Ecco un’eccezione di cui solo la liturgia cattolica ha il segreto. La festa del Preziosissimo Sangue di Cristo è celebrata il 1º luglio, come una solennità, unicamente nella chiesa di Tutte le Nazioni del Getsemani. Ai piedi del Monte degli Ulivi, di fronte alla Città Vecchia di Gerusalemme, i francescani che custodiscono il luogo santo venerano in questo giorno il sangue essudato dal Signore durante la sua agonia.
Dopo la Cena, mentre attendeva l’arresto e dopo aver chiesto ai discepoli di pregare, Cristo si rivolse al Padre nella preghiera.
Il terzo evangelista è l’unico a riportare questo dettaglio. Da medico, forse era forse il più adatto a comprendere che l’estrema angoscia poteva produrre un tale fenomeno fisiologico.
Il sangue dell’agonia annuncia quello della Croce
La tradizione ha custodito una traccia di questo episodio della Passione: una roccia, detta “dell’agonia”. La basilica del Getsemani è quindi stata costruita in modo che l’altare si trovi dirimpetto e sopra la sacra roccia sulla quale – pie traditur – Gesù versò il proprio sangue, vale a dire la propria intera vita. Liberamente, Cristo scelse di morire per la remissione dei peccati accordandosi alla volontà del Padre. Il sangue dell’agonia è dunque come l’annuncio di quello della Croce.
Per simboleggiare il sangue versato, dal momento che la liturgia è un atto del cuore unito al corpo, i Francescani – all’inizio della messa solenne – spargono sulla pietra petali di rose rosse. Un gesto che evoca l’atto del Cristo paziente davanti agli occhi di tutti. I fedeli hanno la gioia di assistere a questa celebrazione unica solo in quella particolarissima chiesa: nella Chiesa universale, infatti, il Preziosissimo Sangue è festeggiato dal 1969 nella solennità del Corpo di Cristo il giorno della solennità del Santissimo Sacramento. Una maniera per meglio unificare il sacrificio del Signore, in corpo e sangue, consegnato e versato sul patibolo.
«Il sangue è la vita» (Deut 12,23), si legge nell’Antico Testamento. Onorare il Preziosissimo sangue è dunque anzitutto esaltare la misericordia di un Dio che dà la vita non per un morboso gusto dell’effusione cruenta, ma perché il sacrificio del Figlio è la sorgente divina a cui tutti gli uomini possono abbeverarsi. Una realtà espressa nell’orazione pronunciata davanti alla roccia dell’agonia nella messa del 1º luglio:
[traduzione dal francese a cura di Giovanni Marcotullio]