In provincia di Udine, c'è un piccolo santuario poco conosciuto che grazie a un film recente premiato a Cannes, Piccolo corpo, sta di nuovo attirando i pellegrini.
Fino a circa il XVIII secolo, il santuario era molto popolare; si credeva che la Madonna di Trava concedesse un breve momento di vita ai bambini che morivano alla nascita perché venissero battezzati e non finissero nel limbo.
La salvezza senza Battesimo è una questione complicata, e la Chiesa ha provato a darle luce con il documento La speranza della salvezza per i bambini che muoiono senza Battesimo, della Commissione Teologica Internazionale.
“Santuario del Respiro”
Tornando al Santuario di Trava, è uno dei pochi santuari à répir, ovvero che dava un ultimo «respiro» ai bambini defunti, il tempo sufficiente ad essere battezzati secondo un rito particolare, molto pio e pieno di speranza.
Il rito consisteva nel collocare il bambino senza vita su un altare di pietra che si ergeva vicino alla chiesa, all'ingresso di un bosco. Lì, alla presenza di un sacerdote, il neonato tornava in vita peer qualche istante, riceveva il sacramento e moriva di nuovo.
Ricordiamo che nell'antichità, per le condizioni di miseria e l'inesistente assistenza medica al momento del parto, molte mamme davano alla luce un bambino morto.
A testimonianza di questa convinzione, nel santuario ci sono centinaia di ex voto, che mostrano questi bambini morti, rinati, benedetti e morti di nuovo.
Varie ex voto sono stati purtroppo rubati, e quelli rimanenti sono stati chiusi per sicurezza.
Nei saccheggi è scomparso anche il quadro autentico della Madonna di Trava, in realtà una delle rappresentazioni della Madonna del Carmelo, oggi sostituita da una copia.
La radura che circonda il santuario è testimone di queste storie di fede e speranza, come anche il cimitero in cui venivano seppelliti questi bambini che “tornavano alla morte”.
Il santuario è chiuso come misura di protezione, e viene aperto solo per appuntamento e il 15 agosto, per la festa dell'Assunzione.
Il film Piccolo corpo racconta in modo delicato e rispettoso la storia di una delle madri che devono compiere un lungo viaggio affrontando tanti pericoli per dare la possibilità di “salvarsi” alla sua bambina morta alla nascita.