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Tolkien al figlio: “Fai la Comunione in un ambiente che urti i tuoi sentimenti”

TOLKIEN, DISEGNO, COMUNIONE
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Annalisa Teggi - pubblicato il 26/07/22
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In un momento di crisi del figlio Michael, Tolkien gli diede un consiglio vero e audace per rimettere al centro di tutto il rapporto con Cristo.

Tolkien, la voce di un padre

Queste parole, scritte dal genio del Signore degli Anelli, sono l'incipit di una lettera privata in cui parla un padre e non lo scrittore famoso. In risposta al figlio Michael che, all'età di 40 anni, gli accennava a un momento di crisi personale e anche spirituale, Tolkien rispose con una lettera davvero paterna, nel senso che lo sentiamo padre anche noi che leggiamo le sue parole 60 anni dopo.

È sempre pericoloso, e spesso sbagliato, infilarsi nelle carte private di uno scrittore. Lo si fa mossi dal desiderio di conoscerlo di più e capire più a fondo la sua opera. Ma non è così. C'è un abisso tra la persona e l'autore. Chesterton e Lewis - per rimanere in un contesto limitrofo a Tolkien - sconsigliavano di leggere le biografie degli scrittori. Erano entrambi chiari nel dire che raramente l'uomo è all'altezza delle cose che scrive, anzi spesso e volentieri è pessimo rispetto alle sue opere. Perché la vera scrittura non è espressione egocentrica, ma una voce che si apre a un dialogo intimo con qualcosa che eccede. Dante ammise, nel XXIV del Purgatorio, che scrivere significava prendere appunti da Amore.

Specifico questo passaggio, per evitare una svista. In breve: non commenterei il Signore degli Anelli usando la biografia di Tolkien, ma possiamo ispirarci alla sua vita privata se come uomo - ed è questo il caso - ci è padre nella fede.

Ed il tema in cui si tuffa per aiutare suo figlio in un momento di depressione e crisi spirituale è di quelli sempre scabrosi: la chiesa mostra segni e pose che non sono all'altezza di Cristo.

Lo scandalo della Chiesa

Si fa sempre fatica a farci i conti e a renderne ragione agli altri. Mi riferisco a quel tipo di domande: "Come fai a credere in Dio dopo aver saputo dei preti pedofili?". I membri della chiesa sono un'ombra fievole e talvolta sporca di quel Dio incarnato che tradiscono e amano. Ed è un mistero su cui Gesù giocò d'anticipo, erigendo a roccia Pietro, proprio all'indomani dei suoi tradimenti recidivi durante la Passione.

Andare in crisi di fronte agli scandali della chiesa è esperienza comunissima, che Tolkien trasforma in occasione di prova per aiutare il figlio Michael a discernere il vero punto dolente, dietro ciò che si mostra come un'accusa alla chiesa.

La verità è una cosa semplice. La bottiglia di champagne non sarai mai preziosa quanto lo champagne. E il contenitore deve avere delle caratteristiche umili, proprio per custodire bene il nettare al suo interno. La chiesa vale meno di Cristo (cioé è a suo servizio). E chi è poi la Chiesa? I parrocchiani antipatici, i preti pedofili, i peccatori che predicano? La chiesa sono innanzitutto io. Se usassimo questa come la cartina di tornasole, allora sarebbe molto evidente che "io sono meno di Cristo". Lungi dall'essere solo motivo di scandalo, questo sguardo di umiltà è anche fonte di gratitudine. Ci è affidato lo champagne, anche se siamo una bottiglia di vetro riciclato.

Il discrimine dello sguardo è indicato da Tolkien con una frase folgorante.

Una parte di verità resta sempre nascosta, in luoghi irrangiungibili dal cinismo

Se osserviamo la realtà con la lente astratta del cinico, cioé di chi si basa sulla logica del dito puntato contro gli altri, la prospettiva sarà monca dell'essenziale. Se la lente d'ingrandimento sul mondo parte dalla constatazione della propria miseria personale, c'inoltreremo in zone ardite di accoglienza.

La tentazione di non credere è sempre dentro di noi

Dall'accusa alla chiesa si passa alla tentazione che abita dentro di noi. È un salto enorme di coscienza. È la nostra anima sul banco di prova, non la condotta altrui.

Un padre lo riconosci. E qui nessuno più di Tolkien è padre nel togliere suo figlio (e noi) dalla palude che impedisce la libertà di un'anima. Il padre incoraggia dando testimonianza. E l'invito è chiaro: metti al centro di tutto il tuo rapporto con Cristo, se qualcosa deve andare in crisi è quello, non usare il paravento della scusa sulla chiesa che è imperfetta.

Fai la Comunione in un ambiente che urti i tuoi sentimenti

Manca un ultimo tassello, essenziale. La chiesa non è uscita di scena, Tolkien non sta suggerendo a suo figlio Michael di fare piazza pulita del mediatore e testimone tra cielo e terra. In tanti sarebbero disposti a credere a Dio, dando un calcio a tutti i suoi ministri. Credere a un Onnipotente che passa dalla voce di creature zoppicanti è un boccone duro da mandar giù.

A dire il vero non è un boccone, è proprio ginnastica. Chiunque pratichi uno sport a livello agonistico è tenuto a fare una visita medica di cui fa parte anche la cosiddetta prova sotto sforzo. Non l'ho mai fatta, ho assistito a quelle dei miei figli. Il medico monitora l'attività cardiaca sottoponendo l'atleta a uno sforzo che cresce di intensità.

Vale anche per gli atleti di Cristo. La chiesa è - non solo, ma anche - la nostra benedetta prova sotto sforzo. Per arrivare davvero a Lui, Cristo ci ha piantati in mezzo a una comunità umana. Fatta non di gente simpatica, non di cinture nere di virtù, ma di nostri simili ... cioé voci balbettanti e cuori fiaccati da inciampi di ogni tipo. Ecco allora l'esercizio folle che Tolkien suggerisce al figlio Michael:

La tentazione di voltare le spalle a Cristo o di ridurlo a un placebo fatto a nostra immagine è questa full immersion nella Sua presenza nella chiesa reale. Guardando l'altro, quello che suscita la nostra irritabilità, amarezza, noia, rabbia ... ci stiamo guardando allo specchio. La chiesa testimonia che Dio non ha respinto le mie parti impresentabili. E pregare per il parrocchiano fastidioso non è un atto di carità e di altruismo, è dire grazie e rallegrarsi della misericordia di Dio che non ha rifiutato i miei limiti ed errori nei suoi confronti.

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