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La Chiesa in Spagna propone il celibato opzionale e il sacerdozio femminile?

Asamblea sinodal
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Alvaro Real - pubblicato il 16/06/22
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La Chiesa spagnola ha presentato la sua assemblea sinodale. Vari media hanno esposto le conclusioni come una proposta perché Roma metta in discussione la situazione del sacerdozio. Cosa c'è di vero?

Nulla o probabilmente nulla. La Chiesa spagnola ha presentato sabato scorso la sintesi sulla fase diocesana del Sinodo sulla sinodalità. Molti aspettavano i dati per vedere se i cattolici in Spagna chiedevano una maggiore apertura da Roma nei confronti del celibato opzionale e del sacerdozio femminile.

Probabilmente era la prima cosa che tutti noi giornalisti siamo andati a cercare. E qualcosa c'era, ma in un piccolo paragrafo di un documento di 16 pagine. E tutto questo dopo aver elencato una serie di temi che rappresentano ciò che preoccupa davvero i cattolici spagnoli: il ruolo della donna nella Chiesa, la famiglia, i giovani, gli abusi, i ministeri laicali...

Alla fine dell'analisi di tutti questi temi e come paragrafo complementare appare questa nota, nella quale si parla di “un numero ridotto di gruppi o persone” che avanzano questa proposta:

Il giorno dopo la presentazione della sintesi e di fronte alle domande dei giornalisti, il vescovo ausiliare di Toledo, César García Magán, ha spiegato che questi temi compaiono nel documento per un esercizio di trasparenza, ma che “non è nemmeno lontanamente una proposta maggioritaria o di una minoranza rilevante” tra le diocesi spagnole.

Quello che si sta affrontando davvero

Al termine dell'atto di presentazione, Isaac Martín, laico di Toledo e uno dei relatori del documento, ha spiegato a El Espejo de COPE il vero contenuto del testo: “All'interno della Chiesa si è insistito su come dobbiamo essere parrocchie più accoglienti, e fuori della Chiesa sull'importanza di realizzare la nostra missione nella corresponsabilità dei fedeli laici, nella complementarietà delle vocazioni e in moltissime questioni sulle quali dobbiamo ancora discernere e lavorare”.

Quanto alle proposte, il Sinodo in Spagna chiede “che gli organi consultivi siano realmente sinodali; che i progetti pastorali abbiano una metodologia sinodale; di riscoprire la vocazione battesimale e che la Chiesa si renda presente nella società con la sua voce profetica; una maggiore importanza di movimenti, confraternite o istituzione dei ministeri laici”, ha riassunto Isaac Martín.

La sintesi presentata, inoltre, non è un documento chiuso. È stato presentato all'Assemblea perché lei stessa valutasse il testo e avesse l'opportunità di insistere sull'eco che ritene debba essere più presente o per sottolineare eventuali lacune.

Lavoro e riconoscenza

L'Assemblea ha poi dedicato un paragrafo speciale alle testimonianze e al lavoro realizzato in questi mesi. Ad esempio, la responsabile del Sinodo ad Ávila, María Isabel López, ha affermato che “non si tratta di rispondere a questionari, né di fare proposte, ma di compiere un processo di conversione per diventare una Chiesa universale”, e a un certo punto del suo discorso si è mostrata emozionata per l'azione dello Spirito Santo che ha constatato.

Fortissima è stata la testimonianza di Aaron, uno dei responsabili del Sinodo nelle carceri spagnole: “Non è mai tardi per abbracciare Dio”, ha dichiarato, esprimendo un sincero “Grazie alla Chiesa” da parte di tutti i reclusi che hanno partecipato.

Perché allora quello che è emerso per alcuni media è un piccolo paragrafo su un documento di 16 pagine? Perché molti media internazionali sembrano mostrare che la Chiesa spagnola riformuli la situazione del sacerdozio?

Non è facile rispondere a questa domanda. Forse fa parte di un pregiudizio o del dare per scontate le sintesi prima di cominciare. Può essere un tentativo di parte di presentare una Chiesa “su misura”, o più semplicemente una questione di “clickbait”: vendono più i temi del celibato e del sacerdozio femminile che la metodologia sinodale. Conoscete tutti la famosa e triste argomentazione: “La realtà non ti rovini un buon titolo”.

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