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Come capire se un nostro caro soffre di un disturbo di personalità

DONNA DISTURBO PERSONALITA'

Giovane donna cno disturbo della personalità

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BenEssere - pubblicato il 22/07/22
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Nel rapporto di coppia o in famiglia può accadere di avere a che fare con persone che hanno un “cattivo carattere”, ma può essere un vero e proprio disturbo della personalità.

risponde Francesco Vincelli psicologo, psicoterapeuta, docente di psicoterapia Aiamc

Fra le richieste d’aiuto rivolte allo specialista in psicoterapia capita spesso quella orientata
all’intervento sulla coppia
o a situazioni familiari basate su difficoltà di comunicazione. In molti di questi casi è possibile rilevare che la causa della difficoltà dipende da particolari tratti della personalità o da disturbi della personalità veri e propri, che rendono la vita e le relazioni molto difficili nella coppia così come nella famiglia.

Si tratta di persone che spesso manifestano il loro disagio in modo altalenante e intermittente fino al punto che diventa difficile distinguere la parte sana da quella malata.


Rapporti alterati

Le relazioni familiari e della coppia ne escono alterate e conflittuali e il malessere individuale contagia il funzionamento sociale e lavorativo generando effetti negativi su tutta la comunità.

Il caso più frequente è quello del disturbo della personalità borderline. Ma cosa si intende per personalità?
Ogni individuo esprime sin dalla nascita il proprio temperamento, ossia una serie di caratteristiche genetiche e costituzionali, quindi ereditate, che determinano il proprio stile di comportamento.

Sin dai primi giorni di vita, la nostra sempre crescente interazione con l’ambiente ci permette di apprendere una serie di altre caratteristiche che andranno via via a formare il nostro carattere.

Temperamento (ereditato) e carattere (appreso), contribuiranno a definire entro l’età adulta (18-20 anni) la nostra personalità, in altri termini il nostro modo di percepire, rapportarci e pensare nei confronti dell’ambiente in cui viviamo e di noi stessi.


Durante questo arco temporale, nella cosiddetta età evolutiva, può capitare che a causa di esperienze di deprivazione affettiva, traumatiche o di modelli educativi inappropriati, la personalità acquisisca tratti patologici, determinando i diversi disturbi di personalità. Nello specifico il disturbo borderline è caratterizzato da comportamenti impulsivi, come bulimia alimentare, bulimia sessuale, abuso di sostanze, guida spericolata, instabilità emotiva, relazioni interpersonali caotiche e costellate da delusioni ed esperienze di rifiuto, comportamenti autolesivi o suicidari, difficoltà a controllare la rabbia.


Le cause di tutto ciò possono essere diverse, ma proverò a sintetizzare alcune esperienze traumatiche o di deprivazione che nell’arco dell’età evolutiva possono determinare questi tratti patologici, ricordando però che si tratta solo di fattori di rischio, ossia queste stesse esperienze non producono in tutti i casi un disturbo ma possono aumentarne il rischio.

Quando analizziamo la storia di vita dei soggetti borderline, spesso troviamo modelli genitoriali incoerenti e incapaci di comprendere i bisogni dei loro figli; quando a ciò si sommano divorzi o altre esperienze di perdita o abbandono si può generare la tendenza ad avere un attaccamento morboso nelle future relazioni o a sperimentare una forte paura di essere abbandonati.

Senso di incapacità

In altri casi osserviamo che i borderline sono figli di genitori che non li hanno
incoraggiati a essere autonomi, competenti e autosufficienti
: da qui il senso di incapacità a gestire anche le più semplici attività quotidiane con la tendenza a cercare dei partner da cui dipendere e ricevere indicazioni e rassicurazioni.


È frequente anche la situazione in cui sono stati esposti prolungatamente a costanti critiche, vessazioni e svalutazione e in casi più gravi sono stati rifiutati dai loro genitori: ciò può contribuire a generare un’idea di sé caratterizzata da innumerevoli difetti e assenza di valore, insieme alla certezza di non essere accettati e amati da nessuno.


Ma il vero problema nei disturbi della personalità è che il più delle volte questi sintomi non vengono riconosciuti come una alterazione del proprio funzionamento: manca dunque la consapevolezza della malattia e questo porta ad attribuire agli altri o all’ambiente le ragioni della propria sofferenza.

È da qui che nasce la maggiore difficoltà nell’avere rapporti equilibrati e costruttivi con gli altri, sia in ambito familiare che sociale.
Dunque è molto frequente che questi individui rifiutino di farsi aiutare. I disturbi di personalità possono essere individuati e curati solo attraverso un percorso psicologico, durante il quale lo specialista in psicoterapia in primo luogo aiuta il paziente a sviluppare la consapevolezza della malattia; poiché si tratta di forme di sofferenza apprese, possono, attraverso il giusto percorso, essere disapprese a favore di una più alta qualità della vita.

La ricerca in psicoterapia, soprattutto quella a orientamento cognitivo comportamentale, ha fatto passi da gigante nella definizione di protocolli di intervento efficaci per intervenire su queste forme di disagio.

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