L’8 giugno 2022 si è chiusa nella città polacca di Kielce la XXIII edizione di Sacroexpo, Mostra Internazionale di Arte Sacra e di oggetti devozionali, di costruzioni e allestimenti per le Chiese.
Dal 2005, durante lo svolgersi di questa mostra, si è deciso di attribuire una Medaglia dal titolo Per Artem ad Deum, come riconoscimento di valore, ad Artisti di grande levatura, appartenenti a tutte le discipline, che in qualche modo si fanno strumento per arrivare a Dio, come segno di un dialogo con la cultura tutta.
E lo scorso Martedì 31 Maggio si è svolta la cerimonia per la consegna di questa Medaglia. Destinatario: Giuseppe Tornatore. Emittente: quello che ormai fu il Pontificio Consiglio della Cultura in accordo con il Capitolo della fiera SacroExpo di Kielce.
Presenti alla cerimonia anche Dr. Andrzej Mochoń, il Presidente della Fiera, mons. Henryk Mieczysław Jagodziński, nunzio apostolico, mons. Marian Florczyk, vescovo ausiliare di Kielce, i monsignori del Pontificio Consiglio per la Cultura, Paul Tighe, segretario, Tomasz Trafny e Lech Piechota e anche Marek Sorgowicki, Chargé d’affaires dell’Ambasciata della Polonia presso la Santa Sede.
Ultimo ciak per il Pontificio Consiglio della Cultura
Fu perché è proprio di questi giorni la sua cessazione come conseguenza della riforma della Curia voluta da Papa Francesco e la nascita di un nuovo Dicastero, ovvero quello per la Cultura e l’Educazione che avrà un unico nuovo prefetto.
A presiedere la cerimonia di consegna, nella sua ultima uscita pubblica, il Presidente uscente del Pontificio Consiglio, che in qualche modo ne è stato l’anima e la punta di diamante: Sua Eminenza il Cardinale Gianfranco Ravasi.
E proprio Ravasi, dopo aver spiegato il ruolo del Pontificio Consiglio della Cultura che da sempre ha sponsorizzato questa Medaglia, ci ha raccontato anche qual è stato il suo contributo e la sua intenzione, ovvero “ho voluto portare un po’ questo premio ad un livello più alto, assegnandolo a personalità che avessero in qualche modo rappresentato non tanto un rapporto diretto col sacro, ma che avessero in qualche modo una tensione verso l’eterno, l’infinito, il mistero che circonda la persona umana, che considerino insomma la persona umana un’isola sulla cui pelle, però, battono le onde dell’oceano, cioé dell’infinito, del mistero”.
Il Premio a Giuseppe Tornatore
Egli stesso, infatti, si è fatto promotore della proposta per l’attribuzione di questo prestigioso riconoscimento al regista Giuseppe Tornatore.
Ben felice dell’assegnazione di questa medaglia al regista italiano anche Andrzej Mochon, presidente della Fiera come abbiamo detto e membro del Capitolo che valuta e vota le proposte emerse anno per anno.
Parte di questo Capitolo è anche un altro regista piuttosto di casa in Italia, Krzysztof Zanussi, egli stesso insignito di questo riconoscimento alcuni anni fa.
Mochon ha spiegato qual è stata l’origine di SacroExpo e quale sia l’intenzione che la anima: “volevamo creare qualità, un luogo in cui gli artisti, gli artigiani si potessero incontrare, parlarsi tra di loro e nello stesso tempo incontrare anche i loro potenziali clienti, uomini di chiesa, monaci”.
E anche lui mette a fuoco come in questa fiera si possano incontrare anche artisti in cerca di Dio, quindi “un’arte considerata sacra in senso largo”.
E proprio la medaglia Per Artem ad Deum, manufatto di pregio, in qualche modo vuole essere un segno concreto di una tensione, di un dialogo, vocazione sia di questo evento annuale, come pure dello stesso Pontificio Consiglio della Cultura.
Mochon dichiara di essere felice che Tornatore abbia accettato questo premio, che “benché sia un premio diverso dagli altri, lo considera altrettanto importante per sé”.
Anche Mons. Paul Tighe dichiara di apprezzare il cinema di Tornatore per il fatto di riuscire, lavorando quasi sempre nella sua terra, la Sicilia, “a parlare di cose particolari, facendo emergere anche l’aspetto universale”.
Del lavoro di Tornatore ricorda con piacere Stanno tutti bene e dichiara di prediligere il fatto che “ci fa pensare, riflettere, immaginare e in questo c’è un aspetto di spiritualità, per me, che ci invita a vedere oltre le cose, a capire di più”.
La consegna della Medaglia
Per l’occasione, Tornatore ha ricevuto la medaglia ed un diploma dalle mani dello stesso Cardinale Ravasi e di Andrzej Mochon, consegnati eccezionalmente per la prima volta in Italia, o meglio presso la città vaticana.
Infatti, da quando esiste questa Medaglia, è sempre stata consegnata in Polonia, durante la Mostra SacrtoExpo.
