separateurCreated with Sketch.

Padre Bormolini: Battiato non parlava mai di Dio, ma ne era affascinato

whatsappfacebooktwitter-xemailnative
Gelsomino Del Guercio - pubblicato il 03/06/22
whatsappfacebooktwitter-xemailnative
Intervista al teologo che è stata la persona spiritualmente più vicina al cantautore siciliano. "Il suo approccio con il Signore era apofatico"

A poco più di un anno dalla scomparsa di Franco Battiato (18 maggio 2021), Aleteia ha intervistato padre Guidalberto Bormolini, monaco e teologo, che ha avuto un’amicizia e un rapporto spirituale privilegiato con il cantautore siciliano.

“Il vuoto da riempire" 

Bormolini ha sentito spesso Battiato anche durante la malattia e ne ha celebrato i funerali. «L’invisibile è più reale del visibile - afferma Bormolini -. Franco Battiato ha lasciato un vuoto, che ci interroga. Noi spesso riteniamo che il vuoto sia solo un pensiero negativo. Ma il vuoto è anche affascinante. Perché è qualcosa che si deve riempire. Quello lasciato da Franco va riempito dal desiderio di bellezza che ogni uomo dovrebbe sviluppare». 

Battiato e la bellezza 

Purtroppo, prosegue il teologo, «l’umanità fissa la sua attenzione con più facilità al male anziché al bene. Quando pensiamo a inquinamento, ingiustizie, morti, facciamo prevalere nella nostra mente la negatività, e il vuoto interiore ed esteriore viene riempito di oscurità. Invece noi dobbiamo accogliere pensieri positivi, solo così possiamo colmare il vuoto con la bellezza». 

Il rosario di Gerusalemme

Con Franco, rivela padre Bormolini, «c’è stata una vera amicizia, segnata da comunanza e compartecipazione di cose preziose. Negli ultimi anni della sua vita mi chiamava per pregare insieme. Ricordo di un rosario, che avevo portato da Gerusalemme su sua richiesta. Lo aveva mostrato a casa di Paolo Buonvino (musicista siciliano, amico e collaboratore di Battiato ndr) dicendogli: occorre riscoprire le nostre radici». 

"Pensatore liberto affascinato dai mistici cristiani”

Ma Battiato non era un cristiano “tout court”, nè però era lontano da Dio. «Era affascinato dai mistici cristiani, ma aveva una vena anticlericale che non lo faceva sentire vicino alla chiesa. Possiamo dire che era un pensatore libero affascinato dal cristianesimo». 

L’apofatismo di Battiato

Per il suo “direttore spirituale”, «Franco era innamorato del divino ma non ne parlava, perché secondo me, aveva un approccio che i teologici chiamano apofatico. L’apofatismo è l’approccio teorico di chi non crede che si possa definire o comprendere affermativamente la divinità tramite la ragione, ma si possa solo dire che cosa non è o meglio ancora venerarlo nel silenzio». 

“Ha cantato Dio”

Franco Battiato, prosegue il monaco e teologo, «non parlava di Dio, ma ha cantato Dio. Il canto è forse il migliore modo per mostrare il Signore; la melodia accende come una luce divina. Due amanti per poter esprimere al meglio il loro amore possono decantarlo con una poesia o con una canzone. Così faceva Franco con il Signore. Penso ad alcuni suoi brani». 

Come un cammello in una grondaia 

In “Come un cammello in una grondaia” «parla di un cielo che pesa come piombo, e della tentazione di acquistare un paio d’ali per volare via verso l’infinito, verso il cielo. Sembra incarnare il mondo di oggi, dal quale spesso tendiamo a voler fuggire per ricercare dimensioni di pace». 

Lo spirito degli abissi

In “Lo spirito degli abissi” dice: “Nel mio giardino, il cielo era più vicino... a me e a Dio”.  “Mi è ritornata voglia... di pregare. Seguendo la tenacia... dei padri... del deserto”. Franco Battiato è esplicito nel sentire vicina la presenza più autentica del Signore come nel cristianesimo delle origini. Poi dice: “Per quelli che hanno perso... da tempo... la loro via. Per chi non riesce a sopportare... i dolori dell'esistenza”. 

«Questa sua canzone - chiosa padre Bormolini - è una sorta di “preghiera cristiana” perché un cristiano la riconosce come tale, si immedesima in essa, non tanto perché sia un testo cristiano, ma per la profonda compassione che manifesta». 

L’ultimo libro di padre Bormolini

«Questo tempo, con le sue contraddizioni, ci parla - osserva - E non possiamo permetterci di ignorarne il messaggio. Ormai tra la gente c’è grande delusione, non si crede più al bene, mentre i pensieri dominanti sono sempre più spesso intrisi di paura e disperazione. I sogni si trasformano in incubi, anche per tutto quello che sta accadendo nel mondo. Molte persone sono disorientate». 

I modelli da ripensare

Per uscire da questa palude occorre «ripensare i modelli di civiltà: in campo sociale, ambientale, culturale, economico-finanziario e della salute. Occorre risvegliarsi dal torpore per immaginare un mondo che contempli, finalmente, la capacità di accontentarsi e di condividere, il silenzio e la bellezza, l’amore per la vita e l’accettazione della finitudine, gli imprescindibili diritti materiali e quelli spirituali. Lavoriamo per far nascere una stagione di grande impegno sociale, per ricostruirci dopo la pandemia e la guerra».

Da questa intima convinzione prende le mosse la riflessione di padre Bormolini, religioso dei “Ricostruttori nella preghiera” e fondatore dell’associazione “TuttoèVita”, che dal 2013 accoglie chi è in cerca di un senso più profondo dell’esistenza in un mondo disorientato e ferito.

CLICCA QUI per acquistare il libro “Questo tempo ci parla".

Top 10
See More