché questo terreno comune, questa rete della quale ciascuno di noi tende più fili, non diventi una trappola per noi e gli altri? come stare bene in questa zona condivisa e continuamente creata dalle persone in relazione tra loro?

L'inferno sono gli altri o anche noi?

Non è difficile constatare che, spesso, situazioni che potrebbero essere di benessere se non addirittura di allegra condivisione, si trasformano in una specie di inferno perché qualcuno (noi stessi compresi) mette in campo atteggiamenti aggressivi o eccessivamente passivi. Due estremi che, come sempre accade nelle cose umane, finiscono per toccarsi.

Sull'ultimo numero di Benessere in edicola in questi giorni potrete approfondire il tema dinamiche relazioni in piccoli gruppi per imparare a disinnescare quelle potenzialmente esplosive o comunque in grado di ferire le persone coinvolte.

Io, tu, noi

I rapporti di vicinato sono spesso a rischio conflitto più di tante zone calde del mondo, solo che non hanno la stessa risonanza. Quanto è importante invece saper vivere bene nella propria famiglia e con i propri vicini!

Quello che fai ha conseguenze sulle persone che ti circondano

Non è affatto vero che ciò che faccio a casa mia e nelle sue immediate vicinanze non ha effetti sugli altri, ce li ha eccome. Ed è questo accumulo di piccoli mali che ci affatica più di quanto ci rendiamo conto. E che sarà mai un'occhiataccia, o l'indifferenza sistematica del signore del piano di sopra? Sono un esercizio quotidiano di egoismo e l'espressione solo apparentemente addomestica di una profonda ostilità.

Dominare o soccombere?

Meglio allora assecondare sempre gli altri, non dare fastidio e compiacere il più possibile. Nient'affatto; questa modalità, che in analisi transazionale troverebbe la sua sintesi nella posizione esistenziale Tu sei ok, io non sono ok, dipende troppo dall'approvazione e dal riconoscimento altrui da arrivare a togliere vera libertà e quindi anche autenticità alle relazioni interpersonali.

Essere aggressivi o passivi è la medaglia a due facce della stessa disfunzionalità relazionale che causa sofferenze all'altro ma prima di tutto a sé stessi.

Serve equilibrio, serve la forza stabile e controllata di chi sa che l'altro vale tanto quanto lui, che per affermare le proprie intenzioni, difendere i propri desideri o sostenere le proprie idee non deve annichilire quelle altrui; nè per avere riconoscimento sociale deve per forza abdicare alle proprie convinzioni, impressioni e idee.

La necessità di un faticoso equilibrio

La terza via si chiama come molti già sapranno assertività: asserire, dare cittadinanza ordinata alle proprie idee e opinioni senza opprimere nè l'altro nè sè stessi.


Il nostro comportamento si assesta in abitudini anche quando esse sono controproducenti; cambiarle è difficile ma non impossibile, essendo frutto di apprendimento. Possiamo dunque sempre decidere di sostituirle con abitudini più benefiche per sé e per gli altri.

Da "mors tua vita mea" a " humani nihil a me alienum puto"

Guardare l'altro come noi stessi, dotato della stessa nostra dignità, meritevole del rispetto e dell'accettazione incondizionata che desideriamo per noi è la strada maestra per rimettere ordine e portare armonia nelle relazioni interpersonali.

Sempre secondo l'analisi transazionale diremmo allora che ci assestiamo in un sistema di relazioni in cui io sono ok, tu sei ok.

Il pensiero cristiano è la sorgente più ricca per alimentare questo modo di guardare a sé e agli altri e di esercitare comportamenti virtuosi fino a farli diventare belle abitudini.

Fondando la percezione del nostro valore nella benevolenza di Dio e amando Lui prima di tutto e poi orientando l'amore che proviamo per noi anche all'altro avremo sempre il miglior "assetto di guida" per un viaggio confortevole, in solitudine e in compagnia. Su questo tipo di relazioni fondative si possono costruire anche le migliori e più gratificanti forme di amicizia.

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