Oltre trecento giovani che si divertono, ridono, ballano: hanno negli occhi la gioia, l’entusiasmo, la sincerità, la passione, l’amicizia, l’amore e lo dimostrano in maniera pulita. Una notte intera felici e senza aver bisogno di alcool, droga o giochi estremi per il mero gusto di sfidare i limiti. Non c’è trucco, non c’è inganno, è tutto vero! Sono i ragazzi della generazione che in soli due anni è rimasta più tempo in camera di quanto i loro genitori abbiano fatto per tutta l’adolescenza, e che hanno risposto all’invito di padre Michele Madonna. Il noto sacerdote napoletano che ha organizzato una festa in cui, per una volta, al centro ci sono la musica cristiana e Gesù Eucaristia, nient’altro.
Siamo a Napoli, nel cuore del centro storico, a Montesanto. Un quartiere difficile, tormentato da degrado, criminalità, povertà e dispersione scolastica. Eppure qui, a dispetto della cronaca, c’è una generazione che ha deciso di non essere protagonista della cronaca più triste del napoletano, anzi. Centinaia di ragazzi del quartiere da dieci anni a questa parte - da quando per la prima volta è arrivato don Michele - hanno cambiato completamente vita. E ce lo raccontano. C’è chi, dopo l’incontro con il sacerdote e la conversione, ha ripreso la scuola, si è diplomato e iscritto all’università; c’è chi ha abbandonato strade che lo avrebbero portato più prima che poi in un carcere minorile; c’è chi è uscito da una depressione cronica e chi voleva togliersi la vita.
Ma che la vita di tanti ragazzi sia radicalmente cambiata è evidente anche dal successo della serata: il loro entusiasmo è contagioso. Hanno ricevuto una proposta credibile - non solo per la festa! - e ha attirato anche i giovani di altre zone di Napoli e provincia.
“Rave4Christ”, così l’ha chiamato don Michele l’evento di musica dance cristiana. Nessun tentativo clerico-giovanilistico di coinvolgere i ragazzi scimmiottando il brodo rancido culturale nel quale sono immersi quotidianamente dalla cultura dominante. Ma, semplicemente, un modo per dimostrare che ci si può divertire con musica sana, senza eccessi. E che anche se si è giovani si può avere la capacità di fermarsi e mollare tutto, anche il divertimento, se c’è Gesù di mezzo. Perché ad un certo punto della serata Gesù Eucaristia è diventato l’unico centro della festa e tutti si sono fermati per pregare. Dopo un momento di predicazione spontanea, si è lodato Dio. E tanti sono rimasti in ginocchio a piangere commossi, per la prima volta.
Don Michele è convinto che chi prova ad attrarre i ragazzi con gli specchietti per le allodole s’illude soltanto di riuscire con successo. E che non è un prete che si veste alla moda, e cerca di sembrare al passo con i tempi, che fa innamorare di Dio i più giovani.
Cosa cercano questi ragazzini? Che grido ci stanno lanciando dal buio delle discoteche che frequentano? Cosa vogliono dirci ascoltando quella musica carica d’odio e alienante? E cosa desiderano davvero?, don Michele lo sa, lo ha capito, e per questo gli ha offerto il meglio: il cattolicesimo! Propone, da anni, una cultura cattolica capace di produrre il bello. Tant’è che anche da una serata come il Rave4Christ, Cristo non ne esce stilizzato, inconsistente, impalpabile, perdente. Tutt’altro.
Il cattolicesimo ha, da sempre, utilizzato i multiformi linguaggi dell’arte per comunicare il suo immutabile messaggio di Salvezza. La musica che i ragazzi hanno ballato è la “Christian music” - che ha sempre più successo in tutto il mondo: cantare Dio e la Salvezza, con note belle e di qualità, con testi profondi, non è una scelta di serie B, ma è la migliore musica che si possa offrire a questo mondo, ché ascoltarla ti può cambiare la vita.
