C'è un'ottima ragione per cui il cane è ritenuto il migliore amico dell'uomo. Offre infatti non solo affetto e intrattenimento, e un buon motivo per fare esercizio, ma è anche incredibilmente fedele.
In onore dei nostri amici a quattro zampe, volevamo condividere qualche storia su come il cane si sia davvero guadagnato il titolo di “migliore amico dell'uomo” nel corso della storia.
Domini canes
Guardando all'iconografia di San Domenico, lo si vede spesso accompagnato da un cane. Quando sua madre, la beata Giovanna d'Aza, era incinta, infatti, sognò un cane con una torcia in bocca che correva per il mondo infiammandolo. Andò da un predicatore per parlare del significato di quel sogno insolito, e le venne detto che voleva dire che avrebbe dato alla luce un grande predicatore “che avrebbe infiammato il mondo con il fuoco della sua parola”, ricorda la Catholic News Agency.
Il nome dell'Ordine Domenicano stesso sottolinea l'importanza di questo sogno, visto che Domini canes in latino significa “cani del Signore”.
È interessante che il cane apparso nel sogno della beata Giovanna venga a volte ritenuto un levriero, un cane che sprizza energia e può correre a grande velocità diffondendo la Parola di Dio. Questo concorderebbe con l'opera di San Domenico, che si dice abbia convertito più di 100.000 persone attraverso le sue missioni.
Il cane che salvò San Rocco
San Rocco, francese del XIV secolo, è il santo patrono dei cani. Quando prese la peste si recò nella foresta per morire, ma venne salvato da un cane che non solo leccò le sue piaghe per aiutarlo a guarire, ma gli portò anche il cibo della tavola del suo padrone, il conte Gothard Palastrelli.
Un giorno il nobiluomo seguì il suo cane nel bosco e scoprì il fragile San Rocco. Lo portò a casa sua e lo aiutò a riprendere le forze. Non molto tempo dopo, Rocco tornò nella sua nativa Montpellier, venne arrestato accusato di essere una spia e messo in prigione, dove morì cinque anni dopo di deperimento.
I cani compassionevoli di Lazzaro
Ricorderete senz'altro la parabola dell'uomo ricco e di Lazzaro, il povero che giaceva in strada e le cui piaghe venivano leccate dai cani. Questo atto è aperto all'interpretazione.
Alcuni pensano che la situazione di Lazzaro fosse così terribile che il comportamento dei cani possa essere considerato un insulto finale nei suoi confronti, altri che i cani abbiano avuto pietà di Lazzaro e abbiano cercato di guarire le sue piaghe leccandole. La compassione dei cani è stata maggiore di quella degli uomini, sottolineando il significato dietro la parabola.
Il soccorritore San Bernardo
Tutti noi abbiamo familiarità con le immagini del grande cane San Bernardo che porta una bottiglietta di alcool al collo. Forse non sapete che è stato grazie ai monaci delle Alpi Pennine che questa razza di cani si è specializzata nel soccorso di montagna.
Tra Italia e Svizzera c'è un passo coperto dalla neve così pericoloso che nel 1050 un arcidiacono, San Bernardo, vi costruì una canonica e un rifugio per accogliere chi cercava un tetto. Nel 1660 i monaci che vivevano lì, tagliati fuori dal mondo per lunghi periodi di tempo, portarono dei cani con sé per avere compagnia e come cani da guardia.
I cani di questo tipo erano in grado di capire se si stava per verificare una valanga, e guidavano i monaci quando si spostavano. Un secolo dopo accompagnavano anche i viaggiatori, soprattutto pellegrini alla volta di Roma, attraverso il passo. Si è capito presto che questa razza aveva uno spiccato senso dell'odorato che permetteva di individuare le persone sepolte sotto la neve.
Gruppi di cani venivano mandati a cercare le persone disperse. Una volta individuate, un cane tornava alla canonica e avvertivano i monaci, mentre gli altri tiravano fuori la persona e le offrivano il calore necessario.
Solo nel 1880 questa razza di cani ha ricevuto un nome ufficiale, San Bernardo, dal nome del monaco che aiutava i viaggiatori secoli prima. Nel corso degli anni, si ritiene che questi cani abbiano salvato più di 2.000 persone.
Anche il passo è stato chiamato come il monaco, Passo del Gran San Bernardo, e ce n'è anche uno più piccolo, noto come Passo del Piccolo San Bernardo.
Il cane santo di nome Guinefort
È incredibile pensare che ci sia un cane che è un santo popolare. La tradizione dice che un levriero francese venne lasciato a prendersi cura del figlio di un cavaliere mentre questi stava cacciando. Quando il cavaliere tornò non riusciva a trovare suo figlio. La stanza del bambino era a soqquadro, e il cane Guinefort era coperto di sangue. Il cavaliere pensò al peggio e uccise l'animale.
Presto, però, sentì il pianto del bambino, e vide una vipera morta coperta di morsi di cane che giaceva accanto a lui. Il cavaliere prese il suo fedele animale e lo mise in un pozzo, coprendolo con delle pietre per creare un santuario. I locali andavano a venerare il cane martire sperando che avrebbe guarito le loro malattie.
Se Guinefort non è mai stato ufficialmente riconosciuto come santo nella Chiesa cattolica, com'è ovvio, la sua storia è affascinante e colpisce gli amanti dei cani, cristiani o meno.