Vangelo di venerdì 1 luglio
Andando via di là, Gesù vide un uomo, seduto al banco delle imposte, chiamato Matteo, e gli disse: «Seguimi». Ed egli si alzò e lo seguì.
Mentre Gesù sedeva a mensa in casa, sopraggiunsero molti pubblicani e peccatori e si misero a tavola con lui e con i discepoli. Vedendo ciò, i farisei dicevano ai suoi discepoli: «Perché il vostro maestro mangia insieme ai pubblicani e ai peccatori?». Gesù li udì e disse: «Non sono i sani che hanno bisogno del medico, ma i malati. Andate dunque e imparate che cosa significhi: Misericordia io voglio e non sacrificio. Infatti non sono venuto a chiamare i giusti, ma i peccatori».
(Matteo 9,9-13)
La persona in questione è la stessa che ha scritto il Vangelo che stiamo leggendo. Sarebbe stato carino avere qualche dettaglio in più rispetto a cosa sia accaduto in quel momento. Ma credo che la discrezione con cui viene raccontata questa chiamata ci ricorda che ci sono cose che sono difficili da racchiudere in un racconto e in un ragionamento e possono solo essere constatate.
Se qualcuno ti domanda perché ami una persona potrai rispondere in molti modi ma alla fine devi accettare che c’è qualcosa di misterioso al fondo di quell’amore che nessun ragionamento o parola possono cogliere. Bisogna educarsi a rispettare questo nucleo di intimità che ci abita e smettere di voler sempre analizzare tutto.
Il vangelo poi prosegue raccontandoci dello scandalo procurato da Gesù mettendosi a tavola con i peccatori. Come può un giusto mettersi alla pari con un impuro? È il principio religioso più diffuso al mondo: il puro deve tenersi lontano da ciò che lo rende impuro. Gesù porta una novità radicale:
L’amore di Dio non è come una categoria religiosa scontata, esso invece compie inaspettatamente ciò che gli altri evitano accuratamente: ama ciò che non è amabile e proprio per questo lo salva.
#dalvangelodioggi