"Abusi" liturgici legati all'Eucaristia: qual è il modo più corretto per raccogliere, conservare un’ostia che cade a terra, si infanga, si sporca, si deteriora o si frantuma in qualche modo? Deve essere sempre consumata? Oppure anche conservata? Cambia qualcosa in questa prassi se l’Ostia è consacrata o meno?
«Non è infrequente che, in modo accidentale, la particola consacrata cada per terra e sia esposta a profanazioni, soprattutto nel contesto di celebrazioni di massa all’aperto - premette ad Aleteia il liturgista don Enrico Finotti, della rivista "Culmen et Fons" - ma per capire il senso e il rigore delle norme liturgiche in merito è necessario ribadire alcune premesse teologiche sulla dottrina eucaristica».
Premesse dottrinali
La questione dell'ostia danneggiata o caduta a terra, spiega il liturgista, «è della massima importanza in quanto non si tratta semplicemente di una reliquia o di un’immagine sacra (oggetti comunque di grande venerazione), ma del santissimo Sacramento, ossia della presenza ‘vera, reale e sostanziale’ del Verbo incarnato, morto e risorto, che ora sta nella gloria alla destra del Padre e al contempo sui nostri altari sotto il velo delle specie sacramentali». Finotti, cita in tal senso due fonti.
Culto di adorazione
L'altra premessa è che la Chiesa rivolge al santissimo Sacramento non un semplice culto di venerazione (dulia), ma un vero culto di adorazione (latria). Anche qui il richiamo del liturgista è a due fonti che lanciano un messaggio preciso.
Grave delitto
Infine la profanazione di questo «grande» Sacramento, quindi, «è annoverata tra i delitti più gravi (graviora delicta) che implicano la scomunica latae sententiae», ricorda Finotti, citando il codice di diritto canonico: Chi profana le specie consacrate, oppure le asporta o le conserva a scopo sacrilego, incorre nella scomunica latae sententiae riservata alla Sede Apostolica …(Can. 1367).
Raccolti con rispetto
In virtù di queste regole, esistono delle norme liturgiche che regolamentano l'utilizzo dell'Ostia danneggiata. L’indicazione più esplicita nei vigenti libri liturgici è quella offerta dal Rito della Comunione fuori dalla Messa e culto eucaristico al n. 22:
Da questa «rubrica, breve ed essenziale», prosegue Finotti, «possiamo dedurre alcune indicazioni pratiche più specifiche».
Il vasetto dell’abluzione
Per quanto concerne il vasetto dell'abluzione e il sacrario si possono fare alcune considerazioni. «Presso il tabernacolo eucaristico - evidenzia il liturgista - dovrebbe esservi in modo permanente il vasetto con l’acqua per l’abluzione, frequentemente rinnovata, e il purificatoio».
La particola caduta o deturpata
Per l'ostia caduta o danneggiata bisogna ricordare che il Messale Romano «si esprime con molta sobrietà: se un’Ostia o una particola scivolasse via, si raccolga con rispetto; se poi si versasse qualche goccia del sangue del Signore, si lavi il luogo con acqua, e l’acqua si versi nel sacrario collocato in sagrestia» (OGMR, n. 280).
Volendo specificare, sottolinea il liturgista, «l’Ostia caduta per terra va subito raccolta con riverenza dal ministro e deposta sul piattino. E’ anche opportuno che il luogo, dove è caduta, sia asterso col purificatoio. In questo modo si suscita nei ministri e nei fedeli il senso sacro del mistero e il rispetto sommo del sacramento. In un successivo momento l’ostia, eventualmente ripulita, sarà consumata dal ministro stesso o da un altro fedele».
Fino alla completa dissoluzione
La particola che è stata deturpata «in modo da non poter essere assunta (calpestata, infangata, ecc.), deve venir deposta nell’acqua del vasetto dell’abluzione e rimanervi fino alla sua completa dissoluzione. Poi tutto si verserà nel sacrario».