Cambiano le domeniche, non cambiano purtroppo mai le parole che arrivano dalla finestra aperta su Piazza San Pietro. Anche nell’Angelus che arriva a mezzogiorno di una mattinata di fuoco per la calura, la parte conclusiva è drammaticamente simile a tante altre. La guerra in Ucraina e il più recente ma non meno delicato conflitto interno esploso in Sri Lanka sono due spine che addolorano il Papa.
L’Ucraina, aveva detto Francesco giorni fa, è oggi una terra di martirio. Riprende il concetto parlando della popolazione “colpita ogni giorno da una pioggia di missili”. E la constatazione provoca nel Papa una domanda lacerante.
Come si fa a non capire che la guerra crea solo distruzione e morte, allontanando i popoli, uccidendo la verità e il dialogo? Prego e auspico che tutti gli attori internazionali si diano veramente da fare per riprendere i negoziati, non per alimentare l’insensatezza della guerra.
Sri Lanka, astenersi dalla violenza
Lo Sri Lanka di oggi non patisce piogge di missili ma è terra di code di migliaia di persone in fila per un pacco di zucchero o di riso, per avere medicine o un po’ di carburante. Una Paese con i prezzi alle stelle e il morale a terra, che ha visto il 9 luglio scorso l’esasperazione scatenarsi in una sommossa contro il presidente Rajapaksa, fuggito all’estero. Un quadro di instabilità che ha spinto il Papa a rinnovare vicinanza e preghiera per tutti.
Cari fratelli e sorelle, mi unisco a voi nella preghiera ed esorto tutte le parti a cercare una soluzione pacifica alla presente crisi, a favore, in particolare, dei più poveri, rispettando i diritti di tutti. Mi associo ai capi religiosi nell’implorare tutti di astenersi da ogni forma di violenza e di avviare un processo di dialogo per il bene comune.