La gelosia può diventare una pericolosa perversione, e questo scatta quando essa si collega al possesso dell’altro: lo spiega il cardinale Matteo Zuppi nel libro “Guarire le malattie del cuore“ (Edizioni San Paolo).
Amore distorto
Anche la gelosia nasce da un sentimento di amore distorto, afferma il cardinale Zuppi. Spesso non ce ne rendiamo conto perché la scambiamo per amore. Infatti chi potrebbe pensare che amare significhi non avere alcun interesse per l’amato? Come non vedere in essa il desiderio di restare legati a qualcuno o qualcosa? Non averla significherebbe un rapporto impersonale, superficiale, interscambiabile, per cui l’altro si può perdere o trovare indifferentemente.
La lezione dell’apostolo Paolo
L’apostolo Paolo, afferma Zuppi, auspica una gelosia da parte degli ebrei, perché vedendo i gentili (i pagani) che diventano cristiani essi stessi, provocati da questo, scelgano di accogliere anche loro l’annuncio dell’apostolo.
Divisione e invidia
La gelosia, però, senza amore vero deforma il legame, rendendolo motivo di divisione, di invidia per la felicità senza di sé, di possesso dell’altro solo perché sfugge al nostro controllo o non corrisponde più alla nostra richiesta e al nostro desiderio. Il geloso pensa così di difendere il proprio ruolo e la propria considerazione, reputati offesi, non corrisposti, incompreso.
I sentimenti si logorano
La gelosia è un tarlo che logora dentro i sentimenti più intimi, deformandoli e iniettando il terribile veleno della diffidenza e del possesso.
Una gelosia perversa
La gelosia, poi, come l’ira, ma più lentamente, arriva ad accecare e umiliare i nostri stessi pensieri e sentimenti! Quanti episodi di cronaca descrivono una violenza, (peraltro probabilmente molto, molto più diffusa e pro- fonda), che le donne subiscono, nelle mura domestiche o per le strade.
Violenti e vendicativi
La gelosia, continua il cardinale Zuppi, rende tutti grevi, violenti, cattivi, vendicativi; si rivela facilmente proprio verso i legami più stretti, come i parenti, per affetti o eredità, ma anche nei rapporti di lavoro, che riteniamo mortificanti per noi o con preferenze giudicate non rispettose del nostro ruolo o considerazione.
La libertà del Signore
Gesù è totalmente libero dalla gelosia e insegna un amore attento e largo allo stesso tempo, personale, speciale per ognuno, eppure interamente offerto a chiunque e possibile a tutti. Gesù dona tutto se stesso, gratuitamente, contento di regalare il suo potere e che i suoi discepoli, i piccoli, lo facciano proprio.
Solo seguendo Gesù
Quello che la gelosia ci fa credere di ottenere - il possesso dell’altro e l’affermazione di sé - lo troviamo solo seguendo Gesù, esaltato perché non ha considerato un tesoro geloso essere uguale a Dio, ma ha donato quello che era e aveva ai suoi. E i discepoli imparano da lui a mettere tutto in comune, per cui non c’è più mio e tuo. Infatti tutto è nostro nell’amore: perché essere gelosi di qualcuno?
Conflitti inutili
Le gelosie, invece, conclude Zuppi, indeboliscono, immiseriscono, riducono la vita in conflitti inutili, ispirano le contese, dividono, come Marta, gelosa della sorella Maria. Questa sta ai piedi di Gesù, si rivela diversa da lei e questo provoca il suo risentimento e invidia, tanto che si lamenta con lo stesso Maestro, rimproverandolo di non difenderla e capirla nelle sue difficoltà.
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