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I tentativi di martirio di santa Filomena “boicottati” dagli angeli

ŚWIĘTA FILOMENA
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don Marcello Stanzione - pubblicato il 01/06/22
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L'imperatore Diocleziano provò ad ammazzarla con ferocia e torture. Senza mai riuscirci. Fino ad una decisione drastica: la decapitazione

Santa Filomena il 3 agosto 1833 apparve a Suor Luisa di Gesù (1799 – 1875), sua fervente devota, rivelandole molte notizie sulla sua vita e sopra il suo martirio. La “Storia di Filomena”, che questa grande mistica pubblicò dopo l’apparizione, riveste notevole importanza religiosa perché nulla si conosceva della vita terrena della gloriosa Martire fanciulla. 

Il Sant’Uffizio ha approvato le rivelazioni 

Il Sant’Uffizio il 21 dicembre 1833 concesse l’imprimatur a tali rivelazioni, autorizzandone così la pubblicazione. Suor Maria Luisa di Gesù meritò la stima di Papa Pio IX, del Beato Bartolo Longo fondatore del Santuario di Pompei, e di molti teologi illustri, nel 1922 Sant’Annibale Di Francia, nel commemorare questa Gran Serva di Dio, la definirà gloria di tutta la Chiesa. 

Figlia di un Re greco

Filomena, destinata a rifulgere tra i più grandi Santi della cristianità, nacque il 10 gennaio di un antico ed ignoto anno (forse 290 d.C), in un dominio della Grecia dove suo padre era Re. Anche sua madre era di sangue reale. 

La prepotenza di Diocleziano

Il padre di Filomena era un Re pacifico e giusto che governava saggiamente il suo popolo che lo amava e lo rispettava.  Tuttavia l’imperatore Diocleziano, spietato persecutore dei Cristiani, gli intimò guerra senza ragione alcuna, spinto dalla prepotenza che albergava nel suo cuore malvagio. 

Essendo inferiore di forze, il povero Re si recò a Roma per ottenere un patto di pace con il terribile tiranno, accompagnato dalla moglie e dalla figlia che contava 13 anni appena. 

Invaghito di Filomena

Giunto al cospetto di Diocleziano, questi si invaghì di Filomena promettendo non solo la pace ma anche la sua potente protezione, a patto che questa accettasse di sposarlo. 

Il voto di verginità 

Avendo fatto voto di verginità a Gesù, Filomena più volte si oppose alle lusinghe dell’imperatore. Diocleziano, adirato perché Filomena rifiutava di sposarlo, la fece chiudere in un oscuro carcere, con pesanti catene alle mani ed ai piedi, tenuta a pane e acque. 

Le nozze

Sperando di convincerla alle nozze, ogni giorno il tiranno si recava dalla povera fanciulla che, protetta dal suo Sposo Celeste, resisteva eroicamente a tutte le lusinghe. 

“Tormenti atroci per mio Figlio”

Dopo 37 giorni di prigione la Madonna, col bambino Gesù tra le braccia, le apparve dicendole che sarebbe rimasta in carcere per altri tre giorni e le preannunciò il martirio: “Ed uscita sarai esposta ad una fiera battaglia di atroci tormenti per mio Figlio”. Alla terribile notizia Filomena tremò, ma fu amabilmente rincuorata dalla regina del paradiso che, sperando, lasciò nella cella un celestiale profumo. 

Il desiderio perverso dell’imperatore

Diocleziano decise, infine, di infliggere a Filomena un terribile castigo, ormai disperando di poterla piegare al suo insano desiderio perché l’intrepida fanciulla, pur tra le sofferenze del carcere, con eroica fermezza rimaneva fedele al voto di verginità fatto al suo amato Gesù. 

Flagellata nuda ad una colonna

Come Ponzio Pilato aveva ordinato per Gesù, anch’egli la fece legare ignuda ad una colonna e flagellare alla presenza di molti cavalieri ed altri militari del suo palazzo, così dicendo: “Giacché rifiuta ostinatamente un Imperatore, qual sono io, per un malfattore [Gesù] condannato dalla sua gente a morte, merita come quello, di essere trattata dalla mia giustizia”. 