Il tempo presente è caratterizzato da fenomeni negativi ad ogni livello che comportano un affievolirsi della speranza e sfiducia nelle relazioni umane, e quindi rassegnazione, aggressività, disperazione. Ma se proponi bellezza ecco che sai anche infondere gioia al cuore degli uomini: un frutto prezioso che resiste al tempo.
“Cos’avete di così nuovo e grande da offrirci?”, chiedono i ragazzi alla Chiesa, e don Michele gli presenta direttamente Gesù Cristo vivo e realmente presente nel Santissimo Sacramento dell’Eucaristia. È stato Lui il vero protagonista della festa. Per questo ha avuto successo e ha successo tutto il suo apostolato.
Per tutto il tempo della festa c’era chi intercedeva per loro in cappella e sacerdoti disponibili per le confessioni.
Don Michele Madonna invita i suoi giovani, costantemente, a riempirsi gli occhi e il cuore di bellezza, perché gli è stato insegnato che solo così potranno costruire cose belle.
Quando parli con i suoi ragazzi ti dicono tutti più o meno la stessa cosa, “ogni volta che sono in crisi, ma anche quando sono felice, mi metto in ginocchio per domandare e per ringraziare Dio: è una scelta di tutti i giorni, è un cammino e una lotta quotidiana”.
L’obiettivo costante di don Michele è, infatti, formare apostoli al servizio della Chiesa per testimoniare il mistero di Cristo, “sempre sotto protezione di Maria, Madre del Santissimo Sacramento”. Lo racconta e gli brillano gli occhi, “oggi, i ragazzi non sono semplici, le famiglie non sono collaborative e spesso neanche presenti con i propri figli, la mia paternità è una disciplina: quando incontrano qualcuno sinceramente interessato alla loro persona, diventa l’interlocutore privilegiato per aprire il loro cuore e dare voce a tutte le paure che lo abitano. Scoprono di avere dei talenti, che la loro stessa vita è una chiamata del Signore. Quando un ragazzo “scopre” questo non è più spento, ma cerca il progetto della sua vita. Eppure sa perché veramente mi rispettano e vogliono bene? Perché hanno capito che senza il sacerdote non ci sono i sacramenti, non c’è la messa, non c’è Gesù: sarebbero persi. Gesù li ha restituiti alla vita e questo vale per tutti, anche per chi veniva da realtà più o meno serene. La gioia che hanno incontrato non la vogliono scambiare con niente al mondo”.
Come lo hanno capito? Don Michele gli ripete spesso che Gesù stesso “per la preghiera, sacrificava anche la carità per insegnarci che, senza Dio, siamo troppo poveri per poter aiutare i poveri”, citando madre Teresa di Calcutta. Ai suoi ragazzi offre una formazione quotidiana, con i sacramenti centro della vita spirituale: “sono il contatto con Dio, sono il mezzo sensibile con cui Dio ci tocca, ci guarisce, ci nutre, ci perdona e ci consola”, dice. E “se la gente capisse il valore di una Santa Messa, ci sarebbe la fila fuori dalla Chiesa per poter entrare”, ripete con San Pio.
Responsabile diocesano del Servizio per Nuove Forme di Evangelizzazione, don Michele, da quando era solo vice parroco, si prodiga a realizzare la missione lanciata da San Giovanni Paolo II per una nuova evangelizzazione. “Bisogna mettersi all’opera, salvando le anime con l’Eucaristia e risvegliare la società sprofondata nell’indifferenza”. Don Michele è certo che la soluzione è tutta là, d’altronde, “solo chi riconosce Dio, conosce la realtà e può rispondere ad essa in modo adeguato, umano. La verità di questa tesi risulta evidente nel fallimento delle nostre società che hanno messo Dio tra parentesi”.
E, a guardarli, questi ragazzi che ancora sanno gridare al Cielo, “sarei un nulla se non ci fossi Tu (Dio)”, ti lasciano il cuore invaso di Speranza.
La festa, ma sopratutto la missionarietà di don Michele Madonna, sono un successo, il perché è evidente.
(L.F.)