Sul numero di Giugno di "Vita Pastorale", il mensile dedicato alla Chiesa italiana delle edizioni San Paolo, è apparsa una lettera firmata da monsignor Giacomo Cirulli, vescovo delle diocesi di Teano-Calvi e di Alife-Caiazzo che racconta - tra il meravigliato e il preoccupato - la sua esperienza di pastore durante la fase più dura della pandemia di Covid-19, quando ha dovuto prendere delle decisioni nette, ancorché di assoluto buon senso, circa la distribuzione dell'Eucarestia da parte di sacerdoti e laici preposti a questo scopo, proibendone che a darla fossero persone non vaccinate. Apriti Cielo racconta monsignor Cirulli, insulti e minacce da parte di rumorose minoranze venute alla luce su questa discriminante, il vaccino, ma che in realtà, denuncia il presule, non è che la cima dell'iceberg di una serie di contorsioni teologiche di gruppi tradizionalisti contrari al Vaticano II e visceralmente nemici - sì nemici - di Papa Francesco. Vi suona nuovo? Ahinoi no, da tempo cerchiamo di smontare le stesse castronerie teologiche e il vero e proprio incitamento allo scisma da parte di queste piccole ma ben rumorose - e spesso remunerate - frange e vediamo anche noi di Aleteia tutte le accuse monsignor Cirulli elenca e verso cui mette in guardia l'episcopato italiano:
Il tempo del Sinodo può essere un tempo di guarigione e di ascolto reciproco, è un auspicio anche del vescovo, ma è anche vero che è necessario per il pastore di vigilare sul suo gregge, senza paura di dire dei "no" verso chi - ostinatamente - vuole solo la divisione nella Chiesa.