Puntare sulla scuola, nonostante tutto
La storia di Patrizia Caprelli sta suscitando l'interesse dei media nazionali, e non stupisce. Se facessimo una media, anche approssimativa, delle notizie che riguardano la scuola italiana, la proporzione sarebbe nettamente sbilanciata sul negativo: lamentele, precarietà, mala gestione, lacune educative, derive ideologiche.
Sappiamo che fare, davvero, l'insegnante è appartenere a quel coraggioso corpo d'armata che si catapulta oltre le linee nemiche. Attriti, ostilità, disagi segnano la linea di confine che è ogni aula scolastica. Scegliere di entrarci, nonostante tutto, è un azzardo che, come la recente scomparsa di Luca Serianni ci ha ricordato, può essere fatto riconoscendo il valore prezioso che è ogni studente.
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La 69enne Patrizia Caprelli continua a scomettere sui suoi studenti anche ora che il suo ruolo attivo nella scuola si è concluso. Ha deciso di usare i soldi della sua pensione per istituire una borsa di studio per gli studenti dell’Istituto tecnico superiore Scarpellini di Foligno, dove è stata lettrice d'inglese per tre anni.
Le proporizioni aiutano a capire il valore del gesto. L'ammontare della pensione di Patrizia è di 800 euro mensili, il valore della borsa di studio è di 1000 euro.
Un raggio di sole che viene da una voce davvero femminile
Così Patrizia motiva il suo gesto. E la quota di 500 euro si riferisce al fatto che il totale complessivo di 1000 euro della borsa di studio sarà suddiviso tra due studenti, appena maturati che si saranno distinti per il voto finale, quello di ammissione all’esame e la partecipazione alle attività scolastiche, tenendo conto anche delle necessità economiche della famiglia.
Non mi pare marginale, nella cornice di questa storia di ordinaria speranza, che il mestiere di Patrizia sia stato quello di lettrice. Il suo lavoro consisteva nell'insegnare una lingua straniera attraverso la conversazione. Chi più di lei sarà entrata nel vivo del cuore dei suoi studenti?
Conversare è essere capaci di ascoltare, comprendere e poi esprimersi, in una lingua diversa da quella natia. E' una ginnastica umana impegnativa e fondamentale. Ogni tipo di materia permette, in fondo, al ragazzo di conoscersi conoscendo il mondo, ma stare nel vivo di un dialogo, insegnare a costruirlo, dare gli strumenti affinché le parole costruiscano un senso... ecco, è proprio una manovalanza educativa che - credo - sconfigge il drago sputafuoco della saccenza disincarnata.
Negli ultimi giorni le polemiche sull'uscita di Concita De Gregorio ci hanno mostrato un altro modo di stare in mezzo alle parole, quello di una giornalista blasonata che le usa quotidianamente ma stando chiusa nella torre d'avorio di un proprio pensiero monologante.
Insegnanti che stanno a tu per tu anche con gli studenti (anche i più difficili e demotivati) non si permetterebbero mai di dire che la voce di un ragazzo dell'istituto alberghiero è risibile rispetto a quella del talentuoso di Harvard.
Ancora più paradossale, e fonte di vera positività, è notare che le reprimende pessimiste vengono dal pensiero molto benestante che sta sotto le luci dei riflettori mediatici. Invece, le iniziative di reale fiducia nei giovani vengono da un'invisibile docente con una piccola pensione, che è stata precaria per tutta la vita.
Qualcosa che precario non è
Patrizia Caprelli è figlia di emigrati in Canada, è andata di ruolo nella scuola un anno prima della pensione. Quindi ha sempre vissuto da precaria come insegnante. L'istituto in cui è rimasta per più tempo è proprio lo Scarpellini di Foligno, dove è rimasta per 3 anni ed è quello a cui ora dona questa borsa di studio ha cui ha dato il nome di Sunshine, raggio di sole.
Ed è l'unità di misura perfetta del dono. Un raggio, cioé quello spiraglio di luce che basta a innescare la buona volontà di un altro.
Se è stato un gesto egocentrico, lo è stato nella sua accezione materna. Quel sentire che la maturazione e felicità di un altro è un frutto che riempie la propria anima. Pur non essendo diventata biologicamente madre, l'esperienza di avere figli non le è stata preclusa. E anche questo è un esempio non trascurabile in un tempo di dittature del pensiero sulla maternità.
Tanti ragazzi hanno bisogno di incontrare sulla loro strada 'madri' come Patrizia, educatori e punti di appoggio per una speranza che sembra vacillare. La precarietà ci viene spessissimo raccontata come un'obiezione a una vita capace di sguardo positivo, come un filtro completamente oscurante. E certo non mi metto ad applaudire la tragica situazione del nostro panorama scolastico, la situazione infernale di tantissimi docenti sempre sul ciglio del burrone.
Eppure, un'ingiustizia e un ostacolo possono non essere un'ombra completamente invalidante. Parafrasando Calvino, anche dentro la precarietà si può scorgere qualcosa che precario non è. Si può non cedere alla logica della disperazione a fondo perduto. Si può fare l'azzardo di donare qualcosa anche quando l'esperienza ci ha abituato più che altro a essere sfruttati. Un piccolo gesto di fiducia che arriva dalla mano di un invisibile precario è parte di quelle azioni essenziali che per tenere in piedi il mondo non hanno bisogno di urlare, esibirsi, diventare un trend.