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Gesù ha compiuto veri miracoli? Perché per i capi sacerdoti era un cialtrone? 

La resurrection du fils de la veuve de Naïm : Jesus Christ réssucite l'unique fils de la veuve. Gravure du milieu du 19eme siecle.

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Gelsomino Del Guercio - pubblicato il 26/05/22
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L’aspetto miracolistico non è mai privilegiato da Gesù come accesso al messaggio del Vangelo. Semmai, egli ordina il silenzio sui miracoli

Gesù non era un cialtrone, né un truffatore: i suoi miracoli sono autentici e testimoniati con dovizia di dettagli nei Vangeli, nonché sono stati osservati da numerose persone, credenti e non credenti. Eppure i suoi miracoli sono stati messi in discussione dai capi dei sacerdoti, che li hanno utilizzati nelle accuse contro di lui. Perché i capi dei sacerdoti erano scettici sui miracoli di Gesù?  Una buona risposta a questa domanda la formula il biblista Santi Grasso nel suo nuovo libro “Ma Dio interviene nella storia?” (Città Nuova).

Una richiesta di silenzio

Gesù, scrive Santi Grasso, non compie miracoli tanto per abbagliare, per ingenerare meraviglia, anzi richiede di solito ai presenti il silenzio. È il contrario di ciò che oggi avviene talvolta nella Chiesa, quando si verifica un miracolo. La differenza tra il comportamento di Gesù, che ordina di tacere, di non divulgare il miracolo, e lo stile di certi ambienti religiosi che ne fa un battage pubblicitario, mette in rilievo l’estrapolazione attuale. 

Non era una prova dell’esistenza di Dio

Ai tempi di Gesù il miracolo non costituiva una prova dell’esistenza di Dio. Nel mondo antico, infatti, tutti credevano nelle divinità e quindi il miracolo non aveva funzione persuasoria, né tanto meno probante. Solo con la modernità, alle argomentazioni ateistiche si oppone la prova, solo apparentemente inconfutabile, del miracolo. 

Una riduzione del valore del miracolo

Si ritiene, infatti, che di fronte a esso l’ateo dovrebbe necessariamente ammettere l’esistenza di Dio, mentre questi allo stadio attuale della scienza propende semplicemente per l’inspiegabilità del fenomeno. Si è attuata così una riduzione del significato culturale e teologico del miracolo a prova, purtroppo non credibile, dell’esistenza di Dio.

Gesti potenti

Nel testo evangelico Gesù non accetta la provocazione o la sfida dei capi religiosi, perché i suoi non sono gesti potenti, compiuti per stupire o convincere. Nel discorso apocalittico Gesù preconizza, nel futuro, manifestazioni miracolose.

Un significato opposto

Il miracolo assume il significato opposto di ciò che comunemente si pensa. Gesù, infatti, invita a diffidare di chi opera miracoli e segni potenti, perché questi in realtà sono opera mistificatoria di falsi profeti e sedicenti messia.

Mai privilegiato da Gesù

L’aspetto miracolistico non è mai privilegiato da Gesù come accesso al messaggio del Vangelo. Semmai, egli ordina il silenzio sui miracoli, perché una loro interpretazione sbagliata snaturerebbe la sua identità. Sono fenomeni così abbaglianti, che distolgono dalla vera esperienza di sequela e di relazione profonda con Gesù. 

Non è un taumaturgo 

Egli non è un fenomenale taumaturgo, ma il Signore, crocifisso e risorto. Da liberatore, è venuto a riscattare tutti, in special modo quelli che vivono situazioni di difficoltà. La sua morte in croce corrisponde proprio all’anti-miracolo per antonomasia. 

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Gesù non ha ceduto alla provocazione 

Se Gesù avesse ceduto alla provocazione dei capi religiosi presenti alla sua crocifissione: «Ha salvato altri e non può salvare se stesso! È il re d’Israele; scenda ora dalla croce e crederemo in lui» (Mt 27,42), saltando giù dal patibolo, avrebbe squinternato la struttura stessa della fede perché avrebbe costretto non solo gli astanti, ma tutti a credere in lui sotto il segno dell’evidenza. 

Lo scopo dei miracoli di Gesù

La fede non sarebbe più stata credere a ciò che non si può vedere o non si può provare, ma aderire a qualcosa di indiscutibilmente evidente.

Insomma, Gesù ha compiuto effettivamente dei miracoli, ma allo scopo di rendere palese la manifestazione del regno di Dio, mentre non ha accettato di compiere altri gesti, perché non erano in sintonia con la prospettiva del suo annuncio evangelico. Se Gesù si fosse accreditato presso i capi dei sacerdoti con qualche azione particolarmente potente, sicuramente non sarebbe finito sulla croce. 

Falsi messia

L’aver negato ai leader religiosi la prova certa della sua identità messianica, è stato uno dei motivi della sua condanna. Per loro Gesù era un cialtrone, uno che, alla resa dei conti, quando è stato indagato, si è sottratto alla verifica. Il giudaismo del primo secolo è, invece, disseminato di messia che si accreditavano presso la folla compiendo miracoli eclatanti.

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