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Don Fortunato “Verrà un tempo in cui non ci saranno più armi”

masacre uvalde texas
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Don Fortunato Di Noto - pubblicato il 25/05/22
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Una società consumata dalla piaga delle armi da fuoco ha versato l'ennesimo tributo di sangue. Don Fortunato Di Noto riflette sulla strage di Uvalde

Un tempo, non molto lontano, si distruggevano le armi giocattolo, utilizzati dai bambini, per dare un forte segnale: bruciare le armi, anche quelle da gioco e bandirle, facendo riferimento a quelle vere. Superare la logica dell’offesa e della difesa e offrire percorsi del dialogo per superare i conflitti, le divergenze, le rabbie sopite o manifeste, le invasioni e le vendette.

È l’idea di un sognatore, ma ancora a quasi 60 anni di vita, voglio sognare.

Una società intrinsecamente corrotta

La nostra è una società che investe per e negli gli armamenti cifre impressionanti e per l’educazione e la scuola (e aggiungo per sconfiggere la fame nel mondo) solo briciole.

La angosciante e triste vicenda della Scuola elementare di Uvalde in Texas con i suoi 19 bambini e 2 maestre e lo stesso attentatore, un 18enne, un ragazzotto, non impone solo bandiere a mezz’asta, un silenzio per commemorare, marce di popolo, funerali di Stato, ma indignazione e analisi psicodinamiche per analizzare le conseguenze di misfatto devastante.

Chissà se l’idea di un sognatore permetterebbe una tregua nella produzione e vendita delle armi in tutto il mondo in rispetto ai tanti innocenti eliminati, abbiamo contribuito a uccidere i loro sogni, così come accade per ogni violenza.

Chissà se, in questo sogno, ci si accorgerebbe dell’aumento della istruzione, delle scuole di tolleranza, dell’accompagnamento della fragilità, non solo psichica, della bellezza e non della bruttezza a cui siamo ogni giorno ad assistere con le guerre in corso in tutto il mondo, frammentata e ma unite da una sola logica: opprimere uccidendo con le armi.

Un dovere verso i piccoli

I piccoli sono i più vulnerabili e dobbiamo, abbiamo i dovere di proteggerli.

Chissà se rimarrà solo un sogno: bandire le armi e non permettere a chiunque l’accesso lecito ad esse, e contemporaneamente stroncare quello clandestino.

Basta al traffico delle armi, basta alla produzione delle stesse, strumenti di morte e di stragi.

I sogni di questi bambini continuano, i sogni di tanti altri ci interpellano e penso anche a chi ha compiuto queste intollerabili gesti di morte se qualcuno non gli abbia rubato la pace interiore, apparentemente vivo, ma dentro ucciso da una società distratta dove la violenza è una piaga diffusa, anche, troppo amplificata e raccontata nella sua crudezza, possibile.

Permetteteci di realizzare una città nuova, una nuova umanità. A denti stretti, ma con la forza di quei bambini.

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