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Solo per il tesoro più grande val la pena investire tutti i nostri averi

DUE PERLE OSTRICA

Due perle in un'ostrica

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Luigi Maria Epicoco - pubblicato il 26/07/22
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E il regno dei cieli è quella perla preziosa per cui ha senso spendere tutto con grande gioia per acquistarsi un tale tesoro.

Vangelo di Mercoledì 27 Luglio

Il regno dei cieli è simile a un tesoro nascosto in un campo; un uomo lo trova e lo nasconde di nuovo, poi va, pieno di gioia, e vende tutti i suoi averi e compra quel campo.
 
Il regno dei cieli è simile a un mercante che va in cerca di perle preziose; trovata una perla di grande valore, va, vende tutti i suoi averi e la compra.

(Matteo 13,44-46)

Non credo che esistano immagini più efficaci di quelle che Gesù usa per descrivere in che cosa consiste il regno dei cieli:

A una narrazione distorta che ci fa guardare la fede in un’ottica sacrificale in cui l’atto del credere sembra essere la rinuncia alla vita stessa, Gesù contrappone l’immagine di un tesoro che per sua natura rappresenta un’abbondanza che ha la capacità di cambiare la vita di chi lo trova.

Ed è proprio sull’ottica del tesoro che una persona è disposta a dar via tutto, perché ciò che lo spinge non è l’ansia di sacrificarsi per convincere Dio ad amarlo, ma è la gioia di chi comprende che ciò che conta è in quello che gli altri non riescono a vedere ma che per te invece è molto chiaro perché hai ricevuto la grazia di accorgertene.

Bisogna diffidare da chi crede ed è sempre triste. Solo la gioia è il sintomo di una fede che coincide con il messaggio di Cristo. I tristi solitamente diventano rigidi e spietati con gli altri. Chi invece è nella gioia prova più gioia nell’introdurre gli altri nella medesima esperienza.

Mi sembra che è così che vada letta la radicalità del Vangelo: come l’affare di uno che di affari ne capisce. I grandi valori cristiani che agli occhi del mondo sembrano sacrifici insopportabili, sono vivibili solo da chi ha avuto la grazia di intuirne l’affare. La Chiesa dovrebbe mostrare “l’affare nascosto” e non solo ripetere ad oltranza ciò che è percepito solamente come rinuncia.

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