“La Chiesa cattolica ha una grande particolarità, e non c'è amministratore migliore di un sacerdote e delle persone collegate alla Chiesa”, diceva il Ministro dell'Ambiente della Repubblica Dominicana, Orlando Jorge Mera (55), il 25 maggio. Quel giorno, riunito con la Commissione Nazionale per la Pastorale Ecologica e Ambientale della Conferenza Episcopale Dominicana, il Ministro strutturava un piano congiunto per difendere l'ecologia del Paese sede dell'arcivescovado primate d'America.
Lo diceva con la vocazione di un uomo che conosce e valorizza la ricchezza della Chiesa. “La nostra casa comune è la Repubblica Dominicana, per cui dobbiamo lavorare duramente per proteggerla e difenderla insieme, dobbiamo pensare ai nostri figli, ai nipoti e a quelli che verranno dopo”, ha sottolineato Mera davanti alla Commissione, presieduta da monsignor Héctor Rafael Rodríguez Rodríguez, vescovo di La Vega, a delegati e laici, consulenti in ecologia e persone che celebravano il settimo anniversario della Laudato Si’.
Proteggere la natura
Mera era stato nominato dal presidente Luis Abinader Ministro dell'Ambiente nell'agosto 2020. Da quel giorno e fino al 6 giugno, persone di tutti i livelli nella Repubblica Dominicana segnalavano che “non gli tremava il polso” al momento di difendere e proteggere la natura del loro Paese, al di sopra di qualsiasi compromesso.
È stato proprio questo tratto del suo carattere a provocarne la morte. Mera è stato assassinato nel suo ufficio del Ministero dell'Ambiente, a Santo Domingo, da uno dei suoi amici d'infanzia, che aveva visto stroncati i suoi affari per l'applicazione della legge che il Ministro aveva promosso, privandolo di ricchezze ingiuste.
L'autore dell'assassinio è Miguel Cruz, 56 anni, proprietario dell'Armería Miguel Gun Shop e della Constructora Cruz de la Mota y Asociados. Secondo i media locali, l'intervento di Mera ha fermato l'estrazione di materiali per un cementificio di sua proprietà in un fiume della regione del Cibao, nel nord della Repubblica Dominicana. Evidentemente, violava le leggi ambientali del Paese.
Cruz è entrato nel Ministero senza problemi. Era amico del Ministro. Nessuno si è reso conto che aveva un'arma nascosta sotto i vestiti. L'ipotesi della Polizia è che Cruz abbia discusso con Mera, e vedendo che i suoi sforzi per convincerlo ad aggirare la legge non avevano esito abbia tirato fuori la pistola e ucciso il suo amico. In seguito è andato in una chiesa vicina, si è confessato e ha consegnato l'arma a un sacerdote.
Difensori della “Casa Comune” in America Latina
Con l'assassinio di Mera, non si elimina solo una vita umana, una vita di servizio al suo Paese, ma si mette anche in evidenza la fragilità dei difensori dei diritti ambientali e degli attivisti in America Latina e nel Caribe, la regione del mondo più pericolosa per difendere l'ambiente e implementare una conversione ecologica, come quella chiesta da Papa Francesco nella Laudato Si’.
Secondo quanto riferisce il quotidiano spagnolo El País, c'è grande inquietudine tra gli ambientalisti della Repubblica Dominicana e dei Paesi del continente. “Se può succedere una cosa simile a un Ministro, allora cosa resta a noi che siamo cittadini comuni, che abbiamo a che fare con molti di questi stessi temi, persone e interessi?”, chiede Maximiliano Bello, dell'organizzazione Mission Blue.
L'America Latina perde un grande difensore dell'ambiente, che voleva lavorare con la Chiesa per prendersi cura della “Casa Comune”, perché non ha accettato di violare la legge, ricordando che un servitore pubblico ha come missione il bene comune. Riposa in pace, Orlando Jorge Mera.