Vangelo di Martedì 5 Luglio
Usciti costoro, gli presentarono un muto indemoniato. Scacciato il demonio, quel muto cominciò a parlare e la folla presa da stupore diceva: «Non si è mai vista una cosa simile in Israele!». Ma i farisei dicevano: «Egli scaccia i demòni per opera del principe dei demòni».
Gesù andava attorno per tutte le città e i villaggi, insegnando nelle loro sinagoghe, predicando il vangelo del regno e curando ogni malattia e infermità. Vedendo le folle ne sentì compassione, perché erano stanche e sfinite, come pecore senza pastore. Allora disse ai suoi discepoli: «La messe è molta, ma gli operai sono pochi! Pregate dunque il padrone della messe che mandi operai nella sua messe!».
(Matteo 9,32-38)
L’impossibilità a comunicare ciò che ci portiamo nel cuore è la prigione peggiore che il male possa infliggerci perché in questa mancanza di parole ci sentiamo tremendamente soli.
Ecco perché la liberazione che Gesù porta a quest’uomo gli restituisce la parola.
In questo senso chiunque dona ascolto al prossimo esercita misteriosamente un esorcismo alla sua solitudine perché gli permette di dire ciò che non riesce a dire o che nessuno vuole ascoltare.
A questo aspetto il Vangelo aggiunge un altro elemento:
Se qualcuno volesse una bella definizione di Chiesa la troverebbe in questi versetti: la Chiesa è il prolungamento della compassione che Gesù prova per tutti coloro che vivono senza sapere perché, senza sapere per chi o che cosa valga la pena vivere.
La Chiesa non è un'organizzazione efficiente di iniziative, ma è il tentativo di far arrivare lo sguardo compassionevole di Gesù a tutti. Quando tradisce questo compito non ha neppure senso ad essere Chiesa.