Linea dura del vescovo della diocesi di Aversa (Caserta) contro feste patronali “deviate”, tra inchini, raccolte di fondi “opache”, comitati festa senza personaggi con fedina penale sporca e politica.
Le infiltrazioni criminali
Monsignor Angelo Spinillo, pur dando il via libera alle feste patronali civili e religiose, dopo due anni di sosta forzata causa covid, ha dettato regole precise per il loro svolgimento, in una diocesi ad alto tasso di infiltrazioni della criminalità anche nella devozione popolare.
Regole anti inchino
«Come stabilito dalla Conferenza Episcopale Regionale - ha scritto mons. Spinillo - in una lettera diffusa in tutta la diocesi - è necessario contenere in un tempo congruo la durata delle processioni, evitando soste e sviluppando un cammino ordinato che significhi il procedere di un popolo seguendo un modello e una guida, che è il Santo e cantando con lui le lodi di Dio».
Comitati festa senza pregiudicati
«Poiché si ritiene utile verificare preventivamente la situazione giudiziaria dei membri del Comitato-feste - ha proseguito il vescovo della diocesi di Aversa - non accettando in essi la presenza di chi fosse, in qualsiasi forma, oggetto di condanna civile o penale, sarà obbligatorio raccogliere le autodichiarazioni rilasciate dai membri del Comitato, utilizzando l'apposito modulo predisposto dalla Cancelleria Vescovile».
La politica fuori dalle feste
Come anche non sono ammesse, ha evidenziato il vescovo di Aversa, «persone che ricoprano incarichi e ruoli di valenza politica o amministrativa a livello comunale o a qualsiasi altro livello civile».
Un'altra per le feste patronali nella diocesi di Aversa è niente raccolte di offerte durante lo svolgimento delle stesse. E se si fa la questua prima della celebrazione, casa per casa, »rilasciare una qualche forma di ricevuta».
Il senso di questi duri provvedimenti
La diocesi di Aversa ha dunque optato per regole stringenti per evitare che, tra capi-clan e sponsorizzazioni, le feste dedicate ai santi e alla Madonna prendano una piega diversa.
«Siamo chiamati a prendere atto che non sono sufficienti piccoli aggiustamenti - sottolinea il vescovo in un lungo documento pubblicato dal sito della diocesi -, o la correzione di qualche modalità espressiva, a rendere significative e vitali le nostre celebrazioni e le manifestazioni della nostra devozione. Il nostro impegno pastorale prossimo futuro, liberato dalla tentazione di ripetere ciò che 'si è fatto sempre così', dovrà mirare a restituire il vero contenuto di fede e di spiritualità alle celebrazioni ed ai momenti propri delle forme tradizionali della devozione del nostro popolo» (Ansa, 11 giugno).