Le occasioni di procrastinare non mancano, specialmente nel mese di giugno, periodo in cui il carico mentale raggiunge livelli da record.
Appena usciti dalla dichiarazione dei redditi – compito rimandato all’ultimo da così tanti cittadini che il sito internet crasha sempre, l’ultimo giorno – ecco che bisogna compilare i moduli per la reiscrizione a scuola o in palestra (benché nulla sia cambiato in 12 mesi, se non l’età degli interessati, e ciò non dovrebbe sorprendere nessuno), rispondere alle partecipazioni nuziali di quel lontano cugino (non si va al matrimonio), trovare un regalo per la cresima di Anselmo, fissare l’appuntamento col dentista (se si vuole trovare un buchetto prima di Natale), comprare i biglietti del treno per il ritorno della figlia dalla colonia (tanto più aspetti più costano). Insomma, il carico è immenso e la tentazione di rimandare tutto all’indomani lo è altrettanto.
Tentazione pomposamente chiamata “procrastinazione” dal XX secolo, ma che il genere umano combatte da secoli e secoli:
Scrive così Proust (in La Prisonnière). A riprova di come la tendenza sia atavica si tenga questo grazioso proverbio del XIII secolo:
O ancora questo verso di Esiodo in Le opere e i giorni (VIII secolo a.C.):
Anche Giovanni Paolo II aveva un parere sulla cosa:
Oppure:
La regola dei cinque secondi: «5-4-3-2-1-GO»
È cosa saggia dunque «non fare domani quel che puoi fare oggi». Per questo Mel Robbins, conferenziera e animatrice televisiva americana, autrice del best-seller The 5 Second Rule, che ha venduto più di 20 milioni di copie ed è stato tradotto in 36 lingue, propone una tecnica semplice ma efficace: quella detta “dei cinque secondi”. L’autrice assicura che essa può cambiare la vita, ma noi ci limiteremo a sottolineare il suo impatto sul rimandare al domani i gesti della vita quotidiana come i compiti quotidiani, i fascicoli amministrativi, la preghiera della sera…
Basata su un dato pseudo-scientifico, secondo il quale il nostro cervello impiegherebbe circa cinque secondi a mettersi in “modalità procrastinazione”, la tecnica consiste nel pronunciare mentalmente un conto alla rovescia “5-4-3-2-1-GO”, come alla NASA (era stato proprio un articolo sul lancio di un missile che le aveva ispirato l’idea) e poi passare all’azione.
Secondo lei, infatti, tutto avviene in cinque secondi:
Se si attende troppo, il cervello si lascia intrappolare da una qualunque distrazione e sarà molto difficile fare marcia indietro. Concentrarsi sul conto alla rovescia eviterebbe lasciare che false scuse o emozioni negative prendano il sopravvento e frenino la decisione. Un sistema di controllo sui propri pensieri che gli scienziati chiamano “metacognizione”. Al di là dell’aspetto efficace di questo metodo, Mel Robbins descrive anche dei beneficî psicologici: esso comporterebbe non solo un aumento di autostima, proveniente del senso del dovere compiuto, ma anche l’impressione di riprendere in mano la propria vita, di esserne l’autore.
Ovvio che questa regola riguarda solo le azioni del quotidiano nelle quali la posta in gioco è limitata: le grandi decisioni richiedono un tempo di discernimento che, va da sé, è ben lungi dal potersi confinare in cinque secondi d’orologio.
E applicata alla vita di fede… funziona?
Sembra tuttavia che questa regola dei cinque secondi possa applicarsi alla vita spirituale. Chi non è stato tentato di rimandare all’indomani una preghiera? Ora, se c’è na cosa buona da non rimandare all’indomani, questa è il cuore-a-cuore col Signore. Questo conto alla rovescia può aiutarci a non abbandonare indolentemente il combattimento spirituale: «5-4-3-2-1-PRAY», potremmo dire. Santa Elisabetta della Trinità era sicuramente di questo avviso:
E san Giovanni della Croce si chiedeva:
Allora 5-4-3-2-1-GO!
[traduzione dal francese a cura di Giovanni Marcotullio]