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Per santa Ildegarda è la pietra “più curativa di tutte”: ecco cosa guarisce 

crisoprasio
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Gelsomino Del Guercio - pubblicato il 31/05/22
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Si chiama crisoprasio, è un cristallo a sistema rombico ed ha un colore verde mela

Per santa Ildegarda, la monaca naturalista più famosa della storia, è la “pietra più curativa di tutte”, e ha un efficacia che lei stessa ha testato in numerose occasioni: il suo nome è crisoprasioMarcello Stanzione e Chantal L. Raimondo ne parlano nel volume Cristalloterapia e enneagramma (Sguardo edizioni). Il libro tratta delle conoscenze di cristalloterapia in epoca medievale di una donna straordinaria, la santa monaca benedettina Ildegarda di Bingen.

La cristalloterpia di santa Ildegarda

Recentemente canonizzata dalla Chiesa e già definita da Giovanni Paolo II «luce del suo popolo e del suo tempo», grazie all’osservazione, allo studio e all’ispirazione divina ella è riuscita, in tempi in cui la farmacopea era molto limitata, a curare o lenire molti disturbi grazie a quanto offerto dalla natura. 

L’utilizzo di pietre preziose e cristalli a fini curativi, disciplina oggi più nota con i termini «cristalloterapia» e «litoterapia», si riscontra in tutti i popoli fin dall’antichità. Naturalmente (lo ribadiamo sempre) non vuole essere una sostituzione della medicina tradizionale, ma un "supporto" utile ed efficace.

HILDEGARDA Z BINGEN

Le mura di Gerusalemme

Il crisoprasio è un cristallo a sistema rombico dal caratteristico colore verde mela con riflessi dorati per via di intrusioni di ossido di nichel. Tale sostanza è dovuta al tipo di mineralizzazione della gemma, ossia idrotermale da soluzioni acquose calde di origine magmatica. Il decimo fondamento delle mura della città celeste di Gerusalemme è di crisoprasio (Apocalisse 21,19-20).

Piatti e vasi preziosi

Il crisoprasio è una delle gemme più note fin dall’antichità, e perfino Plinio l’apprezzava. Pare che la gemma fosse la preferita di Federico II di Prussia, che ne fece intagliare una quantità enorme per ricavarne preziosissimi servizi di piatti, vasi, tabacchiere e oggetti vari dei quali amava circondarsi. 

Nella cintura di Alessandro il Grande

Il filosofo Alberto Magno, nel libro “Segreti e virtù di erbe, pietre e animali”, scrive che Alessandro il Grande teneva una pietra di crisoprasio incastonata nella cintura poiché era convinto che gli avrebbe assicurato la vittoria in battaglia. Tale convinzione derivava da una particolarità della pietra che schiarisce se esposta al sole. Tale processo, reversibile, era considerato attributo capace di concedere l’invisibilità al portatore.

Cosa cura secondo santa Ildegarda

Secondo santa Ildegarda il crisoprasio a contatto con la pelle nuda fa scomparire reumatismi e gotta. In special modo le artrosi alle dita, al coccige e alle ginocchia. 

Articolazioni “rinfrescate”

Tutte le articolazioni che appaiono infiammate vengono rinfrescate da questa pietra. Essendo disintossicante, migliora la circolazione del sangue e lavora bene anche sui reni e sugli occhi. 

Lavori “usuranti”

Il crisoprasio aveva una funzione “strategica” nel Medioevo. La sofferenza ossea e articolare poteva essere estremamente debilitante, considerato che la maggior parte dei mestieri, un tempo, era di tipo manuale e quindi era assolutamente necessario che l’efficienza fisica fosse massima. Lenire questa sofferenza con il crisoprasio era una toccasana per tante persone.  

Come usare questa pietra

La modalità di uso di questa pietra era molto semplice: bastava l’applicazione diretta sulla parte dolente. Posandola sulla gola, secondo santa Ildegarda, combatte l’ira.

Gli attacchi d’ansia

Il crisoprasio era anche utile per vincere le paure, le angosce e quei disturbi che oggi definiamo come attacchi d’ansia. Santa Ildegarda, in tali situazioni, raccomandava di tenere la pietra con sé e, qualora si fosse manifestata una crisi di questo tipo, si sarebbe dovuto metterla in un bicchiere per poi bere l’acqua così trattata. 

Cinque giorni di cura

Se il rimedio non fosse stato sufficiente suggeriva di ripetere la cura per cinque giorni, pregando con fervore al fine di ottenere il miglioramento sperato. Il quinto giorno – suggeriva la santa – si sarebbe dovuto intingere del pane nell’acqua e mangiarlo.

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