Don Mosè Zerai è innocente: cadono definitivamente le accuse di favoreggiamento dell’immigrazione clandestina nei suoi confronti dopo 57 mesi di attesa. In cui ha subito un processo con accuse infamanti e infondate. Il sacerdote scalabriniano, originario di Asmara (Eritrea), ha ricevuto dal suo legale il decreto di archiviazione del processo a firma della procura di Trapani.
L’avviso di garanzia
Era il 9 agosto 2017 quando venne notificato l’avviso di garanzia al sacerdote eritreo candidato al Nobel per la pace nel 2015 e impegnato da anni negli aiuti umanitari ai profughi (Avvenire, 27 maggio).
L’inchiesta
Don Mosè Zerai era stato iscritto nel registro degli indagati nell’ambito dell’inchiesta sulla Ong tedesca Jugend Rettet con l’accusa di favoreggiamento dell’immigrazione clandestina. Le indagini erano cominciate nel novembre 2016.
Il decreto
Il decreto di archiviazione di Trapani, oltre a riconoscere l’estraneità di don Mosè Zerai alle accuse, ha escluso ogni addebito verso i mediatori culturali (che erano tali!) a bordo, i membri dell’equipaggio e la capitana della nave Iuventa.
“Cireneo”
Don Mosè Zerai. scrive Avvenire, non porta rancori, si definisce un «cireneo». Il suo ministero lo porterà tra qualche mese in Canada a occuparsi di altri migranti, gli italiani.
«Non ho mai avuto nulla da nascondere – ribatte don Mosè – perché ho sempre agito alla luce del sole e in piena legalità. Ho sempre aver inviato segnalazioni di soccorso all’Unhcr e a organizzazioni come Medici senza frontiere, Sea Watch, Moas e Watch the Med che in quegli anni intervenivano in mare».