Tra i nomi di quelli che l’hanno ricevuta ci sono anche quelli di grandi artisti italiani, come Mario Botta (2014), Arnaldo Pomodoro (2016), Ennio Morricone (2012) e, appunto, da quest’anno anche Giuseppe Tornatore.
"Ennio": la corrispondenza tra Morricone e Tornatore
E certamente colpisce che nell’anno in cui esce al cinema il suo ultimo film Ennio, il documentario (e non solo) biografico sul grandissimo compositore, sia proprio Tornatore a ricevere lo stesso riconoscimento, quasi come se ci fosse un fil rouge che li unisse anche in questo, a sancire, “se mai ce ne fosse bisogno”, l’amicizia grande e profonda che lega questi due protagonisti del nostro cinema e della nostra musica a livello mondiale.
Quando abbiamo chiesto al regista partito da Baaria in Sicilia e giunto fino agli Oscar se si aspettava questo premio, Giuseppe Tornatore ha replicato:
E alla domanda se in questo premio c’entrasse Ennio o Dio, ha prima sorriso e poi risposto:
PS: nostro sottotitolo al film: Il miglior amico.
La lezione sempre attuale di Ennio Morricone: ogni occasione è quella decisiva
Proseguendo nell'intervista abbiamo chiesto a Tornatore quale ritenesse una lezione profonda del lavoro di Morricone e giustamente ci ha risposto che sarebbe “un capitolo persino dispersivo da presumere di risolvere”.
Così, pescando tra le tante lezioni, ce ne ha rivelata una che ci pare davvero preziosa:
Potremmo dire che in questo sta il segreto del suo successo, perché, prosegue il regista, “questo lo ha condotto ai limiti alti ai quali lui è arrivato con l’umiltà di ritenere sempre ogni circostanza quella decisiva”.
Tornatore e la domanda troppo difficile: quel Divino che forse c’è
Abbiamo infine azzardato chiedendogli quale rapporto secondo lui la sua Arte intrattenga con Dio.
“Ah, è una domanda troppo difficile questa: non sai mai se quello che tu fai possa avere un rapporto col Divino [...] Sì, forse c’è anche del Divino nell’atto della decisione di raccontare una storia anziché un’altra, però io non lo vivo mai da questo punto di vista, cioé non lo penso mai. Se è così, avviene di per sé, ma non perché io lo pensi”.
Anche in questo ci pare di cogliere una certa "spiritualità", ovvero quella libertà di stare di fronte alle cose con atteggiamento speculativo senza pretese di esaustività, senza credere di aver capito tutto e quindi anche chi o cosa è Dio, tanto meno di possederlo.
Le domande più che le risposte
Avremmo voluto chiedere altro a Giuseppe Tornatore.
Per esempio, se a lui è capitato di ritrovarsi nella posizione di maestro e di avere un allievo fedele - tema che mi pare sia più o meno rivelato nel suo ultimo Ennio.
Ma più che questioni sociologiche, saremmo stati curiosi di sapere se ha mai assistito al miracolo di veder germogliare un suo allievo e cosa abbia mai provato.
Come pure gli avremmo chiesto cosa vorrebbe lasciare in eredità a chi verrà dopo di lui, alle nuove generazioni di cineasti.
Si sa, ogni generazione cammina sulle spalle dei giganti che li hanno preceduti. E sono le loro opere a parlarci, il loro lascito a condurci, a sollevarci oltre la siepe, fino a certe mete, “a certi limiti alti”.
Avremmo voluto chiedergli altro, ma non ce n’è stato il tempo. Chissà, magari ci risponderà in futuro, magari le risposte le troveremo nel suo prossimo film...
O piuttosto in un suo film troveremo solo altre nuove domande unite ad emozioni. Ed allora, forse ci sentiremo più felici perché avremo fatto esperienza del Bello che è sempre più grande e più importante che accumular risposte.
Quello sguardo che sa di Paradiso
Potrebbe sembrare una pura formalità, ma poiché sinceramente desideriamo ancora vedere un certo cinema, facciamo i nostri migliori auguri a Giuseppe Tornatore per la sua carriera e per il suo prossimo film che sappiamo sta in qualche modo già preparando.
Nuovi meravigliosi sentieri, nuovi imprevedibili infiniti attraversino l'anima creativa dell’artista e poi anche quella di chiunque ammirerà e vedrà le sue opere, per farle risuonare tra di loro, per aprire in questa corrispondenza nascosta nuove vie verso quel mistero che è in tutto e in ogni persona e che quando è abitato fa sentire tutti più accolti, più compresi, finalmente riconosciuti.
Come in uno sguardo. Uno sguardo che commuove chi lo dona, chi lo riceve, chi vi si trova in mezzo. Questo il cinema che amiamo, che sogniamo e che ci auguriamo di vedere ancora su un grande schermo.
Questo, forse, in definitiva, può essere anche il senso estremo dell’incontro con quel Dio verso cui tutti tendiamo. Un luogo e un tempo in cui ci si guarda commossi, senza più ostacoli o tagli di censure, amanti per sempre, perduti e finalmente ritrovati.
Forse qualcuno dubita ancora del fatto che possa condurci anche il Cinema in Paradiso?