Nell'ultima lettera di Papa Francesco sulla liturgia, Desideravio Desideravi, il Pontefice ha lamentato l'introduzione di una “creatività esasperata” a Messa.
“L’ars celebrandi non può essere ridotta alla sola osservanza di un apparato rubricale e non può nemmeno essere pensata come una fantasiosa – a volte selvaggia – creatività senza regole”, osserva.
“Ecco un possibile elenco di atteggiamenti che, pur essendo tra loro opposti, caratterizzano la presidenza in modo certamente inadeguato: rigidità austera o creatività esasperata”.
Se molti sacerdoti e parrocchie negli ultimi 50 anni hanno sperimentato in vari modi con la liturgia, questa creatività non è mai stata intesa dal Concilio Vaticano II.
Le linee guida del Concilio per la creatività
La Costituzione Sacrosanctum Concilium afferma chiaramente: “Nessun altro, anche se sacerdote, osi, di sua iniziativa, aggiungere, togliere o mutare alcunché in materia liturgica”.
È vero che dopo il Vaticano II alcune parti della liturgia sono state oggetto di aggiustamenti, ma i cambiamenti sono stati realizzati con l'autorità dei vescovi, e hanno avuto luogo solo dopo un'accurata indagine.
Le “innovazioni”, inoltre, dovevano scaturire “organicamente” dal Messale precedente.
“Non si introducano innovazioni se non quando lo richieda una vera e accertata utilità della Chiesa, e con l'avvertenza che le nuove forme scaturiscano organicamente, in qualche maniera, da quelle già esistenti”.
Ciò vuol dire che la “creatività esasperata” dei sacerdoti locali e dei laici non è un frutto del Concilio.
Se Papa Francesco non vuole che la Chiesa cada in un formalismo “rigido”, non vuole nemmeno individui nella Chiesa che aggiungano o tolgano qualcosa alla Messa.
Il segreto è rimanere fedeli alla Chiesa, e – sia per i sacerdoti che per i laici – entrare in modo più approfondito nel mistero che viene presentato sull'altare.