Gesù fa una scelta precisa: quella di stare accanto ai peccatori prima che alle persone a lui fedeli o semplicemente "normali". Una scelta discutibile, per alcuni poco condivisibile. Ma perché la compie? Il biblista Ludwig Monti risponde a questa domanda il prossimo 4 luglio alla XVII edizione del festival di filosofia “Filosofi lungo l’Oglio”. Il brano del suo intervento è anticipato da Famiglia Cristiana (9 giugno).
Il brano da cui partire
“Non sono i sani che hanno bisogno del medico, ma i malati; non sono venuto per chiamare i giusti, ma i peccatori” (Mc 2,17). Gesù amava la compagnia dei peccatori pubblici, preferendola a quella dei pretesi impeccabili, dei “giusti incalliti”, scandalizzati da questa scelta.
L’inversione di rotta
Lo faceva, secondo il biblista Monti, perché sapeva che ogni umano è peccatore, ma chi lo è in modo pubblicamente riconosciuto non può nascondersi e perciò, spinto dalla vergogna per l’essere additato a scherno, non ha nulla da perdere. Può ricominciare, riconoscendo il proprio errore, la propria “malattia”, disponendosi a invertire la rotta. Ovvero, ad accogliere il perdono preveniente di Dio e a cambiare comportamento, nelle relazioni con gli altri.
Cosa è più grave
Detto altrimenti: è più grave un peccato pubblico o un vizio gelosamente nascosto e coltivato con ipocrita doppiezza? Insomma, Gesù ritiene che la strada privilegiata per conoscere Dio è l’essere consapevoli della propria qualità di peccatori. Il peccato in cui cadiamo, è la vera occasione per fare esperienza del Padre e aprirci alla sua misericordia preveniente.
Il canto del salmista
Come canta il salmista: “Io riconosco la mia colpa, il mio peccato mi è sempre davanti … Crea in me, o Dio, un cuore puro, … ridonami la gioia d’essere salvato” (Sal 51,5.12.14).
“Risuscita i morti”
O come ha scritto, con parole fulminanti, un antico padre della chiesa: “Colui che riconosce i propri peccati è più grande di colui che risuscita i morti” (Isacco di Ninive). Non è mai tardi, conclude il biblista Monti, per aprire porte e finestre al fresco profumo di questa buona notizia. Ed è solo l’inizio, imprescindibile, nel cammino di conoscenza dell’“io” di Gesù.