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L’immagine della Vergine Maria che sanguinò dopo essere stata colpita da una pallonata

Madonna dell'Arco
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Maria Paola Daud - pubblicato il 16/06/22
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A Napoli si nutrono grande devozione e affetto nei confronti del santuario della Madonna dell'Arco

La devozione popolare alla Madonna dell'Arco è molto diffusa a Napoli. Grandi feste si svolgono in suo onore, soprattutto nei lunedì che seguono la Pasqua, quando ha avuto luogo uno dei suoi miracoli più noti.

Nel luogo in cui oggi si trova il santuario c'era nel XV secolo una piccola grotta votiva, chiamata edicola.

Vi si venera la Vergine il Bambino Gesù, chiamata “Madonna dell'Arco” perché il tabernacolo si trovava molto vicino a un antico acquedotto romano, costituito da una serie di archi.

Secondo la tradizione, il Lunedì di Pasqua del 1450 un giovane, infuriato per la sconfitta subita giocando a palla con gli amici, imprecando violentamente scagliò la palla contro l'immagine della Vergine, che si trovava lì vicino.

La palla colpì la guancia destra della Madonna, e questa iniziò subito a sanguinare. La gente, vedendo l'accaduto, cominciò subito a gridare al miracolo.

La notizia si diffuse in tutta la zona e giunse al conte di Sarno, Raimondo Orsini, boia del Regno di Napoli, che iniziò un giudizio per blasfemia.

Il giovane fu condannato a morte. Venne appeso a un tiglio vicino al tabernacolo, ma l'albero si seccò 24 ore dopo.

Alcuni videro la morte dell'albero come segno del fatto che il Cielo non era contento della condanna a morte del ragazzo, senza dargli la possibilità di redimersi.

Alla Vergine sarebbe rimasto “un ematoma” che non si è mai assorbito e si vede ancora oggi.

L'ex voto calpestato

Un secondo miracolo si verificò il Lunedì di Pasqua del 1589, durante la festa dedicata alla Madonna dell'Arco.

Una donna di nome Aurelia Del Prete andò sul posto con il marito, Marco Cennamo, per offrire un ex voto perché Marco era guarito da una grave malattia agli occhi.

La donna aveva con sé un maiale, che fuggì tra la folla. Arrabbiata per il fatto di non poterlo recuperare, imprecò e calpestò in un accesso d'ira l'ex voto del marito, che rappresentava la Vergine.

L'anno dopo, per una grave malattia, le si staccarono i piedi.

I piedi mummificati della donna, ancora visibili, sono chiusi in una cassa di ferro nella sala delle offerte del santuario.

Questo fece sì che la fama della Madonna dell'Arco si diffondesse ancor di più, arrivando agli orecchi di Papa Clemente VIII, che inviò da Roma padre Giovanni Leonardi da Lucca, in seguito proclamato santo, perché costruisse sul posto un santuario dedicato alla Madonna dell'Arco, la cui prima pietra venne collocata nel 1593.

I miracoli continuarono

Il 15 febbraio 1621, un nuovo prodigio mostrò la predilezione della Vergine per la sua immagine quando un architetto incaricato di abbellire il reliquiario della Madonna inserendolo nel tempio attuale trovò una grande roccia vesuviana.

Cercò in molti modi di farla a pezzi, ma era impossibile. Stanco, pregò la Vergine, e alle quattro del mattino la roccia si spezzò miracolosamente da sola.

Nel 1595 il santuario venne affidato ai Domenicani.

Il 25 marzo 1675, uno dei religiosi stava pregando con fervore davanti all'immagine della Vergine quando vide brillare una luce dorata sotto l'ematoma della guancia, e intorno ad essa scintillare tante piccole stelle.

Pensando che si trattasse di un'allucinazione chiamò il sagrestano, e senza dirgli niente lo invitò a guardare l'immagine. Il sagrestano, stupito, confermò la visione della luce e delle stelle e corse a chiamare il priore, all'epoca padre Rossella.

L'immagine mariana fu vista brillare circondata da stelle per più di un mese, e tra i testimoni ci furono anche il viceré di Napoli, Antonio Alvarez, e il cardinale Pier Francesco Orsini, futuro Papa Benedetto XIII.

Venne quindi ordinato che si tenessero processioni pubbliche di azione di grazie in tutta la diocesi. I festeggiamenti si tengono ancora oggi.

Il miracolo dell'eruzione del Vesuvio

Dal 15 dicembre 1631 al 21 gennaio 1632, a seguito di una terribile eruzione del Vesuvio, circa 3.000 persone si rifugiarono nel santuario, venendo assistite amorevolmente dai padri domenicani. Anche se terremoti, piogge torrenziali, ceneri e lapilli ruppero tutte le finestre del santuario, quella centrale, in cui era dipinta l'immagine della Vergine, rimase illesa.

Nel 1656, poi, la peste colpì tutta l'Italia, e solo a Napoli provocò circa 100.000 vittime, praticamente la metà della popolazione.

La gente, angosciata, corse a chiedere aiuto alla Madonna dell'Arco, prese l'olio delle lampade che ardevano di fronte all'altare della Madonna e unse le parti malate, ottenendo guarigioni miracolose. In memoria di queste, accanto all'altare della Madonna arde in modo perpetuo una lampada votiva da cui si estrae l'olio che ancora oggi i fedeli continuano a chiedere e a usare con fede.

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