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Si possono aprire le mani durante il Padre Nostro a messa? 

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Valdemar De Vaux - pubblicato il 30/06/22
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Durante la messa, dopo la consacrazione, l’assemblea prega con la preghiera insegnata dal Signore. Alcuni fedeli hanno preso l’abitudine di farlo aprendo le mani: qual è il senso di questo gesto, e cosa ne dice il Messale?

Il Messale Romano, la cui nuova traduzione è entrata in vigore lo scorso dicembre, si presenta come un libro preciso e trasparente al contempo. Per regolare i riti della messa, oltre ai testi che pronunciano il/i celebrante/i e l’assemblea, il libro liturgico contiene delle rubriche. Queste indicazione, il cui nome viene dal colore rosso in cui sono stampate, permettono di sapere quel che ciascuno può o deve fare a seconda delle circostanze. 

Poi però, siccome la liturgia è – analogamente alla Rivelazione tutta – “incarnata”, ci sono delle “zone d’ombra”… o piuttosto, dei momenti in cui è possibile un certo margine di adattamento, perché i gesti e le parole della messa vengano compresi da tutti in un dato momento e in un dato luogo. Diverse formule sono dunque proposte per alcuni momenti della messa, e poi ci sono delle possibilità di duttilità autorizzate in funzione della cultura e dei fedeli che il prete ha con sé. Ci sono infine anche momenti per i quali nulla viene specificato. 

Questo è il caso del Padre nostro, nel bel mezzo della liturgia eucaristica. Dopo l’anafora, conclusa con la dossologia («Per Cristo, con Cristo e in Cristo…»), l’assemblea dice col prete che presiede la celebrazione la preghiera «che il Salvatore ci ha insegnato». Se il presidente deve, in punta di rubrica, stendere le sue mani, nulla si precisa su quelle dei fedeli. Si dà però il caso che da un certo numero di anni un certo numero di fedeli le spalanchi analogamente… 

Ogni battezzato è un “sacerdote” 

Liturgicamente, il segno delle mani levate con le palme verso il cielo dal prete è quello della mediazione ascendente. Il gesto è utilizzato dal celebrante quando prega Dio da parte dei fedeli, fungendo da legame tra terra e cielo. Al contrario, imporre le mani (vale a dire tendere le palme verso il basso) è il segno di una mediazione discendente. Il prete è allora colui mediante il quale Dio benedice il suo popolo. 

Poiché il messale non si pronuncia, niente vieta che fedeli aprano le loro mani al momento del Padre Nostro. Così si manifesta che la preghiera che essi pronunciano è rivolta al Padre, e che ogni battezzato è, nella forma e nel grado che gli compete (ossia non ministeriale), un sacerdote, vale a dire un mediatore tra Dio e gli uomini. Una dimensione che veniva sottolineata differentemente prima della riforma liturgica avviata nel 1969: nel messale di san Pio V, solo il prete dice il Padre Nostro, e alza le mani verso il cielo. Qui è il sacerdozio ministeriale ad essere sottolineato, piuttosto che quello battesimale. 

[traduzione dal francese a cura di Giovanni Marcotullio] 

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