Piaghe e sangue

Dopo la flagellazione ordinata da Diocleziano, il corpo di Filomena era coperto di piaghe e di sangue. Il crudele tiranno, con bestiale ferocia, ordinò di trascinare nuovamente in prigione l’eroica fanciulla per farla spirare in quel terribile luogo. 

La visione di Gesù e degli angeli

Desolata, stava aspettando la morte con il solo conforto di raggiungere presto l’amato Gesù, suo mistico sposo, quando le apparvero due Angeli luminosi che l’unsero con miracoloso unguento che sanò all’istante le strazianti ferite. Tornarono gli aguzzini per rimuovere il corpo ma, vedendo Filomena più bella e sana che mai, sbalorditi corsero via per riferire la stupefacente scopetta. 

“Prodigio di Giove”

Diocleziano, come seppe che Filomena non era morta ma perfettamente guarita dalle ferite della flagellazione, prontamente la fece condurre al suo cospetto affermando che a risanarla era stato Giove, re degli dei, perché lieto di vederla al suo fianco, moglie ed imperatrice. 

La condanna a morte

Ma l’intrepida fanciulla schivò quelle blandizie e, illuminata dallo Spirito Santo, gli rinfacciò gli inganni infernali che provenivano dalla sua persona e gli oppose le sante ragioni del suo rifiuto. Furibondo, Diocleziano ordinò di legarle al collo un’ancora di ferro e di inabissarla nel Tevere. 

Le frecce non ammazzano Filomena

Ma l’Onnipotente le donò un dolce sonno ed al risveglio si ritrovò bella e risanata. Il tiranno ordinò allora di trafiggerla nuovamente, ma le frecce rimasero come attaccate agli archi. Ormai certo che santa Filomena fosse protetta da un incantesimo, l’imperatore con furia bestiale comandò di ucciderla con frecce infuocate che avrebbero dissolto ogni magia, ma queste si ritorsero contro gli aguzzini, ammazzandone sei. 

Diocleziano “impotente”

Innanzi a miracolo tanto strepitoso, il popolo presente si sollevò a favore della Fede e le conversioni saranno numerose. Diocleziano, crudele tiranno, era l’uomo più potente di tutto il mondo antico. Ma adesso si sentiva impotente innanzi a Filomena, inerme creatura. 

La terribile morte di Filomena

Lui che ogni giorno mandava a morte, con guerre e persecuzioni, intere masse umane, non riusciva ad annientare quell’intrepida fanciulla. Temendo il verificarsi di qualche altro ancor più strepitoso prodigio e preoccupato a causa del serpeggiante malcontento del popolo che ormai simpatizzava pere l’impavida eroina, seduta stante le fece mozzare il capo. Era il 10 agosto, giorno di venerdì.

Il corpo della martire

Alcuni coraggiosi cristiani, a grave rischio della propria vita, raccolsero nottetempo il corpo di Filomena, Martire della Verginità e gloriosa eroina di Gesù suo mistico Sposo, e lo tumularono in una catacomba alla periferia di Roma, che oggi è detta di Santa Priscilla. 

Il vaso con il sangue

Posero accanto al corpo un vasetto di vetro contenente il suo sangue. Sopra i tre mattoni di terracotta che chiudevano il loculo , era stata dipinta in rosso questa semplice e commovente iscrizione: “Pax Tecum Filumena” ovvero “La pace sia con Te, o Filomena”. Sui mattoni erano state tratteggiate alcune importanti indicazioni: una palma, emblema del martirio; tre frecce; due ancore; un giglio, simbolo della purezza. 

Il ritrovamento del corpo

Il corpo di Filomena, Martire di Gesù Cristo, giacque ignorato per diciassette secoli nelle catacombe di Santa Priscilla, lungo la via Salaria. 

Il suo ritrovamento avvenne il 25 maggio del 1802, sotto il pontificato di Pio VII. Ripulito il loculo dalla terra e dai detriti che lo nascondevano, apparve l’iscrizione con il nome della Martire: Pax Tecum Filumena. La sepoltura fu aperta con ogni cure alla presenza delle competenti autorità ecclesiastiche ed il glorioso Corpo, assieme al vasetto di vetro con il sangue essiccato, fu trasferito nel Tesoro delle Reliquie che è a Roma. 

Le preziose reliquie della martire fanciulla furono accostate alla fama dei tanti miracoli avvenuti durante la traslazione delle stesse.  

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