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Come ho stabilito dei confini con genitori e suoceri dopo il mio matrimonio

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Cecilia Pigg - pubblicato il 22/06/22
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Le feste non erano l'unica questione da risolvere

“Sì, potrebbe andare. Ne parliamo e ti facciamo sapere”. Ho riattaccato il telefono e ho iniziato a piangere. (Ok, non ero sposata da così tanto, quindi in realtà non ho riattaccato materialmente il telefono. Ho solo premuto il tasto rosso per concludere la chiamata e rimesso il telefono sul tavolo).

Piangevo perché mi chiedevo come trascorrere le vacanze dividendomi tra i miei genitori e i miei suoceri. Che confusione. Non stavo comunicando bene, questo era chiaro. Sia i miei genitori che quelli di mio marito ci sono rimasti male, e quando ho proposto a mio marito un altro programma per la festa del Ringraziamento e Natale non ha capito, e mi sono sentita molto sola e incompresa.

Le feste non erano l'unica questione da risolvere. Avevo aspettative sul rapporto con la mia e la sua famiglia diverse da quelle di mio marito, che erano a loro volta diverse da quelle dei nostri genitori.

Come se non bastasse, mio marito ed io siamo entrambi i figli più grandi e siamo stati i primi a sposarci, quindi nessuno dei nostri genitori aveva mai avuto a che fare con una nuora o un genero, e men che meno con un bambino adulto in un rapporto matrimoniale. Attraversavamo tutti un territorio inesplorato, e comunicare tutto questo non stava avendo successo – soprattutto perché non veniva comunicato affatto.

Discutere insieme le aspettative

Ero stupefatta della frequenza con cui mio marito parlava con i suoi genitori, e lui era altrettanto stupefatto per quanto poco io parlassi con i miei. La prima lezione che abbiamo dovuto imparare è stata che prima di stabilire qualsiasi confine dovevamo discutere insieme delle nostre aspettative.

La Genesi ci dice che un uomo deve lasciare il padre e la madre e unirsi alla moglie, ma nella Lettera agli Efesini e nel Libro dell'Esodo ci viene anche detto di onorare il padre e la madre. Abbiamo quindi dovuto trovare il confine tra amare i nostri genitori e imparare da loro e riconoscere che come nuova coppia stavamo creando una famiglia del tutto nuova, separata e diversa dalle nostre famiglie d'origine.

Abbiamo avuto molte conversazioni in cui abbiamo iniziato a scoprire quello che l'altro pensava e provava sul tempo a livello quantitativo e qualitativo che stavamo trascorrendo con i nostri genitori. Non erano sempre conversazioni felici e serene, ma ci hanno aiutati a crescere.

Ci hanno anche aiutato a comunicare meglio sui nostri programmi, di modo che entrambi sapevamo quando avevamo degli impegni e dovevamo fare i progetti con la famiglia tenendone conto. La conversazione sui nostri programmi quotidiani si è poi evoluta, e ci ha fatto capire a cosa l'altro voleva dare priorità in generale. Di quale tempo libero aveva bisogno ciascuno? Per quanto tempo dovevamo lavorare, e quanto prenderci cura della casa? A quali attività sociali voleva dare ciascuno la priorità, e come volevamo trascorrere i nostri fine settimana?

La comunicazione continua è fondamentale

Una volta che abbiamo iniziato a capire da dove veniva ciascuno di noi e cosa ci aspettavamo a livello individuale, siamo stati in grado di parlare dei confini che volevamo stabilire come coppia.

Tendo sempre a voler risultare gradita alle persone, e quindi ho la tendenza a reagire quando questi miei tentativi vanno troppo oltre, ponendo dei confini eccessivi. Ad esempio, dopo aver sentito che ho lasciato passare troppe persone in una fila, decido improvvisamente che il limite è stato raggiunto e che non accetterò più un invito per tre mesi. Questo lascia in genere i miei cari con un senso di “colpo di frusta”, e non mi aiuta a imparare a dire di no in modo misurato e normale.

Mio marito ha scoperto che parlare più spesso con me mi aiutava a imparare a dire “No” in modo più coerente quando dovevo farlo. Questo ha aiutato spezzare il circolo “Sì, sì, sì, passiamo del tempo insieme, ma no, mai più, basta”.

Abbiamo imparato lentamente come equilibrare il suo desiderio di trascorrere più tempo di persona con le nostre famiglie e il mio di trascorrerne di più lontano da loro, concentrandomi sul formare la nostra famiglia.

Man mano che abbiamo dato più chiaramente voce ai nostri desideri l'uno con l'altra e con le nostre famiglie, la comunicazione è migliorata. C'è sempre spazio per crescere, e buoni santi patroni da cui cercare aiuto sono i Santi Gioacchino e Anna, genitori della Vergine Maria. Ci rivolgiamo molto a loro e chiediamo di aiutarci mentre impariamo a gestire i rapporti familiari nella nostra vita da sposati.

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