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Ai funerali di Elena preghiere e urla di condanna alla madre assassina

FUNERALI ELENA DEL POZZO
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Paola Belletti - pubblicato il 23/06/22
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La voce cristiana si è già alzata, chiara e accorata: la celebrazione liturgica e le parole dell'omelia di Mons. Renna gettano luce fin dentro l'oscurità di un gesto inaccettabile, che giustamente ci ferisce e scandalizza. Ma non respinge la misericordia

Alla scoperta del cadavere per confessione della stessa Martina Patti, la notizia del sequestro ad opera di tra sconosciuti incappucciati ed armati ci è parsa ben più dolce alternativa.

Nessun agguato, l'aveva assassinata la madre per poi seppellirla a poche centinaia di metri da casa.

Così riportavamo anche noi all'indomani dell'inatteso sviluppo delle indagini:

Nel pezzo a firma della collega trovate anche le tremende coordinate per orientarvi nel tragico fenomeno delle uccisioni di bambini ad opera dei propri genitori: sono quasi 500 le vittime, dal 2002, anno in cui si è iniziato a contarli. Prevale la mano materna nella prima infanzia, quella paterna man mano che i figli crescono. Spesso l'epilogo è il suicidio del genitore assassino.

Per il gip non c'è dubbio, Martina Patti è pericolosa, resti in carcere

"Deve restare in carcere", così conclude la Giudice per le indagini preliminari dopo aver commentato con parole severissime la gravità dell'atto compiuto e la pericolosità dell'indagata.

Nel testo dell'ordinanza di convalida del fermo la gip argomenta la necessità del sequestro preventivo con la gravità estrema del gesto e la altrettanto suprema pericolosità della donna:

«Perché uccidere un figlio in tenera età e, quindi indifeso, oltre a integrare un gravissimo delitto, è un comportamento innaturale, ripugnante, eticamente immorale, riprovevole e disprezzabile, per nulla accettabile in alcun contesto... indice di un istinto criminale spiccato e di elevato grado di pericolosità». Martina inoltre non ha manifestato segni di pentimento. (...) La definisce «lucida e calcolatrice» che, se non arrestata, «potrebbe darsi alla fuga».

La donna, quindi, resta in stato di fermo presso la casa circondariale di Piazza Lanza, a Catania.

I funerali

Ieri pomeriggio nella Cattedrale di Sant’Agata a Catania si sono svolti i funerali della piccola che avrebbe compiuto cinque anni a luglio. Incompiuto, interrotto senza rimedio il suo viaggio terreno perché la vita le è stata tolta nel modo più crudele che si possa immaginare.

L'omelia del Vescovo, però, ricompone tutto nella sola luce che possa entrare in un'oscurità tanto fitta.

L'omelia

Monsignor Luigi Renna, Arcivescovo metropolita di Catania, ci accompagna con coraggio paterno, composto dolore e la sapienza che solo la Chiesa custodisce viva, dentro un mistero che ci resta ostile e che vorremmo solo respingere.

Il testo prosegue meditando le parole di Cristo che, intercettando il discutere animato dei suoi discepoli intorno a chi fosse tra loro il più grande, risponde che il vero primato del discepolo consiste nel servizio agli altri, soprattutto ai più piccoli.

Per questo, quando non mettiamo al centro i bambini ma li usiamo per le nostre ripicche, i nostri desideri, la nostra smania di prevalere, tutto si guasta, tutto precipita e loro ne soffrono enormemente.

L'atto efferatissimo della giovane madre di questa bambina innocente viene dalla stessa fonte da cui risalgono tutte le nostre miserie, cattiverie, egoismi, prevaricazioni, gelosie. Un cuore che si è fatto tanto amaro è quello in cui il mare di odio da cui tutti dobbiamo guardarci è risalito su, su fino alla sorgente. E ora le sua acque anziché dissetare bruciano.

Bisogna anche in questo caso pregare il Dio della pioggia, il Dio che può piovere misericordia su tutti, persino su una madre il cui gesto non fa che inorridirci.

Il Vescovo ci conduce a contemplare l'innocenza dei bambini e ci richiama alla nostra grave responsabilità: dobbiamo proteggerla, dobbiamo preservarla e condurla a Cristo che da precaria sa renderla stabile, e sa trasformare tutti, anche chi è vecchio, in un bambino vero, capace di stare a quelle altezze a cui da adulti non sappiamo più tendere.

Chi è senza peccato

Lo sa bene, meglio di chi scrive, che ci sono peccati e peccati, che esiste una scala di gravità e anche di pericolo al quale essi espongono la nostra anima.

Ma Gesù, davanti all'adultera che stava per essere lapidata, non ha apostrofato la folla chiedendo che si astenesse dal colpirla solo chi fosse senza peccati di un certo calibro. Per questo dobbiamo forzare noi stessi, opporci allo scandalo immane che crimini come questo suscitano in noi, e credere che la loro cupa profondità possa sempre essere illuminata dall'abisso di luce che emana dal cuore di Cristo.

Le preghiere e le urla

Vergogna! Vergogna!, si sente urlare dalla folla all'esterno della Chiesa in cui si sono appena conclusi i funerali. Bara bianca portata a braccia fino all'auto, palloncini azzurri e arancioni che si alzano in volo. E poco prima preghiere recitate con forza: L'eterno riposo scagliati in alto insieme allo sgomento, la rabbia forse, il non volersi arrendere ad essere patria, anche, di un simile abominio.

Elena è morta uccisa da sua madre rea confessa; del suo pentimento, ma nemmeno delle reali intenzioni che l'hanno condotta a maturare, pianificare e provare a nascondere questo gesto irrevocabile non si sa quasi nulla.

Quello che ci basta sapere

Cosa sappiamo però, già, noi credenti in Cristo?

Che il luogo in cui si compie la nostra salvezza, il Golgota, è lo stesso in cui tanti si adoperano a mettere le mani addosso all'Innocente, a ferirlo, tormentarlo, insultarlo e infine vederlo morire sulla croce a cui lo hanno fissato.

C'è un'altra cosa che colpisce, almeno me: urlare contro questa mamma che col suo gesto lucido e insano ha tolto la vita a sua figlia dimostra che lo sappiamo bene, anche se spesso ce ne dimentichiamo: i figli non sono mai nostri, non è di un possesso che si parla. Ed è proprio di quella appropriazione indebita che si accusa e non si vuole perdonare la madre. Elena non era tua!

Infatti è Sua.

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